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Un punto di vista scomodo anche a sinistra

Un punto di vista scomodo anche a sinistraIl sindaco di Cagliari Massimo Zedda

Campagna abbonamenti Mi perdonerà Luigi Pintor se dal mio piccolo capovolgerò il titolo del suo intervento sul primo numero de Il manifesto. Era il 1969 e lui scriveva sul rapporto tra il […]

Pubblicato quasi 11 anni faEdizione del 3 gennaio 2014

Mi perdonerà Luigi Pintor se dal mio piccolo capovolgerò il titolo del suo intervento sul primo numero de Il manifesto. Era il 1969 e lui scriveva sul rapporto tra il Partito Comunista e la Democrazia Cristiana in quegli anni: «Un dialogo senza avvenire», si intitolava quell’articolo.

Parto da Luigi Pintor per parlare de Il manifesto per due motivi. Perché scrivo dalla Sardegna e da Cagliari, e quindi c’è in comune l’amore per questa terra e questa città. Poi perché la crisi negli ultimi anni ha portato e sta portando alla chiusura o al drastico ridimensionamento di alcune tra le testate giornalistiche più importanti e innovative dell’Isola.

Esperienze, quelle isolane, che per anni hanno affrontato da un punto di vista alternativo, differente, critico – in una parola diverso – argomenti che spesso non sono all’ordine del giorno della cronaca politica, culturale ed economica della stampa generalista.

È quanto ha fatto Il manifesto in questi decenni e nonostante mille difficoltà. Ha affrontato temi, da sinistra, scomodi anche per la sinistra; ha criticato, pungolato, animato il dibattito; ha stimolato la riflessione anche in chi non ne ha mai condiviso la linea politica.

È di questo che abbiamo bisogno in Italia, in questo preciso momento: di punti di vista che siano altro. Sostenere Il manifesto significa sostenere questa necessità e permettere – torno a Luigi Pintor – che questo dialogo del giornale con i lettori abbia invece un avvenire. Che possa essere ancora luogo di confronto e di scontro, quando servirà: ma sia sempre libero e garantito.

 

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