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Un pianeta di nome Virna (Lisi)

Un pianeta di nome Virna (Lisi)

Estratto Ieri si è inaugurata la mostra «Virna Lisi. Diva e antidiva» a Jesi, cittadina delle Marche dove l’attrice è cresciuta. Pubblichiamo un breve estratto dal saggio del curatore dell’esposizione e del volume (Danilo Montanari Editore, in collaborazione col Centro Sperimentale di Cinematografia) uscito per l’occasione

Pubblicato 11 mesi faEdizione del 16 dicembre 2023

Poche grandi attrici della sua generazione a non aver sposato un produttore o a non essersi legata a un uomo di cinema, proprio per poter esercitare meglio quella sana separazione tra vita professionale e vita privata. Negli articoli dei vari magazine che tra gli anni ’50 e ’60 trattano di lei, si sottolinea spesso questo aspetto, con presentazioni del tipo: «Nella giungla della ‘dolce vita’ romana Virna Lisi è un esemplare assolutamente unico e strano. È arrivata al successo per strade che a una normale aspirante attrice sembra follia percorrere» In un altro pezzo si sottolinea come non sembri neppure un’attrice: «Il viso è senza trucco, nemmeno un filo di rossetto sulle labbra. I lunghi capelli sono raccolti e tirati a crocchia sulla nuca. Sembra, le dico, una insegnante di un college americano. Il paragone la entusiasma».

Interprete singolare che non ha mai interrotto la sua carriera partecipando a circa 130 opere ne campo del cinema e della televisione. senza tuttavia trascurare alcune esperienze teatrali, al fianco di registi del calbro di Strehler e Squarzina, Virna Lisi ha attraversato sei decenni di storia italiana, senza mai rincorrere il successo ad ogni costo, pur essendo ormai ampiamente ripagata dalla popolarità e dall’affetto del suo pubblico. Dotata di personalità e di presenza scenica non certo meno di Anna Magnani e Sofia Loren, di una vena sanguigna come Giovanna Ralli, di un grande magnetismo come Silvana Mangano, di un fascino e di un’eleganza mai fredda come Lea Massari, ma anche – a tratti – di un’aura intellettuale che l’accomuna alla prima Monica Vitti, Lisi ha vissuto la sua ascesa nel mondo dello spettacolo in modo del tutto naturale e senza mai scendere a compromessi.

Difficile classificare Virna Lisi, incasellarla, così come è difficile indovinare se propendesse di più per il comico o per il drammatico. Spesso si pensava a lei come una sorta di ripiego, dopo che altre attrici avevano rifiutato la parte, ma non per questo si è mai sentita offesa. La sua presenza, anzi, era considerata una sicurezza per il film, garanzia di professionalità. Lontana dai capricci di una primadonna, Virna Lisi ha sempre affrontato il lavoro di attrice come qualcosa da far bene, con impegno e rigore, ma nient’altro che un mestiere. Da interrompere cioè a una certa ora e da riprendere il giorno dopo.

Con la stessa umiltà – come ha dichiarato in più di un’occasione – pochi anni dopo l’inizio della sua brillante carriera, quando era già nota agli spettatori anche grazie a una serie di sceneggiati televisivi, Virna Lisi ha deciso di mettersi seriamente ad apprendere l’arte della recitazione. Come se avvertisse la necessità di ripensare daccapo il suo mestiere, non solo di perfezionarlo . È solo soffermandosi su questo suo modus operandi che è possibile cogliere fino in fondo chi è stata davvero Virna Lisi, donna e interprete. E, attraverso di lei, capire uno dei possibili approcci a questo misterioso gioco che è indossare i panni dell’Altro.

E poi c’è la sua bellezza. Radiosa, quasi aliena. Una bellezza che fa leva su due elementi: gli occhi e il sorriso, che sarà celebrato da una famosa pubblicità, quella del dentifricio Chlorodont. E, accanto alla bocca, nell’angolo destro, questo piccolo e inconfondibile neo. Un articolo apparso sul settimanale “Epoca” nel 1962 a firma di Giuseppe Grazzini, dal titolo «Virna di Ferro», comincia con queste parole: «Virna Lisi ha venticinque anni e un minuscolo neo sull’angolo della bocca. Questo neo è enormemente importante, per chi parla con Virna Lisi. Senza questo neo ci si perderebbe in una bellezza perfetta, così perfetta da non avere più alcun rapporto con la realtà, così astratta da non richiamare più nulla, neppure l’ammirazione. Fortunatamente, invece, c’è il neo: piccolissimo, grazioso, settecentesco, ma sempre un neo, come possono averlo tutti».

Nel rivedere tutte insieme le figure cui ha dato vita nella sua carriera, non si può che apprezzare la sua innegabile bravura, senza tuttavia avvertire il rammarico poiché avrebbe potuto dare ancora di più se diretta da molti altri registi che, soprattutto tra gli anni ’60 e ’70, hanno rivoluzionato il cinema italiano. Peccato che Antonioni, con cui ha lavorato a teatro, non l’abbia chiamata a interpretare uno dei suoi film. Peccato che non sia mai stata diretta da un autore come Visconti e neppure da Ettore Scola, mentre Risi e Monicelli avrebbero potuto sfruttare meglio e in più occasioni il suo talento. Ma la storia del cinema non si fa con i se, purtroppo, e va aggiunto che sono tanti i ruoli che Virna Lisi ha rifiutato: da Barbarella di Vadim a La califfa di Bevilacqua, da Belle de jour di Buñuel a Il portiere di notte di Cavani. Ruoli poi assegnati a grandi dive straniere che Lisi avrebbe tranquillamente eguagliato: Jane Fonda, Romy Schneider, Catherine Deneuve, Charlotte Rampling. Tuttavia non sono certo pochi i ruoli in cui continuiamo ad ammirarla e che ha saputo disegnare con grande abilità: dall’ambiziosa Liliana di La donna del giorno alla signora Ford di How to Murder Your Wife (Quine), dalla candida Milena di Signore e signori (Germi) all’ammaliante protagonista di Arabella (Bolognini), dalla folle idealista di Tenderly (Brusati) alla folle invasata di Al di là del bene e del male (Cavani), dalla prostituta sentimentale di La cicala (Lattuada) all’anziana Caterina de’ Medici accecata dalla ragion di stato di La Reine Margot (Chéreau). Sono solo alcuni personaggi di una vasta galleria che vale la pena esplorare più a fondo per tentare di raccontare le peculiarità e le costanti recitative di Virna Lisi.

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