Cultura

Un sipario alzato sul presente

Un sipario alzato sul presente

Meeting Da domani a Udine prende il via il festival culturale «Vicino/Lontano»

Pubblicato più di 9 anni faEdizione del 6 maggio 2015

Domani prende il via il festival di Udine «Vicino/Lontano», che quest’anno affronta alcuni dei temi più spinosi della contemporaneità: sesso, terrorismo, democrazia, guerra, capitalismo, cibo, povertà, immigrazione, America, Europa.

Lo fa attraverso 100 incontri che cercheranno di «strappare il sipario», per dirla con Milan Kundera, della desensibilizzazione sempre più pronunciata che in una gioiosa catastrofe etica si sta spargendo a macchia d’olio nel mondo occidentale. È un fatto che le continue, quotidiane ondate di notizie che invadono gli schermi e le pagine dei giornali inducono la nostra attenzione ad appuntarsi su scenari fin troppo reali vissuti però dalla maggior parte di noi alla stregua di installazioni d’arte contemporanea, che sopravvivono per un tempo brevissimo prima di essere smantellate. Ci appassioniamo così per un paio di giorni a una tragedia per la quale siamo anche magari pronti a versare due euro digitando sul cellulare il numero evidenziato sullo schermo televisivo, ma subito siamo «distratti» da un nuovo dramma, da più di mille migranti periti in un sol colpo nelle acque del Mediterraneo, o dal sisma assassino in Nepal, o dalla «Buona scuola» di Renzi che non è poi così «buona», e continuiamo ad abitare la nostra penombra restando ben abbarbicati alla prospettiva lineare di un mondo che, come ci insegna Segrè, funziona invece seguendo un moto circolare.

Il Festival invita a fermarsi per riflettere: a considerare sotto una luce più familiare quel che ci appariva remoto, e a considerare da una prospettiva nuova ciò che avevamo sotto il naso e che a ben guardare può risultare molto diverso da quel che sembrava.
Potremo così rivolgere uno sguardo più acuto al sesso grazie a Riccardo Iacona e Marzio Barbagli e allo spettacolo «Sexmachine» di Giuliana Musso; schiudere nuove prospettive sul cibo con Andrea Segrè, Marino Niola, Massimo Cirri, Roberto Barbieri, Michele Morgante; riflettere su terrorismo e libertà di espressione con Fabio Chiusi, Arianna Ciccone, Francesca Bosco, Andrea Iannuzzi; accostare totem come le madri con Massimo Recalcati, la povertà con Monsignor Vincenzo Paglia, la democrazia con Vincenzo Camporini e Carlo Galli, il capitalismo con Colin Crouch, l’immigrazione con Maurizio Ambrosini, Loris De Filippi, Fadi Hassan, Andrea Saccucci.

Alcuni di questi temi si intrecciano e si prolungano vicendevolmente, un po’ come accade nella narrativa virulenta di Michel Houellebecq: in Piattaforma si rende evidente il rapporto fra sesso e potere di cui si occupa il Festival nella prima giornata, e in La possibilità di un’isola a sopravvivere come cloni in un mondo giunto all’estremo limite del cinismo come il nostro sono solo quelli che possono comprarsi l’immortalità, salvo poi pentirsene, sfiniti e sfilacciati dalla propria privilegiata solitudine, stanchi di un’immobilità priva di stimoli e di emozioni, libera dalla sofferenza e dalle privazioni ma anche dalla chiaroscuralità dinamica, dall’incertezza, dal rischio, da una vita che si possa definire tale – in sostanza quel che avviene oggigiorno, con oltre 800 milioni di persone che non hanno la possibilità di accedere al cibo sufficiente e il miliardo e passa di obesi che usano l’eccesso di cibo come un rimedio alla mancanza di senso e di progetto della propria esistenza. Quando basterebbe fare tesoro della lezione di Andrea Segrè non solo per salvare vite umane affamate e l’ambiente in cui viviamo, ma anche per riconferire valore a esistenze sempre più disgiunte da quelle degli altri, e sempre più a rischio di trattare come scarti altri esseri umani che, al pari del penultimo modello di iPhone o del pane di ieri, possono essere tranquillamente avviati verso la discarica.

Sabato 9 maggio verrà assegnato il Premio letterario internazionale Tiziano Terzani, che quest’anno è stato vinto dal reportage del giornalista belga David Van Reybrouck Congo (Feltrinelli).

Vale la pena citare, fra i relatori, anche Lucio Caracciolo, il direttore di Limes che descriverà i meccanismi politico-istituzionali da cui vengono generate le azioni internazionali degli Stati Uniti in «U.S. Confidential. Così funziona l’America», e l’antropologo delle istituzioni Marc Abélès che parlerà de «L’Europa, la globalizzazione e la politica della sopravvivenza».

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