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Un secolo di lotte politiche e sindacali vissuto da protagonista

Un secolo di lotte politiche e sindacali vissuto da protagonistaEmanuele Macaluso – La Presse

Emanuele Macaluso 1924-2021 Iscritto al Pci a 17 anni e in clandestinità, dirigente della Cgil nel dopoguerra e poi del partito in Sicilia, fu l'artefice nel 1959 della prima esperienza di centrosinistra in Italia. Con Napolitano, Chiaromonte, Cervetti e Pellicani dette vita ai "miglioristi" contro l'ala movimentista di Pietro Ingrao, e negli anni '80 diresse l'Unità, coronando una passione giornalistica seguita fino all'ultimo.

Pubblicato più di 3 anni faEdizione del 20 gennaio 2021

Tutta in piedi l’aula di Palazzo Madama per Emanuele Macaluso, che se n’è andato a 96 anni dopo aver attraversato, da protagonista, quasi un secolo di storia politica e sindacale italiana.

Dal ventennio fascista, che lo vide entrare in clandestinità nel 1941 dopo l’adesione al Pci, alle attuali evoluzioni della politica nazionale e internazionale, che continuava ad approfondire con un quotidiano post su facebook. Firmato con la sigla Em.Ma, con cui anni prima firmava gli articoli per l’Unità, di cui era stato direttore dal 1982 al 1986.

Nato a Caltanissetta nel 1924, a soli 20 anni era stato chiamato nel sindacato da Giuseppe Di Vittorio, diventando dirigente dei braccianti siciliani nelle lotte contro il latifondo e la mafia, e poi nel 1947 segretario regionale della Cgil, dove sarebbe rimasto per nove, intensi anni. Subito dopo, da segretario regionale del Pci, l’ancor giovane Macaluso battezzò con l’ “operazione Milazzo” la nascita di una giunta regionale appoggiata da sinistra e destra (l’Msi) a danno della Dc, sostenuta da Palmiro Togliatti nonostante le critiche interne.

Quell’esperienza comunque portò nel 1959 alla prima giunta di centrosinistra in Italia, a guida del socialista Salvatore Corallo. Un esempio dell’atteggiamento di Macaluso nella lotta politica, facendo emergere le contraddizioni degli avversari, costruire convergenze, e raggiungere gli obiettivi anche a piccoli passi. Fu la filosofia dei “miglioristi” del Pci, di cui fece parte con Napolitano, Chiaromonte, Cervetti e Pellicani, in contrasto con l’ala movimentista di Pietro Ingrao.

Nel 1963 il salto a Roma, con Togliatti che lo chiama nella direzione nazionale e lo incoraggia a scrivere. Resterà in direzione anche con Luigi Longo ed Enrico Berlinguer, venendo eletto per 30 anni e sette legislature in Parlamento, sempre sotto le insegne del Pci (anche dopo l’adesione al Pds), e coronando con la direzione de l’Unità una passione giornalistica mai venuta meno.

Fra le mille testimonianze d’affetto di queste ore, c’è naturalmente quella di Giorgio Napolitano: “Da quando lo conobbi in Sicilia, alla fine degli anni ’40, ho condiviso con lui decenni di appassionato impegno politico e di difficili battaglie comuni, nella prospettiva di un socialismo riformista di stampo europeo e di un’Italia più giusta, solidale e attenta al mondo del lavoro”.

In parallelo quella dell’antico avversario politico Sergio Mattarella: “Desidero esprimere i miei sentimenti di vicinanza ai familiari, a quanti, hanno condiviso con Macaluso impegno e ideali, e a coloro che, nel confronto democratico, anche su posizioni diverse, ne hanno apprezzato l’acuta intelligenza e il senso del bene comune. Macaluso è stato un protagonista della storia repubblicana, e ha contribuito da dirigente politico e da intellettuale alla crescita democratica del Paese”.

Le bandiere a mezz’asta in segno di lutto nelle sedi siciliane della Cgil accompagnano il saluto di Maurizio Landini: “La sua vita ci fa ripercorrere e riscoprire le lotte della sinistra e del sindacato, che rappresentano tanta parte della storia della democrazia italiana. La sua curiosità e il suo impegno, così presenti fino ai suoi ultimi giorni, ci danno nuova speranza per cambiare la società in cui viviamo. Cultura e lucidità di analisi sono stati tratti distintivi di Macaluso.

E proprio per questa ragione non poteva non cogliere e analizzare con sofferenza la crisi della sinistra degli ultimi anni”.

Lettera pubblicata sul manifesto del 22 gennaio 2021

Caro Manifesto vi segnalo che nell’articolo di Riccardo Chiari su Macaluso, del 20.01.2021, ci sono delle inesattezze: nel sottotitolo, là dove si dice che Macaluso “fu l’artefice nel 1959 della prima esperienza di centrosinistra in Italia”, e poi nel testo là dove si afferma, con riferimento all’operazione Milazzo, che “quell’esperienza comunque portò nel 1959 alla prima giunta di centrosinistra in Italia, a guida del socialista Salvatore Corallo”.

In realtà nel 1959 si formarono il secondo e il terzo governo presieduti da Milazzo. Poi, definitivamente caduto Milazzo si formò un governo di centro-destra (Dc, Msi, monarchici e tre ex USCS), presieduto dall’agrario Benedetto Majorana Della Nicchiara. Successivamente, nel 1961, appoggiato esclusivamente dalle sinistre e dall’USCS, si formò il governo Corallo, che non era dunque di centrosinistra, ma un governo di minoranza, nato per adempiere a degli obblighi istituzionali.

Solo nel settembre dello stesso anno nacque il primo governo organico di centrosinistra (Dc,Psi,Psdi,Pri) presieduto dal democristiano Giuseppe D’Angelo, con l’esclusione del Pci e dell’Uscs.

Va da sé che Macaluso, protagonista dell’operazione Milazzo, non fu certo l’artefice della prima giunta che escludeva i comunisti. Grazie.

Claudio Riolo

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