Cultura

Un sentimento di lunga durata

Un sentimento di lunga durataMarc Chagall, «La passeggiata», 1918

Passioni d'epoca «L’elogio dell’amore» di Alain Badiou e «Perché l’amore fa soffrire» di Eva Illouz. Due testi interrogano le emozioni che occupano il centro della scena nei rapporti di coppia per cercarne il possibile «contenuto di verità» e così illuminare le zone d'ombra delle contemporanee relazioni tra i sessi

Pubblicato più di 11 anni faEdizione del 20 luglio 2013

Sospiri, cuore in accelerazione, gioia, rabbia, esplosione del desiderio. Oppure spot con smielate famiglie. Più raramente con coppie dello stesso sesso. Attorno all’«architettura» delle emozioni che regge l’amore si sono dedicati scrittori, filosofi, sociologi, psicologi e i demiurghi del già noto, gli psicoanalisti. Il senso comune moderno ha tuttavia relegato l’amore a una faccenda intima da consegnare alla penna di scrittori e scrittrici. L’avvenuta pubblicizzazione della sfera intima ha infine reso l’amore, e la sessualità, argomento da talk show. In ogni caso, l’amore è trattato come un oggetto misterioso attorno al quale sviluppare una profittevole economia dell’attenzione, indipendentemente se ad entrare in azione sono intellettuali o opinion makers, come attesta il fatto che il prossimo festival della filosofia di Modena sarà dedicato appunto all’amore. Al tema sono dedicati anche due recenti libri. Il primo è una conversazione tra il giornalista Nicolas Truong e il filosofo francese Alain Badiou, mentre il secondo è della studiosa Eva Illouz (Perché l’amore fa soffrire, Il Mulino, pp. 297, euro 22).

