Cultura

«Respirare sott’acqua» per capire il mare e i suoi cambiamenti

«Respirare sott’acqua» per capire il mare e i suoi cambiamentiPaul Gauguin - Fatata te Miti («Per mare»)

Percorsi di lettura Viaggio attraverso «Underjungle» di James Sturz, edito da Atlantide, e «Tropico Mediterraneo» di Stefano Liberti per Laterza

Pubblicato circa 12 ore faEdizione del 31 ottobre 2024

La copertina americana di Underjungle (Atlantide, pp. 268, euro 19), l’audace romanzo di James Sturz ambientato interamente negli abissi oceanici, riporta un’immagine che al primo sguardo sembra quella di un alieno o di un qualche essere fantascientifico, ma che in realtà è l’occhio di un pesce in primissimo piano. L’effetto ottico è una scelta sensata per quello di fatto è un romanzo fantasy: Underjungle racconta di una civiltà marina composta di tribù in perenne conflitto che vive nascosta in fondo al mare.

Il romanzo, scritto da un profondo conoscitore dell’oceano nonché maestro di immersione, è anche una storia in cui gli esseri umani sono gli alieni e la Terra è un mondo altro. La provocazione di Sturz è fin troppo chiara: «L’oceano è perfetto perché il solo che ci sia. Se è vero che i nostri mari non sono l’unica cosa che esiste sulla terra sono però l’unica cosa che conta», si legge nelle pagine finali del volume.

IL LIBRO CHE, come ha scritto il grande biologo americano Carl Safina sembra «respirare sott’acqua», è un invito non solo di prenderci cura dal mare – ancora tristemente lontano alla nostra agenda climatica – ma a imparare dal mare e dai suoi abitanti a prenderci cura gli uni degli altri. Del resto, in questo pianeta diviso tra terra e oceani, siamo noi l’altro mondo, siamo quelli alieni, gli invasori. Se avete ascoltato Sonar, il magnifico audio documentario di Nicolò Porcelluzzi sui cetacei sapete bene che i canti delle megattere sono più antichi di qualsiasi lingua o civiltà umana.

Tuttavia, negli ultimi decenni è successo qualcosa di inaspettato (si fa per dire), proprio nel nostro mare, il Mediterraneo, che come in una serie tv di fantascienza distopica, si è popolato di creature aliene. Ce lo spiega mirabilmente il giornalista Stefano Liberti con un’inchiesta sul campo appena uscita in libreria per i tipi di Laterza, Tropico mediterraneo. Viaggio in un mare che cambia (pp. 200, euro 18). Il Mediterraneo, «un oceano in miniatura», è l’avamposto perfetto per studiare i cambiamenti del mare. Il viaggio di Liberti parte da Gibilterra per poi addentrarsi nel bacino del Mediterraneo passando per la Tunisia, Cipro, il mar Egeo, il Fosso di Pomo in Croazia, il canale di Sicilia, il Delta del Po e infine Venezia, toccando tutti gli hotspot in questo momento più utili e cruciali per raccontare il cambiamento in atto.

MA PERCHÉ OGGI il mare nostrum è invaso da specie di pesci aliene spesso minacciose per l’ecosistema marino e per la nostra economia? Perché il Mediterraneo sembra essersi «ristretto» come dice uno dei pescatori intervistati da Liberti? Per colpa dell’uomo. Siamo davanti a un Mediterraneo subtropicale e popolato di creature aliene: granchi blu, pesci scorpione, sciami di meduse, granchi giganti che divorano le vongole, pesci dalle carni velenose. Tutto quello che succede in Mediterraneo è sintomo dell’antropizzazione: dalla pesca a strascico che distrugge le praterie di posidonia oceanica al varco costituito dal Canale di Suez. Dopo l’apertura del Canale sono arrivate in Mediterraneo delle specie indesiderate che hanno colonizzato le acque di Cipro polverizzando le varietà locali a loro volta costrette a emigrare a Nord, sfiancate dall’eccessiva temperatura dell’acqua. (Non tanto diverso, se ci pensate, dagli spostamenti dei migranti climatici).

IL LAVORO DI LIBERTI, già autore di libri importanti sul cambiamento climatico come Terra bruciata (Rizzoli), è uno strumento prezioso e unico nel panorama editoriale italiano perché dà voce non solo ad attivisti e biologi marini, ma a quelli che sono «i veri artigiani del mare, custodi di un sapere ancestrale»: i pescatori. L’autore non si dà per vinto e tenta ogni volta di capire quali sono le soluzioni e le nuove opportunità, quando ci sono, scandagliando tra i pareri degli «eco-ottimisti» e gli «eco-pessimisti». In tutti i casi, come scrive James Sturz «il nostro mondo è cambiato. Dobbiamo cambiare anche noi».

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