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Un truffatore, dunque tutti truffatori: è un rozzo sillogismo l’arma contro le Ong

L’attivista climatica filippina Mitzi Jonelle Tan guida una protesta alla Cop27 foto Ap/Peter DejongLe proteste della società civile internazionale alla Cop27 di Sharm el-Sheikh – Ap

Diritti sotto attacco Dall'Europa all'Asia, l’attacco frontale al mondo delle organizzazioni della società civile che in tutto il mondo coinvolgono milioni di attivisti è la cifra costitutiva delle politiche che vedono nella libera espressione organizzata dei cittadini la minaccia più radicale al potere repressivo

Pubblicato quasi 2 anni faEdizione del 27 dicembre 2022

Uno spettro si aggira per il mondo: è quello delle Ong. È un fantasma che fa paura a molti, sia ai governi di destra europei, incluso quello italiano, sia alle dittature di ogni tipo, da quella degli autocrati dell’est sino alle teocrazie mediorientali di Iran e Afghanistan.

Un evidente filo rosso lega tra loro i fenomeni di crescente intolleranza verso queste organizzazioni e il protagonismo di chi, come le donne iraniane ed afgane, incarna letteralmente gli stessi valori esponendo il proprio corpo al sacrificio della vita.

L’attacco frontale al mondo delle Ong, quelle organizzazioni della società civile che, a migliaia e in tutto il mondo, coinvolgono milioni di attivisti sui temi che vanno dalla difesa dell’ambiente a quella del diritto a migrare, dalla necessità di un’informazione trasparente alla salvaguardia della salute nei paesi impoveriti, è dunque la cifra costitutiva delle politiche che vedono nella libera espressione organizzata dei cittadini la minaccia più radicale al loro potere repressivo.

Come nella nota pratica della propaganda nazista che teorizzava la “merda nel ventilatore”, ecco allora che una sigla che include un ambito vastissimo di entità, viene fatta coincidere tout court con alcuni casi di corruzione, come il Qatargate, o utilizzata per reprimere ulteriormente le donne afghane che da qualche giorno non possono più lavorare per le tante Ong che cercano ancora di sostenere i processi di autodeterminazione di quel popolo.

Queste coincidenze temporali tra scenari apparentemente diversi e lontani tra loro, dovrebbero allora far riflettere chi ha a cuore la democrazia come forma di governo che si nutre soprattutto della partecipazione e dell’impegno civile in quanto le Ong, in tutto il mondo, ne sono l’espressione più fondante, poiché rappresentano la modalità di auto-organizzazione che liberamente viene scelta dai cittadini per esprimere la loro necessità di cambiamento dal basso.

Abbiamo assistito in queste settimane ad attacchi rabbiosi, forsennati, al mondo del non governativo, attacchi di chi sa bene che minare con calunnie la credibilità di tante organizzazioni del Terzo Settore, significa rimettere in discussione ambiti di critica costruttiva ad un sistema che produce iniquità crescenti, in Europa come nel resto del mondo.

Il falso sillogismo: una Ong è divenuta strumento di truffa, dunque tutte le Ong lo sono potenzialmente, è talmente rozzo che solo una colpevole, e dunque ancora più preoccupante, mancanza di attenzione da parte dell’informazione corretta può lasciarlo circolare senza interrogare direttamente i soggetti e i loro fatti.

Basterebbe invece, con un minimo di onestà intellettuale, ascoltare la voce di quanti, ogni giorno, ricevono un sostegno concreto ai diritti fondamentali da queste organizzazioni che lavorano al loro fianco, nei campi profughi, nelle baraccopoli africane, nelle crisi alimentari che colpiscono milioni di persone o, semplicemente, andare ad interrogare i bambini di una scuola nelle periferie di Napoli o Palermo, per capire il valore universale di queste associazioni.

La maggior parte delle Ong, inoltre, si finanzia con fondi che derivano direttamente dai cittadini e questo significa essere pienamente responsabili verso i donatori dell’utilizzo stesso di ciò che si riceve. Anche nel caso dei finanziamenti pubblici il livello di controllo è elevatissimo, cosa che ha permesso di smascherare il livello di corruzione sin nel cuore delle istituzioni comunitarie.

E dunque, infangare le Ong nel loro complesso significa disprezzare e svalutare il valore di gesti semplici ma di altissima valenza civile sostenuti dalla convinzione che tutti abbiano gli stessi diritti.

Ecco che il quadro si compone: le Ong rappresentano, per gli avversari dell’universalità dei Diritti Umani, della partecipazione attiva dei cittadini, del welfare mix tra pubblico e privato sociale, del rispetto degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile delle Nazioni Unite sottoscritti da tutte le Nazioni aderenti all’Onu, l’anello più esposto della catena, quello che si muove sul campo per dimostrare che esiste una reale percorribilità di queste istanze, e che sono i cittadini che le animano i veri protagonisti della vita democratica.

*Portavoce CINI (Coordinamento Italiano Ngo Internazionali)

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