«Guardare un quadro di Baruchello mi dà un piacere, una eccitazione che non è puramente, forse non in primo luogo visiva». Così lo scrittore Giorgio Manganelli scrive quando si trova di fronte alle opere d’arte dell’amico Gianfranco Baruchello. La storia che lega Manganelli, scrittore, critico e traduttore, all’arte, agli artisti e alle immagini è lunga e quanto mai proficua. Nel suo universo costruito sulla contraddizione, le parole e le immagini sono come le caselle bianche e nere su una damiera, differenti nell’apparire si completano nella conoscenza di un unico gioco. E di questo marriage oltre la vita, oltre la morte, né dà ampia testimonianza la mostra Illustrazioni per libri inesistenti. Artisti con Manganelli (fino al 7 gennaio 2024) allestita presso il Museo di Roma in Trastevere e curata dal critico letterario Andrea Cortellessa.

PITTURE, SCULTURE, grafiche, fotografie, libri, documenti, sono ben sessanta le opere raccolte ed esposte in questa circostanza, provenienti da collezioni private, Fondazioni degli artisti coinvolti e dalla Galleria nazionale d’arte moderna e contemporanea. Un lavoro di ampia di ricerca, ricognizione e restituzione che trova in questa mostra un’ulteriore tappa di un percorso iniziato ormai da più di un anno, in occasione del centenario della nascita dello scrittore (1922).

L’INESAURIBILE PROMOTORE di questa renaissance è stato lo stesso Cortellessa, alla cui iniziativa si deve anche la pubblicazione della raccolta completa di scritti sull’arte di Manganelli (Emigrazioni oniriche, Adelphi, 2022), con cui la mostra si muove in un serrato confronto. Il medesimo titolo, Illustrazioni per libri inesistenti è tratto da un articolo uscito per la rivista FMR, dove – nella rubrica «Salons» – lo scrittore analizzava non tanto opere d’arte quanto oggetti bizzarri, frammenti e disegni di varia natura. Con lo sguardo continuamente volto a ricostruire «le strutture intellettuali portanti» di quelle immagini.

All’interno del museo, oltre a due opere dell’amico Baruchello, prendono posto quelle di alcuni dei compagni di tutta una vita, nonché dei protagonisti dell’arte del tempo (come Carol Rama, Achille Perilli, Giosetta Fioroni, Toti Scialoja, Fausto Melotti, Lucio Fontana) con cui Manganelli collaborava per la realizzazione di testi per cataloghi e mostre. Il cuore della rassegna è però rappresentato dai disegni realizzati da Gastone Novelli e pubblicati nel primo libro di Manganelli, Hilarotragoedia (1964). In questa occasione le ventitré tavole, tutte dello stesso formato (35 x 50 cm) e provenienti da due diverse collezioni private di Milano, sono state riunite e presentate insieme.

LA MOSTRA è accompagnata da un ciclo di incontri e da un ampio catalogo, al cui interno un posto speciale spetta al testo di Lea Vergine. Scritto vent’anni dopo la morte di Manganelli, L’eterodossia del cuore offre un intenso ritratto dello scrittore e suggella un sodalizio alla fine del quale, nonostante le tante risate e il tanto dolore delle reciproche esistenze, Manganelli rimane per Lea Vergine una «terra sconosciuta».