Un viaggio sugli ultimi torrenti alpini
I fiumi sono elementi ribelli per natura: alternano tratti impetuosi e tranquilli, hanno regimi volubili percorsi imprevedibili: c’è quindi qualcosa di ancora più stonato nella volontà dell’uomo di imprigionarlo in […]
I fiumi sono elementi ribelli per natura: alternano tratti impetuosi e tranquilli, hanno regimi volubili percorsi imprevedibili: c’è quindi qualcosa di ancora più stonato nella volontà dell’uomo di imprigionarlo in […]
I fiumi sono elementi ribelli per natura: alternano tratti impetuosi e tranquilli, hanno regimi volubili percorsi imprevedibili: c’è quindi qualcosa di ancora più stonato nella volontà dell’uomo di imprigionarlo in tubi, deviarlo forzatamente dal suo corso. E quando questo avviene in contesti fragili ed unici come quelli di alta montagna, oltre al trauma di un paesaggio modificato, si può aggiungere il danno di un equilibrio ecologico alterato.
Elisa Cozzarini ha percorso le rive di più di 50 torrenti, dalla Valle d’Aosta al Friuli Venezia Giulia per documentare quello che in nome della produzione di energia “pullita” sta scomparendo: i torrenti d’alta quota, sfuggiti alle costruzioni delle grandi dighe del Novecento, adesso sempre più sfruttati dal cosidetto mini-idroelettrico, piccoli impianti dalla potenza non superiore a 1 MW. Sono gli unici che si riescono ancora a costruire e sono sempre di più. Per quanto piccoli, tagliano sentieri, seccano fonti, abbattono alberi, minacciano specie rare. Il ronzio delle centrali copre Il gorgoglio dell’acqua. Su alcune valli o comuni numero di richieste di derivazione che incombe è talmente elevato che se venissero realizzati tutti l’acqua scomparirebbe totalmente. L’autrice si chiede se è questa la strada da seguire per combattere i cambiamenti climatici: se si va a vedere l’incidenza dell’idroelettrico sulla produzione totale di fonti rinnovabili, la risposta è no. E allora perché questo accanimento? Perché gli incentivi statali hanno reso il mini-idroelettrico un investimento proficuo sulla quale le aziende per la maggior parte private si sono tuffate. Anche questo problema è un paradigma dell’approccio estrattivista all’ambiente, che lo concepisce come semplici supporto di funzioni e risorse da consumare nel presente senza pensare al futuro.
Ed ecco che la mappa dei torrenti minacciati disegna anche una geografia di resistenze : in questi luoghi isolati e spopolati persone dimenticate riprendono corpo, gli spazi diventano territori e le risorse naturali si elevano a beni comuni : consapevolezze che fanno comunità. Elisa Cozzarini vi si immerge e porta a galla storie personali,tradizioni, miti, saperi che quei torrenti custodiscono e che sono la linfa delle lotte condotte da chi ha deciso di difenderli, come si difende una parte di se’.
Sono battaglie vinte, perse, ancora in corso. Un’inchiesta che testimonia come i territori vengano erosi, all’oscuro di chi li abita e che in seguito saranno i primi a pagarne le conseguenze. Non a caso i luoghi raccontati sono quelli più feriti in questi giorni di incessanti piogge in cui si capisce quanto è importante la normale portata dei torrenti con il loro graduale lavoro di trasporto a valle di sedimenti. Salvare gli ultimi torrenti alpini non significa quindi solo tutelare paesaggi bucolici ma preservare il delicatissimo sistema idro-geologico sulla quale si basa il nostro fragile paese.
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