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Un popolo di autori e cantanti

Book Note Ancora una volta è il caso di rifarsi al detto di Thelonious Monk, gran signore dei paradossi che nascondevano architetture logiche fosforeggianti: «Less is more», il meno è il più. […]

Pubblicato 3 mesi faEdizione del 24 agosto 2024

Ancora una volta è il caso di rifarsi al detto di Thelonious Monk, gran signore dei paradossi che nascondevano architetture logiche fosforeggianti: «Less is more», il meno è il più. Nel campo della saggistica musicale non è certo argomento di riferimento, quest’ultimo. Assistiamo spesso alla pubblicazione di volumi ponderosi e poderosi che navigano sul filo delle 500 pagine. L’imponenza cartacea, sia chiaro, a volte è necessaria e benvenuta; d’altra parte chi si assume invece l’ingrato, desublimante aggravio di condensare in poche pagine di sostanza universi mondi va segnalato e lodato, perché quelle magre numerazioni serviranno come riferimenti preziosi per ritrovare e inquadrare un argomento in poche occhiate. Paolo Talanca, critico musicale, giornalista e docente, è una penna agile e motivata. Riesce, con efficacia, a frequentare entrambi gli spazi librari: quello dell’affondo articolato nel particolare, quello del dosaggio accorto di pagine. Al primo caso appartiene un testo di riferimento come Il canone dei cantautori italiani, pubblicato nel 2017, al secondo l’appena uscito, e prezioso Musica e parole/Breve storia della canzone d’autore in Italia (Carocci ed.), splendida cover di Staino. Introduce il tutto, in prefazione Francesco Stella, che insegna Storia e forme della canzone all’Università di Siena, con un appunto proprio sul caso dei testi «pesanti» già apparsi in Italia sull’argomento, quello di Borgna dell’85, il seguente titolo di Paolo Jachia del 1998, e infine la Storia culturale della canzone italiana curata da Jacopo Tomatis, 2019. Si parte da lontano, in questo centinaio di pagine ben scritte che si leggono con crescente curiosità, perché si ha fretta di arrivare al nostro ultimo periodo, quello più difficile da sistematizzare in un «frame» che conosce continua, tumultuosa evoluzione. Ciò che ci è più vicino spesso è in ombra, dal punto di vista dell’inquadramento critico. In ogni caso la prima tappa affonda nella canzone napoletana dell’Ottocento, l’ultima arriva alla trap, Daniela Pes, Alessandro Mannarino, per fare qualche nome. Talanca sceglie di contestualizzare le vicende della canzone d’autore (intesa in un senso allargato che a qualcuno sembrerà anche troppo dilatato) nella rete dei condizionamenti sociali, economici, culturali in cui la stessa nasce, con alterne fortune. Come era ovvio, qualche nome importante resta tagliato fuori, e forse era inevitabile: ad esempio Lalli e i fratelli Severini, cuore dei Gang.

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