Sentimenti securitari

Alain Badiou è un filosofo marxista. Ha scritto libri sulla Comune di Parigi, sul «terribile» Novecento, sulla prassi filosofica come prassi politica. In questo Elogio dell’amore (Neri Pozza, pp. 120, euro 14) si propone l’obiettivo di smontare l’idea dominante dell’amore come sentimento teso alla conservazione dello status quo, prendendo tuttavia le distanze dalla vulgata che privilegia la fase «rivoluzionaria» dell’innamoramento a scapito della stabilità delle relazioni amorose. In omaggio a una delle figure del suo pantheon filosofico, quel Platone che ha costruito nel Simposio mirabili dialoghi sull’amore, ritiene che l’amore sia una delle forme di conoscenza del mondo dove ragione e sentimento si muovono all’unisono. Concorda inoltre con chi considera l’innamoramento un momento esaltate, che sovverte il lento e spesso insipido fluire della quotidianità, ma è soprattutto attirato dalla trasformazione dell’innamoramento in progetto di vita, di costruzione di una vita in comune, dove non scompaiono battiti del cuore, dolore, gioia, bensì acquisiscono un diverso ritmo. Senza mai sfociare nella banalità, parla di questo movimento come il passaggio dalla rivoluzione alla costruzione della «nuova società». Per questo, critica la convinzione sempre più diffusa sulla necessaria pianificazione dell’incontro amoroso al fine di evitare incertezze o imprevisti. Sferzante, considera i siti Internet per cercare l’anima gemella una delle tante «istituzioni» dell’attitudine securitaria che garantiscono spiacevoli incontri con uomini e donne diversi per convinzioni, scelte di vita, gusti culturali. È un amore, questo proposto dai siti per combinare incontri, che inibisce ogni forma di coinvolgimento, di passione, di desiderio.
E tuttavia l’alternativa all’«amore securitario» non può essere il pastiche fantasmagorico di relazioni sentimentali, e sessuali, all’interno del «nuovo disordine amoroso» che tanto affascina studiosi e opinion makers. Per Badiou, l’incontro con l’altro è da considerare come un evento aperto alla costruzione di un rapporto destinato a durare nel tempo. La durata del rapporto amoroso, a differenza da quanto afferma la vulgata mediatica sulla stabilità della relazione sentimentale come orpello del desiderio, è infatti l’angelo custode del desiderio sessuale: senza amore, sostiene Badiou, il sesso è solo consumo del corpo dell’altro. Sia ben chiaro, il filosofo francese non esprime giudizi moralistici. È semmai interessato a comprendere il contenuto di verità sul mondo che l’amore rivela.
La costruzione del rapporto amoroso pone, per Badiou, gli stessi problemi della politica, intendendo quest’ultima come una prassi trasformatrice dell’esistente e dunque della vita quotidiana. In entrambi i casi siamo di fronte a una «procedura di verità», ma con una sostanziale differenza. La politica è un fatto sempre collettivo, mentre l’amore riguarda due, tre persone. Inoltre, l’agire politico prevede un nemico e un sentimento di odio; l’amore al massimo contempla la figura di un avversario, un rivale o una rivale, mentre l’odio si può talvolta manifestare solo nel momento della rottura del legame amoroso. Ciononostante, punti di contatto tra le due «procedure di verità» ce ne sono. Badiou parla ad esempio di una risonanza segreta tra amore e impegno rivoluzionario: eguale dedizione, eguale fusionalità, eguale la scelta di un irreversibile legame esclusivo, anche se poi l’esperienza può attestare il contrario, come nel caso del tradimento: anche in questo caso, i sentimenti di alterità e di conflitto tra affermazione di una identità e manifestazione di una differenza sono gli stessi. Il contenuto di verità che l’amore rivela è la capacità appunto di costruire un mondo nuovo. Da questo punto di vista può essere rappresentato come un «comunismo minimo».
Le tesi presentate sono dunque anni luce dalla saggistica sul disordine amoroso di questa ineffabile e liquida postmodernità. In esse non c’è neppure l’eco di qui frammenti del discorso amoroso di Ronald Barthes, libro che mise a tema i cambiamenti che erano intervenuti nelle relazioni sentimentali, cercandone gli elementi di continuità, ma anche di discontinuità. L’unica concessione alle riflessioni attuali Badiou è a quell’amore liquido descritto da Zygmunt Bauman, anche le posizioni del sociologo polacco sono relegate nel campo delle politiche «securitarie» che hanno un carattere normativo dei comportamenti, all’insegna appunto della prevenzione dei rischi inerenti l’incontro con l’altro.
È invece questo il terreno scelto da Eva Illouz nel suo Perché l’amore fa soffrire. Autrice apprezzata di un saggio sulle «intimità fredde», cioè sulle manifestazioni dei sentimenti e delle passioni mediate dai consumi, Illouz ha sviluppato un articolato saggio che consente più chiavi di lettura. Quella che offre è infatti una panoramica sull’«architettura delle passioni» dall’inizio della modernità fino ai nostri giorni segnata dalla convinzione che l’amore non è un fatto privato, bensì sociale. L’amore è espressione di norme e convenzioni sociali che scandiscono i rapporti tra uomo e donna (Illouz specifica subito che limita la sua analisi alle relazioni eterosessuali), plasmandone le identità. Per questo usa l’espressione sull’architettura delle emozioni e cerca di saggiarne durata e trasformazioni facendo ricorso alla letteratura, alla poesia, all’economia, alla filosofia e alla sociologia. Ad esempio pone al centro della scena amorosa i rapporti di potere, segnalandone l’ambivalenza. Non ha dubbi sul potere maschile sulla donna, ma segnala anche che per molte donne l’adesione a una identità femminile è stata un fattore di difesa e autonomia dal coniuge. L’asimmetria del potere nei rapporti amorosi è un processo in divenire, dove il confine tra egemonia e subalternità è sì stabilito socialmente, ma diventa fluido nelle dinamiche di coppia . In altri termini, le donne hanno vissuto una condizione di subalternità, ma l’adesione a delle convenzioni e norme sociali possono consentire anche un esercizio di libertà.

L’irriverente autonomia

Coinvolgenti sono quindi le pagine dove Illouz descrive l’Inghilterra vittoriana con le sue scrittrici che fanno dell’amore lo sfondo per una critica corrosiva della società inglese o americana. Oppure quando introduce il tema del contratto matrimoniale, una dimensione contrattuale che svela il carattere economico del matrimonio. Non poteva mancare nella sua lunga carrellata anche quella società dei consumi che ha cambiato forse definitivamente l’architettura delle emozioni. Da allora nulla è stato più eguale a prima. È a questo punto che irrompe l’affermazione di pratiche di autodeterminazione delle donne e l’amore può diventare un sentimento che non solo può sovvertire l’ordine sociale, ma che può aprirsi a istanze di libertà e autonomia radicale delle donne rispetto il «maschile». Ma è su questo crinale che i maschi manifestano la loro incapacità di reggere il confronto con una acquisita libertà femminile.
La scena amorosa viene così a perdere le sue zone d’ombra. Chiare sono quindi le violenze che si consumano in nome dell’amore. «Il contenuto di verità» che l’amore rivela non è dunque sulla possibilità di costruire un nuovo mondo, come sostiene Badiou, bensì riguarda i rapporti di potere vigenti all’interno della coppia. Rapporti di potere ridotti a feticcio in nome dei quali uomini e donne possono assumere comportamenti violenti o opportunistici, senza però avere più la capacità performativa di definire ruoli immutabili nel tempo e nello spazio. Il mondo nuovo può quindi essere costruito solo a partire dalla critica dei rapporti di potere che intercorrono nella scena amorosa, istituendo un nuovo e punto di equilibrio tra assoggettamento e pratiche di libertà. Femminili e maschili.

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