Se n’è andata, determinata nelle sue scelte fino all’ultimo. Cristina Cattafesta, è scomparsa venerdì mattina, lasciando un grande vuoto, ovunque sia passata, perché non c’era situazione disperata di cui lei non si facesse carico. Soprattutto delle donne afghane, fin dai tempi dei taleban, quando, nel 1999, ha fondato il Coordinamento italiano di solidarietà con le donne afghane (Cisda). Ma anche l’Algeria, la Palestina fino al Rojava. Ha vissuto intensamente superando gli ostacoli che la vita ci riserva, fino alla malattia che in pochi mesi l’ha stroncata, a soli 64 anni. Cristina lascia, insieme ai ricordi di chi ha vissuto con lei esperienze indimenticabili, una grande eredità: l’amicizia con tante donne, di diversi paesi, che ha fatto conoscere al mondo della solidarietà italiana, costruendo legami che dovremo mantenere e coltivare.

I ricordi ci rendono Cristina indimenticabile. All’indomani dell’11 settembre dovevo partire per il Pakistan, passaggio obbligato per cercare di arrivare in Afghanistan. Mi occorrevano contatti, informazioni, l’indirizzo di una guest house a poco prezzo, cosa non facile visto che giornalisti da tutto il mondo stavano atterrando a Islamabad. Chi meglio di Cristina poteva orientarmi? Già frequentava quei luoghi per aiutare le donne afghane fuggite ai taleban nei campi profughi. Immediatamente Cristina mi ha dato tutte le informazioni, non solo, alla fine ha deciso di venire con me. Il suo aiuto è stato prezioso. Io potevo lavorare senza preoccuparmi di tutte le questioni pratiche che ti portano via la maggior parte del tempo: mi metteva da parte un piatto di riso per la cena e mi accompagnava all’internet café, quando era già notte fonda, a spedire il pezzo. Quando, dopo quindici giorni ha dovuto andarsene – al lavoro non poteva più giustificare la sua assenza – mi aveva raccomandato a tutti gli ospiti della guest house, giornalisti stranieri, gli italiani erano al Marriott.

Lei con la sua solarità non aveva difficoltà a stabilire rapporti. Non solo per le donne afghane, Cristina si metteva in gioco con tutti i suoi contatti per le donne algerine o curde senza risparmio, con estrema generosità. C’era sempre, potevi contare su di lei per qualsiasi causa anche disperata, come succede spesso a chi si schiera con gli ultimi, e c’era con il suo sorriso, il suo ottimismo. Che a volte non bastano, come due anni fa quando è stata fermata dalle autorità turche mentre stava monitorando le elezioni. Anche dietro le sbarre però era riuscita a fare tesoro della sua esperienza, mentre la solidarietà suscitata era la testimonianza del riconoscimento per il suo impegno. In questo momento non voglio pensare solo al vuoto che lascia ma al suo sorriso e alla sua determinazione che richiedono un impegno per non abbandonare i progetti che ci ha lasciato.

Giuliana Sgrena

 

Con Cristina nel cuore, desideriamo ringraziare nel modo più sentito i medici e tutto il personale di Cascina Brandezzata, che hanno saputo accompagnare Cristina con grande professionalità, umanità e delicatezza nei suoi ultimi giorni. Un saluto affettuoso e un ringraziamento speciale anche alle amiche e agli amici e alle compagne e ai compagni che ci sono stati vicini in questi giorni tristi.

Edoardo Bai con Carlotta, Daniela e Silvia Cattafesta

Cristina, ci hai lasciate. Dopo una malattia dolorosa, intensa e rapida, tanto da non consentirci di realizzare cosa stesse accadendo. Né, per tante, di abbracciarti, un’ultima volta. E, nel dolore, ci siamo rifugiate nelle numerose immagini dei momenti che ciascuna di noi ha condiviso con te, tra decenni di attività politica in Italia, appuntamenti in giro per l’Europa e dozzine di delegazioni nel paese dove tu, per prima tra noi, hai lasciato il cuore. L’Afghanistan. Immagini, sempre, di sorrisi e complicità, rassicuranti e divertenti, nonostante le difficoltà di certi impegni, che ci hanno legate profondamente. Come compagne, come amiche. Siamo unite dall’importanza che ha la storia di ogni persona: sei stata capace di accogliere e sollecitare il bello, di tessere reti e creare ponti, oltre ogni confine e durata nel tempo. Hai raccolto sogni adolescenti e li hai trasformati in realtà, con spontaneità e vicinanza, schiettezza e sensibilità. In tante abbiamo affidato a te le nostre difficoltà se non, talvolta, un pezzo di vita, e tu le hai fatte tue, mostrando una cura e un’umanità che raramente si incontrano. Ci lasci, in un tempo sospeso, con un’eredità collettiva immensa: ci impegneremo a custodirla, strette intorno alla tua presenza indelebile, alla tua mancanza incolmabile.

Le tue compagne del CISDA

“Ci vuole vita per amare la vita!”… E Cristina, la sua, l’ha vissuta pienamente: con gioia, con rara generosità, con coraggio, fino alla fine. Che onore e che fortuna averla avuta come amica! La porteremo sempre nel nostro cuore, la nostra instancabile battagliera, e cercheremo di raccogliere il suo testimone.

Mariagiulia, Sarah, Laura e tutti gli amici dell’anima