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Un poliziotto nel tunnel. Lo show Sì Tav di Salvini

Un poliziotto nel tunnel. Lo show Sì Tav di Salvini – LaPresse

Il capo cantiere Il ministro a Chiomonte: «L’opera può essere rivista, ma è un’opera che serve»

Pubblicato quasi 6 anni faEdizione del 2 febbraio 2019
Maurizio PagliassottiCHIOMONTE (TORINO)

Il movimento Notav , nella sua storia ultra decennale, ha attraversato molti scenari foschi: mai però aveva ipotizzato di vedere un ministro presentarsi nel cuore della val Susa e allestire, vestito da poliziotto, uno show pro tav a nome di un governo in cui siedono i 5 Stelle, eletti proprio con i voti del mondo Notav.
Tutto appariva vagamente surreale ieri mattina a Chiomonte, distonico rispetto alla lineare storia Notav. I ministri al cantiere di Chiomonte arrivavano in elicottero, o di nascosto: ieri Matteo Salvini ha dato una manifestazione di potenza non solo in casa del movimento, ma dello stesso M5S.

SI FA ATTENDERE Salvini, come una rock star che ritarda l’inizio del concerto, creando così l’attesa. In molti pensano che sia andato a Claviere, a salutare i poliziotti che da Ottobre ha schierato en plein air a proteggere l’Italia dall’invasione della Francia attraverso i migranti irregolari rimbalzati.
E ci sarebbe anche la chiesetta trasformata in rifugio da celebrare con un selfie, sgomberata proprio per volontà del ministro: chiesetta che oggi su finestre e porte espone massicci lucchetti d’acciaio.

Ma sono tutti falsi messaggi buttati in pasto ai manifestanti affinché se ne vadano. Però quelli restano.
Quaranta centimetri di neve, tempo da lupi e la lunga attesa del plenipotenziario ministro: questo lo scenario in cui si danno appuntamento circa cento attivisti Notav – assenti i 5 Stelle, accorsi però a contestare il governatore Chiamparino solo pochi giorni fa ad Avigliana – buona parte dei quali riconducibili al centro sociale Askatasuna di Torino.

APPUNTAMENTO alla centrale elettrica di Chiomonte, dove nel 2011 si radunarono ventimila persone per riuscire a recuperare i terreni ceduti alle forze dell’ordine il 3 luglio, dopo un lungo assedio corredato dal lancio di centinaia di lacrimogeni. Nessun atteggiamento aggressivo da parte dei manifestanti: qualche coro di sberleffo e palle di neve lanciate da lunga distanza che si disfano contro gli scudi e le armature dei militari. Un affronto insopportabile che porta a una carica a freddo, condita da qualche calcio da parte dei poliziotti, e a qualche attimo di tensione. Manifestazione di forza che si abbatte prevalentemente sugli anziani che non riescono a correre via e ricevono così diversi colpi. E saranno 45 i manifestanti identificati.

Per l’intera mattina, la situazione rimane stabile: polizia in assetto antisommosa ferma sotto il gigantesco murale fatto da Blu, in cui si vede un eurocrate carponi, la cui testa invisibile entra dentro la zona rossa del cantiere dell’alta velocità, che defeca denaro. Dietro di lui un sindaco con fascia tricolore, nella stessa posizione raccoglie una manciata delle feci sonanti e se ne ciba. E poi un costruttore, un giudice con parrucca e toga, e poliziotti.

ESCONO I PRIMI commenti sulle parole del ministro, che dentro il cantiere si muove come una stella del cinema sul tappeto rosso: parole che suonano come una dichiarazione di guerra per i Notav, seppur imbellettate per non bullizzare troppo il tremebondo alleato di governo: «E’ un’opera utile che può essere rivista – concede infatti Salvini -, si può ridurre l’impatto ambientale. Ma è un’opera che serve».

Salvini e i Notav sono lontanissimi: il primo si muove dentro un cantiere fermo da tempo, ma che trova ben parate a favor di telecamera ruspe, giubbetti gialli e caschi. I secondi sono relegati in un punto così lontano, circondati, da non poter nemmeno riuscire a far giungere la voce dei molti cori che intonano.

IL MINISTRO PARLA di rivisitazione del progetto e di risparmi, ipotesi ultra decennali che vengono recuperate dal cassetto dei ricordi. Ma la «apertura» a un nuovo Tav, che prevede la conferma del tunnel di base in cambio della cancellazione della comica mega stazione ferroviaria di Susa – un complesso fanta architettonico distante un chilometro dal paese – non è la promessa che calmerà gli animi. Se questa astuzia dovesse essere individuata come soluzione per non far cadere il governo, in val Susa non verrà mai accettata. Forse qualche fanatico 5 stelle potrebbe perfino compiacersi, ma buona parte del movimento tornerebbe sulle barricate. Sono i commenti che in valle si sentono ovunque, e che ieri venivano chiaramente ripetuti da chi manifestava davanti al cancello di Chiomonte.

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