Un romanzo per raccontare il caso Montesi
Cultura

Un romanzo per raccontare il caso Montesi

Narrativa Il nuovo libro di Silvia Cassioli affronta uno degli episodi di cronaca nera più misteriosi e controversi del Novecento italiano
Pubblicato circa 5 ore faEdizione del 17 ottobre 2024

Tra i primi casi di cronaca nera a colpire l’immaginario degli italiani, il caso Wilma Montesi resta uno dei delitti più controversi che illuminarono in modo inquietante la società italiana a cavallo tra gli anni Cinquanta e Sessanta. Epoca di boom economico, benessere e di un’inedita mobilità sociale, il delitto coinvolse più strati sociali e gettò nel fango figure di spicco della borghesia e della classe dirigente, in alcuni casi estranee ai fatti – come avvenne nel caso del musicista Piero Piccioni, figlio dell’allora vicepresidente del Consiglio Attilio Piccioni, che venne costretto alle dimissioni all’interno di uno spietato gioco di potere, non meno violento del delitto che aveva come vittima la ventunenne romana Wilma Montesi.

Ora Il Saggiatore porta in libreria un testo originale, Wilma di Silvia Cassioli (pp. 526, euro 24), che apre una vera e propria indagine storico-sociale (ma soprattutto poetica) sulla ragazza che diede il nome al triste caso. Silvia Cassioli dopo Il figliolo della terrora (2019) – in cui intrecciava già a una storia di stampo neorealistico la cronaca del tentato attentato a Togliatti –, e dopo Il capro (2022) – in cui affrontava trasversalmente il caso del Mostro di Firenze – dà corpo a un filo compatto e coerente in cui una narrazione poetica si mette al servizio di una cronaca oscura, mutandone la violenza degli eventi e la grettezza delle reazioni sociali in una forma di analisi poetica accurata che avvicina i testi di Cassioli a vere e proprie preghiere laiche.

ATTI NECESSARI per recuperare una possibilità che sia altra rispetto ai giudizi mancati nei tribunali e invece così ben esplicitati sulle colonne dei giornali, nei bar e nei discorsi che hanno reso delitti e violenze fenomeni di costume al punto da mutare, in buona parte, il senso comune e la politica di un’intera nazione.

Wilma è un libro complesso e rivelatore per la sua forma originalissima fatta da un montaggio serrato di frammenti provenienti da documenti dell’epoca, connessi in maniera apparentemente sparsa. Articoli di giornale, dichiarazioni pubbliche, atti giudiziari, tutto materiale storico che diviene materia pulsante per una narrazione compiutamente letteraria. Una scrittura che si evidenzia prima ancora nel suo stesso montaggio rivelandosi un potentissimo ed implacabile specchio di una cultura – quella italiana del Novecento – ancora profondamente arretrata. Una società ancora radicalmente legata a vecchi riti di stampo più tribale che realmente religioso, che saranno il motore di una violenza reazionaria diffusa quanto tristemente popolare. Wilma ci pone di fronte, prima ancora che a «un caso» che fu emblema di una società, all’uso deleterio di strumenti (in teoria) regolatori e di poteri utilizzati da una comunità per scatenare una guerra di sopraffazione. Gli uni contro gli altri e tutti contro Wilma.

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