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Un tempio romano diseppellito rischia di soccombere al profitto

Un tempio romano diseppellito rischia di soccombere al profittoSarsina, foto Ansa

Archeologia A Sarsina, in Romagna, la struttura rinvenuta è in eccezionale stato. Sorprende che l’area non fosse stata già dichiarata di interesse archeologico. Un intervento di riqualificazione prevedrebbe un palazzetto dello sport

Pubblicato circa un anno faEdizione del 25 agosto 2023

No, per la stampa Sarsina, la cittadina della provincia di Forlì-Cesena celebre per aver dato i natali al commediografo Plauto, non è la «Pompei della Romagna». Tuttavia, in seguito alla scoperta dei resti di un imponente tempio romano a tre celle – rivelata un po’ in sordina tra la fine di luglio e gli inizi di agosto da alcune testate locali e divulgata ufficialmente dal Ministero della Cultura solo due giorni fa – Gennaro Sangiuliano ha parlato di «tesoro archeologico». Nel dichiarare che questo rinvenimento «è un importante contributo alla nostra comprensione del passato e può avere implicazioni significative per la ricerca storica e archeologica, a cui stiamo dando impulso con straordinari risultati in tutta Italia», il ministro sembra concedere il giusto valore a una scoperta avvenuta lontano dai «grandi attrattori» ovvero i siti archeologici – specialmente quelli ubicati alle pendici del Vesuvio – che rimpinguano le casse del MiC, favorendo altresì la propaganda nazionalista e «commerciale» dell’odierno titolare del dicastero.

IN REALTÀ, le vestigia dell’antica Sarsina– che secondo il comunicato del Mic verranno presentate al pubblico durante le Giornate Europee del Patrimonio i prossimi 23 e 24 settembre – sono state riportate alla luce tra la fine del 2022 e gli inizi del 2023. Ma né la Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio (Abap) per le province di Ravenna, Forlì-Cesena e Rimini, che ha eseguito gli scavi, né il Comune di Sarsina – amministrato dal giovane sindaco di centro-destra Enrico Cangini – avevano «fretta» di informare la cittadinanza di un ritrovamento che ad altre latitudini sarebbe balzato senza esitazioni agli onori della cronaca. Il motivo di cotanta «prudenza» da parte dei funzionari del MiC e delle autorità politiche risiede nel fatto che le strutture di età romana sono riemerse nell’ambito di un intervento di riqualificazione urbana, il quale prevede la sostituzione di un vecchio edificio adibito a palestra e a centro sociale con una nuova struttura polifunzionale. Quest’ultima comprenderà un palazzetto dello sport di quasi 1000 mq di superficie, idoneo a ospitare anche concerti e spettacoli teatrali, e spazi riservati al commercio. Il piano terra del futuro fabbricato verrà destinato a un supermercato Conad, gruppo che nel 2018, con il consorzio «Commercianti Indipendenti Associati», aveva proposto un partenariato pubblico-privato. I lavori sono diretti dalla «PalaPlauto srl», società costituita all’uopo che si richiama – con tutta evidenza soltanto nel nome – agli antichi fasti del municipio romano.

STUPISCE CHE L’AREA, situata pochi metri più a nord delle rovine del Foro, non fosse stata perlomeno dichiarata di interesse archeologico e sottoposta, dunque, a tutela nel quadro del piano regolatore comunale. Oltretutto, una quarantina di anni fa l’archeologo dell’Università di Ferrara Jacopo Ortalli aveva già ipotizzato nel terreno adiacente al Foro di Sarsina, non solo l’esistenza del tempio ora diseppellito ma anche la sua probabile collocazione «sul lato breve settentrionale, il più nobile del Foro, e in posizione dominante, di grande risalto scenografico».
Lo studioso aveva poi rilevato la continuità topografica e funzionale dell’edificio di culto romano con la preesistente area sacra di fase umbra (IV secolo a.C.), testimoniata a sua volta da un deposito di bronzetti votivi, attualmente esposti al Museo archeologico nazionale di Sarsina. Istituzione, quest’ultima, che conserva anche importanti monumenti e manufatti di età romana. E infatti le ricerche della Soprintendenza hanno messo in evidenza i resti di una struttura quadrangolare di grandi dimensioni, identificabile con un edificio di culto databile in via preliminare al I secolo a.C., coevo alla pavimentazione in lastre di pietra arenaria del Foro ancora visibili.
La stessa Soprintendenza sottolinea l’eccezionale stato di conservazione della maestosa struttura, costituita da filari orizzontali di blocchi in arenaria: un podio che si eleva per un’altezza massima di 2,85 metri, sul quale dovevano ergersi i muri di un tempio cosiddetto «italico». La direttrice degli scavi Romina Pirraglia precisa che si tratta quasi certamente del Capitolium – di cui oltre al basamento rivestito con lastre di marmo, persiste un sistema di scolo delle acque – e segnala frequentazioni e riusi posteriori del monumento, testimoniati da sepolture e focolari, nonché un contesto più arcaico risalente all’occupazione umbra.

A DARE FINALMENTE RILIEVO alla scoperta, trapelata nel frattempo tra gli addetti ai lavori, è stata un’interpellanza parlamentare del 2 agosto firmata da Luana Zanella. La capogruppo alla Camera di Alleanza Verdi e Sinistra si è rivolta al ministro della Cultura per chiedere lumi riguardo al piano di ricostruzione tridimensionale in realtà virtuale delle emergenze archeologiche, che porterà al successivo interro del tempio e quindi alla realizzazione del complesso sportivo e commerciale. Il progetto «tecnologico», condotto in sinergia tra il Comune di Sarsina e il Museo archeologico nazionale sarsinate afferente alla Direzione regionale musei dell’Emilia Romagna, è d’altronde menzionato nella nota ministeriale del 23 agosto dalla Soprintendente Federica Gonzato. Insomma, allo stato attuale, l’edificazione della palestra e di un supermercato Conad nei pressi delle rovine sembra inarrestabile. Mentre i cittadini di Sarsina meditano di organizzare petizioni e proteste nel tentativo di salvare il patrimonio della comunità tutta, interviene pubblicamente anche il sottosegretario alla Cultura Vittorio Sgarbi, per il quale «è da valutare se “servizio essenziale” sia il palazzetto dello sport, ovunque realizzabile, o un Capitolium con il podio rivestito in lastre di marmo che documenta la storia dell’uomo».
La «gerarchia dei valori della cultura» auspicata da Sgarbi verrà infine ripristinata o l’antica triade capitolina – Giove, Giunone e Minerva – soccomberà alle odierne «divinità» degli affari economici?

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