Un premio per la letteratura working class
Narrativa e mondo del lavoro Presentato lunedì 18 dicembre a Roma il Premio letterario Giuseppe Di Vittorio. L'appuntamento alle 12 alla sala Soldini della Filt Cgil di Roma e del Lazio in Piazza Vittorio Emanuele 113. Partecipano, tra gli altri, Filippo La Porta, Simona Baldanzi, Lidia Ravera, Angela Scarparo e Alessandro Pera, che fanno parte della «giuria degli esperti»
Narrativa e mondo del lavoro Presentato lunedì 18 dicembre a Roma il Premio letterario Giuseppe Di Vittorio. L'appuntamento alle 12 alla sala Soldini della Filt Cgil di Roma e del Lazio in Piazza Vittorio Emanuele 113. Partecipano, tra gli altri, Filippo La Porta, Simona Baldanzi, Lidia Ravera, Angela Scarparo e Alessandro Pera, che fanno parte della «giuria degli esperti»
Valorizzare la letteratura working class: romanzi e racconti che pongono il mondo del lavoro, nelle sue molteplici sfumature, al centro della narrazione, promuovendo le voci delle autrici e degli autori che si sono distinti nel raccontarlo e incentivando nuove prospettive narrative. Questo il senso del Premio letterario Giuseppe Di Vittorio che sarà presentato lunedì 18 dicembre (ore 12, presso la sala Soldini della Filt Cgil di Roma e del Lazio in Piazza Vittorio Emanuele 113).
ALL’INIZIATIVA partecipano Filippo La Porta, Simona Baldanzi, Lidia Ravera, Angela Scarparo e Alessandro Pera, che fanno parte della «giuria degli esperti», oltre a Francesco Sinopoli Presidente della Fondazione Di Vittorio e Gino Giove segretario nazionale Cgil. Il Premio, ideato dall’Istituto di ricerche economiche, storiche e sociali del Lazio e promosso insieme alla Fondazione Di Vittorio e alla Cgil di Roma e del Lazio, mira a sostenere e potenziare la letteratura legata al mondo del lavoro, invitando anche «le lavoratrici e i lavoratori a prendere la parola, a raccontarsi e a raccontare, perché la letteratura è uno strumento di conoscenza, di consapevolezza, ma anche di lotta».
TUTTE LE OPERE saranno giudicate da due giurie, quella popolare, formata da lavoratrici e lavoratori, delegate e delegati e quella degli esperti. «Rompere la rimozione dal discorso pubblico del lavoro – scrivono gli organizzatori -, come situazione di vita, come scheletro della società, come luogo e momento di conflitto, scriverne, è una parola in più, un verso, un punto esclamativo o forse interrogativo, una virgola, che aiuta i percorsi a crescere e a essere condivisi».
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