Cultura

Un pontificato al settimo cielo

Un pontificato al settimo cieloDisegno di Solinas

Salone del libro Da oggi fino a lunedì la kermesse dell’editoria. Ospite d’onore lo stato della Città del Vaticano, che sbarca per la prima volta al Lingotto facendo leva sulla popolarità di papa Francesco e sulle decine di titoli che sono stati dedicati al nuovo pontefice

Pubblicato più di 10 anni faEdizione del 8 maggio 2014

L’effetto papa Francesco piomba sul 27mo Salone internazionale del libro che si apre oggi al Lingotto di Torino. La Santa sede infatti è stata scelta come «ospite d’onore» del principale appuntamento dell’editoria italiana. È la prima volta che accade. L’invito è stato formalizzato nella primavera dello scorso anno, subito dopo la salita di Bergoglio al soglio pontificio, anche sull’onda del successo popolare e della novità del neoeletto pontefice.

A guidare la delegazione di Oltretevere a Torino è il cardinal Ravasi, presidente del Pontificio consiglio della cultura, il «ministero della cultura» vaticano. L’impegno organizzativo tocca invece alla Lev – la Libreria editrice vaticana, che ha il copyright «in perpetuo e per tutto il mondo» sui discorsi e sugli scritti dei papi –, insieme ai Musei, alla Biblioteca apostolica e all’Archivio segreto vaticano. Il mega stand della Santa sede, nel terzo padiglione del Lingotto, ha la forma di un cupolone fatto di libri ed è ispirato al progetto di Bramante (di cui si sono appena celebrati i 500 anni dalla morte, l’11 aprile 1514) per la nuova basilica vaticana.

Quali libri porterà la Santa sede a Torino? Soprattutto quelli di e su papa Francesco, variamente declinato, il brand di maggior successo in questo periodo, spesso associato alla parola «rivoluzionario», uno dei vocaboli preferiti dai mezzi di informazione da affiancare a Bergoglio. «La rivoluzione di Francesco nella comunicazione globale» è ad esempio il titolo dell’incontro organizzato in sinergia con Rizzoli l’11 maggio, con il critico televisivo Aldo Grasso, il filosofo Giovanni Reale e i due principali spin doctor di Bergoglio, il direttore della sala stampa vaticana, Lombardi, e il direttore del quindicinale dei gesuiti Civiltà Cattolica, Spadaro (che secondo alcuni potrebbe essere proprio il successore di Lombardi alla sala stampa). Verrà presentata l’ultima novità editoriale «firmata» papa Francesco: la raccolta delle omelie pronunciate durante le messe mattutine a Santa Marta, curata proprio da Spadaro (La verità è un incontro. Omelie da Santa Marta, Rizzoli). Insieme a due libri-intervista con Bergoglio, in realtà due interviste già pubblicate mesi fa, ancora di Spadaro su Civiltà Cattolica e di Ferruccio De Bortoli sul Corriere della Sera, trasformate da Rizzoli in altrettanti volumi: La mia porta è sempre aperta e Il papa è una persona normale (di prossima uscita). E a conferma che il binomio lessicale Francesco-rivoluzione va per la maggiore, la Santa sede ha promosso, domenica, anche la presentazione del libro della giornalista argentina Elisabetta Piqué Francesco. Vita e Rivoluzione (Lindau), affidata a due intellettuali che di rivoluzionario hanno davvero ben poco: il direttore dell’Osservatore romano Giovanni Maria Vian e la storica Lucetta Scaraffia.

Bergoglio, oltre agli eventi targati Santa sede, è il protagonista anche della principale sezione tematica del Salone, «spiritualità e religioni» – almeno 20 presentazioni di libri sul papa –, segno che il Vaticano guest star ha avuto un effetto trascinamento sull’intero programma. Insomma papa Francesco superstar, a Torino ma anche nel più ampio panorama dell’editoria cattolica e non di questi tempi. Del resto sono libri che si vendono, almeno finora. Lo dimostrano le sono decine di titoli di e su Bergoglio pubblicate in poco più di un anno di pontificato. Persino le laicissime librerie Feltrinelli hanno interi scaffali di libri sul papa. Gli editori non si preoccupano troppo della qualità, piuttosto scadente: opere apologetiche, se non già agiografiche, molte per bambini, alcune «fantareligiose». Una per tutte: Il papa che ama il calcio. La storia emozionante del bambino che è diventato papa Francesco, di Michele Part (Mondadori).

