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Un sub-emendamento del Pd rovina la legge sull’omofobia

Un sub-emendamento del Pd rovina la legge sull’omofobia

Diritti Passa alla Camera un provvedimento che prevede le aggravanti della legge Mancino anche per il reato di omofobia, peccato che le sanzioni escludono tutte le associazioni che fanno attività politica, sindacale o culturale. Una beffa che scatena le proteste della comunità glbt. Protestano i grillini, per Vendola il Pd ha votato una legge ipocrita

Pubblicato circa 11 anni faEdizione del 20 settembre 2013

Un sub partito non poteva che partorire un sub emendamento. E così una buona legge, dopo una giornata di passione e sconcerto, è stata trasformata in una legge imbarazzante. Non c’è proprio niente da fare, il Pd non riesce a smentire se stesso nemmeno quando è animato dalle migliori intenzioni. L’ultimo pasticcio, una pericolosa mostruosità giuridica destinata a fomentare le peggiori trivialità omofobe, si chiama appunto legge contro l’omofobia. Nelle intenzioni iniziali – e quante energie deve averci speso il principale relatore Ivan Scalfarotto, deputato omosessuale e purtroppo per lui in forze al Pd – il provvedimento approvato alla Camera doveva completare la legge Mancino introducendo le aggravanti anche per il reato di omofobia (così come già esiste per motivi razziali, etnici e religiosi).

L’emendamento sull’aggravante, fortemente voluto dal Pd, è passato con una larga e inedita maggioranza che di fatto ha spaccato le cosiddette “larghe intese” (per il sì, oltre al Pd, si sono espressi anche M5S, Sel e Scelta Civica). Il Pdl ha tuonato per il “tradimento” dell’alleato di governo, ma con scarsi risultati. Poco male. Se non che il Pd, con attitudine masochista da esaminare in un reparto di psichiatria, ha pensato bene di rovinare tutto accordandosi con Scelta civica per approvare un “subemendamento” (votato anche dalla Lega). Cosa dice? Che saranno esentate dalle sanzioni tutte “le organizzazioni che svolgono attività di natura politica, sindacale, culturale, sanitaria (?), di istruzione o di religione o di culto”. Di fatto, significa che gli omosessuali potranno continuare ad essere insultati o discriminati in alcune aree franche, e cioè proprio laddove sono frequenti e intollerabili le manifestazioni omofobe più paranoiche (proviamo ad immaginare un presidio di Forza Nuova, o un pic-nic di Pax Christi o una scampagnata della Lega, per non dire cosa si potrà fomentare nei corridoi di un ospedale o nelle scuole, o in un convegno di scienziati pazzi). Perché mai questo compromesso incomprensibile? Per tutelare il diritto di opinione, dicono i piddini, perché in fondo chiunque può pensarla come vuole…

La comunità glbt, Arcigay in testa, è a dir poco sbalordita. Franco Grillini, per esempio, storico leader del movimento gay italiano, e presidente di Gaynet, dice che di fatto “la norma legittima l’omofobia e garantisce la libertà di insulto anche alle organizzazioni di estrema destra”. E ancora: “Non riusciamo a comprendere un atteggiamento che riteniamo semplicemente folle e in totale contrasto con le associazioni interessate. A questo punto meglio nessuna legge che questa legge”. Per Paola Brandolini, presidente di Arcilesbica, quello che è accaduto è inaccettabile: “Politici incapaci di agire con responsabilità una vera azione di giustizia ed eguaglianza stanno svendendo la vita di gay, lesbiche e trans per proteggere coloro che liberamente potranno veicolare idee e valori che promuovono violenza ed odio”.

I deputati grillini, per protesta, si sono baciati in aula. Il presidente di Sel, Nichi Vendola, ancora una volta ha dovuto prendere atto del già noto: “Davvero triste che il Pd invece di votare una buona legge contro l’omofobia, sia preoccupato di ben altro. Ipocrisia”. La legge – che per buona parte del Pd è di “portata storica” – è passata alla Camera con 228 voti favorevoli, 57 no e 108 astensioni”. Adesso tocca al Senato.

 

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