Caffeina, mescalina e morfina sono le sostanze di origine vegetale che modificano la mente di cui Michael Pollan fa esperienza e racconta nell’ultimo saggio proposto da Adelphi (Piante che cambiano la mente). Quella sul papavero da oppio è una storia che recupera e integra parte di un’inchiesta realizzata da Pollan nel 1996 per Harper’s Bazar, quella sul caffè e la sua traiettoria sociale ed economica è la cronaca di un esercizio di astinenza dalla caffeina, la mescalina apre pagine della storia americana.

AL NETTO della piacevolezza della scrittura di Pollan, già autore di disamine forse più profonde e nuove (come Cotto o Il Dilemma dell’onnivoro), il saggio ha soprattutto il pregio di scorrazzare in modo evocativo tra simboli del Nuovo – o semi usato – Mondo e i suoi legami con questo decrepito di qua. I papaveri (papaversomniferum) sono per sempre, negli States, quelli tra cui si addormentava Dorothy Gale nel Mago di Oz, e sono anche il simbolo della California nella versione senza oppio e variante di color oro del Golden Poppy, giallo come la corsa ai filoni nel Klondike, come i mattoni del sentiero capitalistico che al Regno del suddetto Oz conduce.

IL CAFFÈ, PURE NATIVO dello Yemen o forse dell’Etiopia, richiama il Sud America dove se ne concentrano le maggiori produzioni mondiali (Brasile, Colombia, Guatemala, Honduras) ma anche i metropolitani dell’America del nord con tazza sempre appresso come una sacca di fisiologica, il coffee to go così da radicato da avere gli stroller, i passeggini dei bambini, lo spazio per tenere il bicchierone di Starbuck. E la mescalina sono i cactus, il Peyote e il San Pedro soprattutto, le succulente abitanti di Messico e Intermountain dal Nevada a Utah centrale, passando per Colorado fino a New Mexico e Arizona, dove fanno compagnia a uno dei più stralunati fratelli di Snoopy, Spike.

C’È MOLTA AMERICA non solo nella copertina scelta per il libro con illustrazione di J.V.Leyendecker, cantore dell’anima del quotidiano statunitense e idolo di Norman Rockwell, anche nell’approccio di Pollan alla questione dell’alterazione: che assimili le sostanze, o se ne privi (come nel caso della caffeina), la parabola rassicurante si sviluppa da una criticità, attraversa il viaggio attraverso l’esperienza indotta, approda a una qualche forma di redenzione o pacificazione. Lo stesso avviene nella serie di Netflix del 2022 curata dal giornalista, Come cambiare la tua mente, dove oggetto di indagine sono anche psichedelici di sintesi, Lsd e Mdma, oltre a un derivato dei funghi (i cosiddetti magici dai Mazatec in Messico) che nel libro non viene approfondito, la psilocibina. Gli Stati Uniti in ragione della loro estensione e varietà di ambienti sono notoriamente cornucopia di colture, oltre che culture, e da qualche tempo anche leader di applicazioni di nuove tecniche genomiche in ambito vegetale.

NELLA TERRA DELL’INFINITA possibilità, dove spesso è il corpo il campo di sperimentazioni, dal Michael Moore di Oversize me ai mille reality su come fare fronte all’obesità, Pollan si concentra sulla coscienza e sui composti psicoattivi per intervenire su di essa, quelli che buttano giù, quelli che tirano su, quelli che portano oltre. Tutti aumentano socievolezza, espandono i confini (le esperienze di cui Pollan narra sono perlopiù state vissute durante la pandemia), e appaiono tentativi per sfuggire alla banalità dell’esistenza.

LA STORIA DELLE PIANTE a un tempo veleno e medicina è quella del pharmakon greco e si intreccia alla biografia dell’autore. Interessante la parte botanica e antropologica, specie, di nuovo, quella che parla di America e racconta delle sopite preoccupazioni di fine millennio per la possibilità di esplosione della moda di coltivazione casalinga di papavero e delle vicende giudiziarie dell’autore di Oppio per le masse Jim Hogshire. Soprattutto avvince la ricognizione delle traversie politiche e legali sulla legittimità della religione del peyote praticata dalla Chiesa nativa americana, che nel bottone vegetale della cactacea ha il suo sacramento, di cui, al netto dell’imporsi delle varianti sintetiche, si invoca la tutela per scongiurarne l’estinzione.