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Una banca del cibo lanciata dal Newcastle United

Una banca del cibo lanciata dal Newcastle United

Sport e solidarietà Nella città inglese del Nord, i soldi destinati alle pay tv sono stati spesi meglio

Pubblicato quasi 4 anni faEdizione del 5 dicembre 2020

Tutto è partito dai tifosi del Newcastle United. Ci chiedete 15 sterline (circa 17 euro) per vedere una partita in televisione? Noi piuttosto li diamo in beneficenza alle food bank della nostra città, ovvero alla miriade di organizzazioni, oltre 2mila, che distruiscono cibo gratuitamente in ogni angolo del Regno Unito per aiutare le famiglie più indigenti. Ormai sono di fondamentale importanza, in un Paese dove prima della pandemia si calcolava che il 30 per cento dei bambini vivesse in uno stato di povertà relativa. Non fa certo eccezione Newcastle, città del Nord-Est sempre più fiaccato dalla crisi e dove Ken Loach ha ambientato i suoi ultimi due film, I, Daniel Blake e Sorry We Missed You.

In pochi giorni, i supporter dell’ex squadra di Alan Shearer e Bobby Robson hanno raccolto oltre 20mila sterline, dando l’esempio ai loro colleghi delle altre 19 compagini della Premier League. La mobilitazione è stata massiccia e foriera di ottimi risultati. A Liverpool, si sono uniti i sostenitori di Reds ed Everton, staccando un assegno per le food bank di 120mila sterline. Le compagini del massimo campionato inglese, il più ricco e seguito del Pianeta, hanno così finalmente compreso di aver fatto un pessima figura, cancellando il programma di pay per view dai costi così esosi. Per una volta, infatti, non erano le televisioni (in Inghilterra Sky, BT e Amazon che per i diritti pagano un totale di 1,7 miliardi di sterline l’anno) a voler far cassa sulla passione dei tifosi, bensì direttamente i club.

In Inghilterra, val la pena ricordarlo, non funziona come da noi: solo una parte dei match (200 su 380) viene trasmessa in diretta televisiva. Per questo motivo la Premier «ci ha provato» a rifarsi almeno un po’ per i mancati incassi del botteghino (che ormai contano per solo il 15 per cento sugli introiti annuali). D’altronde alcune tra le realtà più affermate non si erano nemmeno fatte scrupolo a mettere in cassa integrazione o a licenziare alcuni dei loro dipendenti, ovviamente continuando a spendere e spandere per assicurarsi i servigi dei giocatori e pagare i loro ingentissimi salari.

Ora si tornerà alla soluzione trovata a giugno, quando si riprese a giocare dopo i mesi di lockdown. Quindi niente costi aggiuntivi per gli abbonati di Sky, Amazon e BT e match in chiaro sulla BBC. Come per la trionfale battaglia di qualche tempo fa per calmierare i biglietti delle partite in trasferta, anche questa volta i tifosi inglesi hanno dimostrato che uniti si vince.

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