Visioni

Un sogno in cui la natura prende il sopravvento, sono tornati i C’mon Tigre

Un sogno in cui la natura prende il sopravvento, sono tornati i C’mon TigreC'mon Tigre – foto di Margherita Caprilli

Musica Incontro con il gruppo in occasione dell'uscita di "Habitat", il nuovo album

Pubblicato 12 mesi faEdizione del 7 dicembre 2023

In pochi secondi ci ritroviamo immersi in un mondo fantastico, avvolgente, dove gli uccelli nuotano nel mare profondo e i pesci volano liberi in cielo. La natura prende dolcemente il sopravvento in questo sogno vivido, tangibile, in cui organi, fiati e percussioni dal ritmo incalzante ci accompagnano, conducendoci dentro la foresta piena di vita. È un viaggio piene di sorprese Habitat, il quarto album dei C’mon Tigre, collettivo multiforme e dai volti mascherati che in questo ultimo lavoro parte dall’elettronica e dal jazz per spingersi oltre, alla ricerca di suoni nuovi. Il loro del resto è uno stile personalissimo, frutto di un’esplorazione incessante, partito dalle sponde del Mediterraneo e giunto, in questo capitolo, alla scoperta del Sudamerica e del tropicalismo.

«FORSE QUESTO è il nostro album più istintivo, concepito e realizzato in poco più di un anno. Venivamo da un lavoro, Scenario, nato durante la pandemia e in cui si respirava un’aria un po’ più scura», spiega la band in riferimento al disco impreziosito dalla collaborazione con il fotografo Paolo Pellegrin, che con le sue immagini in bianco e nero racconta i conflitti nel mondo. «Qui ci siamo alleggeriti ed è stato tutto più veloce, con una produzione molto spontanea. È stata questa spinta vitale a far sì che il disco si concretizzasse in un tempo così breve».

COME IN TUTTI gli altri lavori, anche in Habitat la cura della dimensione visuale rappresenta una componente essenziale, con la copertina in cui compare la consueta tigre, questa volta un po’ nascosta dalle fronde verdi, e il videoclip del singolo The botanist, realizzato dall’artista francese Jules Guerin, perfetta introduzione all’universo onirico e coloratissimo del disco, dove compaiono la voce e il sassofono del musicista nigeriano Seun Kuti, ultimo arrivato della dinastia dell’inventore dell’afrobeat Fela Kuti.

Il linguaggio che cercavamo era questa sorta di pulsazione vitale, che in Brasile si respira ovunque: è davvero un posto magico, dove tutto è amplificato
Come nel precedente Scenario (cui avevano dato il proprio contributo Xenia Rubinos, Colin Stetson, Mick Jenkins), anche in questo lavoro le collaborazioni sono un elemento fondamentale. Habitat è stato infatti registrato tra Bologna, São Paulo e Rio de Janeiro. La tradizione musicale brasiliana, la samba, il forrò, viene totalmente reinterpretata, anche grazie agli incontri con ospiti come Arto Lindsay, produttore cresciuto tra gli Stati uniti e il Brasile, e la cantante Xenia França, originaria dello stato di Bahia e poi immersa nell’atmosfera urban paulista, fresca vincitrice di un Latin Grammy. «Eravamo molto attratti da questa vitalità fortissima», riflettono i C’mon Tigre, «il linguaggio che cercavamo era questa sorta di pulsazione vitale, che in Brasile si respira ovunque: è davvero un posto magico, dove tutto è amplificato».

In un disco cantato in inglese, in portoghese e in spagnolo, i C’mon Tigre scrivono anche il loro primo brano in italiano, invitando Giovanni Truppi, uno degli autori meglio capaci di ripensare il cantautorato in chiave alternativa e contemporanea. «Abbiamo molta stima di Giovanni Truppi come essere umano e come artista», raccontano i C’mon Tigre, «e abbiamo deciso di fare questo esperimento: questo è il brano più sperimentale del disco, quello più ruvido e spigoloso, che si avvicina all’idea di una composizione elettronica, rispetto agli altri pezzi che sono più d’ensemble, più suonati».
A breve i C’mon Tigre annunceranno le date del tour, che partirà all’inizio del 2024. Una serie di live ancora in preparazione, in cui saranno molti gli strumentisti coinvolti, ma su cui hanno le idee chiarissime: «Vogliamo che i prossimi concerti esprimano tutta questa energia, vogliamo portarla anche sul palco».

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