Lavoro

“Un tavolo con il Lingotto”

“Un tavolo con il Lingotto”Il corteo Fiom a Roma

Fiom Corteo a Roma. Landini incassa la promessa del ministro Zanonato. Boldrini riceve le tute blu, Marchionne la bacchetta

Pubblicato più di 11 anni faEdizione del 29 giugno 2013

«Senza diritti siamo solo schiavi». «Per uccidere un operaio basta togliergli il lavoro». Sono solo due dei tanti cartelli portati ieri dai metalmeccanici Fiom in corteo da piazza Esedra a Montecitorio, il cuore della politica: alla presidente della Camera, Laura Boldrini, il segretario generale Maurizio Landini, che da tempo batte sul rapporto fabbrica-Costituzione, ha chiesto garanzie e ascolto per gli «ultimi» (o quasi) della complessa catena economica del nostro Paese. Ultimi, perché Sergio Marchionne, l’amministratore delegato della Fiat, li fa sentire così, con il suo pervicace escluderli dalla produzione e dai diritti sindacali. Sull’incontro l’ad ha anche avuto da ridire: «Ho avuto modo di leggere del suo interessamento ai problemi del lavoro in fabbrica – ha scritto Marchionne in una lettera a Boldrini – sia pure nell’ambito di un incontro con un sindacato che in Fiat ha una rappresentatività molto limitata e non è sottoscrittore di alcun contratto nazionale». Subito dopo, l’invito a visitare uno degli stabilimenti Fiat.

Un primo risultato, dopo un successivo incontro con il ministro dello Sviluppo Flavio Zanonato, Landini lo ha incassato: «Il ministro ha detto che pensa sia utile lavorare per un tavolo con la Fiat e tutti i sindacati – spiega il leader della Fiom uscendo dal ministero – Capiamo le difficoltà perché l’azienda si è sempre opposta, ma è importante che Zanonato abbia valutato come legittima e utile la nostra richiesta». E intanto – altro importante risultato – per luglio il ministro «si è impegnato a convocare i tavoli su Termini Imerese e sulla Irisbus. E un altro infine sulla componentistica». 

Importante è stato anche il colloquio che la delegazione di operai, guidati sempre da Maurizio Landini, ha avuto con Boldrini: il gruppo di tute blu le ha regalato una copia della Costituzione firmata dai lavoratori, chiedendo che la presidente della Camera si faccia garante del rispetto di quel testo in tutte le fabbriche e i luoghi di lavoro. 
«Condivido le vostre preoccupazioni e le vostre ansie. Il mio non è un ruolo esecutivo, ma vi assicuro che farò tutto il possibile, nell’ambito delle mie competenze, per portare avanti le istanze dei lavoratori», ha detto Boldrini. «La nostra Carta fondamentale va rispettata sempre – ha proseguito – Non è concepibile che la sua attuazione si arresti ai cancelli delle fabbriche. È ovvio che il lavoratore debba poter scegliere liberamente il suo sindacato. E insieme al rispetto delle regole c’è bisogno, soprattutto in una fase come l’attuale, di una politica industriale, perché è evidente che da solo il mercato non dà risposte adeguate e compatibili coi diritti dei lavoratori. Il governo sta facendo un lavoro importante per creare nuovo lavoro. E intanto bisogna anche saper difendere il lavoro che già c’è».

La delegazione Fiom ha anche ribadito l’urgenza di una legge sulla rappresentanza sindacale. «Alla Camera ci sono tre proposte di legge – ha ricordato Boldrini – e il loro iter verrà seguito con la massima attenzione». Landini ha infine chiesto alla presidente della Camera l’istituzione di una commissione di inchiesta sulle condizioni di vita e di lavoro nelle aziende metalmeccaniche e nella Fiat. Boldrini ha risposto che, se ci saranno proposte al riguardo da parte dei gruppi della Camera, «ne solleciterà l’attuazione».

Tanti gli operai che hanno partecipato allo sciopero e al corteo, ma Fiat ha dichiarato in mattinata che aveva scioperato solo il 2,2% del personale. Eppure in piazza gli operai erano davvero tanti, e provenienti non solo da tutti gli stabilimenti Fiat – investiti dalla cig – ma anche dalle ormai dismesse Termini Imerese e Irisbus, e da tante imprese della componentistica.

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