Le eccezioni che non si limitano ad esaltare acriticamente ma che tentano di problematizzare Francesco e il suo pontificato sono poche. Massimo Faggioli, storico italiano trapiantato in Usa, e anche per questo con una visione meno romanocentrica, con il volumetto Papa Francesco e la Chiesa-mondo (Armando), che appunto guarda ad una Chiesa cattolica romana «oltre Roma». Poi Marco Politi, per 20 anni vaticanista di Repubblica, ora al Fatto quotidiano, con Francesco tra i lupi. Il segreto di una rivoluzione (Laterza, presentato oggi a Torino da Michela Murgia e Gian Enrico Rusconi). Sebbene anche Politi non resista alla tentazione di usare la parola «rivoluzione», il libro mette a tema alcuni nodi della Chiesa cattolica lasciati in eredità dai precedenti pontificati – dallo Ior al governo della Curia, dalle donne agli omosessuali –, le possibili riforme e le resistenze interne che quindi rivelano «una rivoluzione dall’esito incerto». Decisamente fuori dal coro è Caro Francesco. Venticinque donne scrivono al papa, dell’editore trapanese Il pozzo di Giacobbe (che al salone presenta anche un interessante libro su Chiesa e mafia, Dalla mafia liberaci o Signore, di Cosimo Scordato, prete all’Albergheria di Palermo). Donne con storie e provenienze sociali e culturali diverse, tutte impegnate per la pace, i diritti umani e la giustizia scrivono senza reticenze 25 brevi lettere su 25 parole che sono altrettanti temi scottanti e questioni urgenti da affrontare per la società e per la Chiesa, da armi a donne, da giustizia sociale a periferie, da poveri, a schiavitù (presentazione domenica 11 con l’ex parlamentare di Rifondazione comunista Patrizia Sentinelli e la scrittrice Dacia Maraini).

La presenza di Bergoglio è «ingombrante», ma il panorama dell’editoria cattolica (oltre 4mila titoli l’anno e una fetta di mercato di quasi il 10%) non si esaurisce con i titoli sul papa. E anche fra le ultime novità ci sono libri che indagano e interrogano il mondo cristiano con un approccio alternativo.

Il volume di Adriana Destro e Mauro Pesce, La morte di Gesù (Rizzoli) è un esempio, che ribalta, o semplicemente vede da un altro punto di vista, la vita e la morte di Gesù. Il suo messaggio e la sua azione – la tesi degli autori – erano finalizzate al capovolgimento del mondo e della sua ingiustizia, per questo fu ucciso contro la sua volontà. Allora il modello che Gesù propone non è il sacrificio per la salvezza di un’umanità generica, ma una vita radicale di contestazione. Il Regno di Dio, non la morte.

Oppure i libri che raccontano la Chiesa di base, sempre ai margini dell’informazione mainstream. Tre titoli, freschi di stampa. L’autobiografia di Giovanni Franzoni (Autobiografia di un cattolico marginale, Rubbettino), l’ex abate di San Paolo a Roma, costretto alle dimissioni dal Vaticano per le sue posizioni politiche di sinistra, tutt’ora fra i protagonisti del movimento delle Comunità di base. Compagni di strada (Laterza) di Pierluigi Di Piazza, prete di frontiera friulano che racconta il suo impegno per una Chiesa evangelica e una società giusta insieme a credenti come i vescovi Tonino Bello e Oscar Romero e a laici come Margherità Hack e Beppino Englaro. E Don Gallo e i suoi fratelli, così diversi così uguali, di Giovanna Benetti (Il segno dei Gabrielli), ad un anno dalla sua morte, il 22 maggio 2013. «Una volta gli chiesero cosa pensasse della Trinità», scrive Vito Mancuso nella prefazione. «Egli rispose che non si curava di queste sottigliezze dogmatiche, perché gli importava solo una cosa: che Dio fosse antifascista!». La sintesi del messaggio esistenziale e spirituale di don Gallo.

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