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Un nuovo anno

Finestre di Orosia Un nuovo anno. Gran parlare in questo inverno di neve: poca qui sulla Serra di Ivrea. Giorni di tanta nebbia che si condensa sui prati e giorni di sole pieno […]

Pubblicato quasi 6 anni faEdizione del 12 gennaio 2019

Un nuovo anno. Gran parlare in questo inverno di neve: poca qui sulla Serra di Ivrea. Giorni di tanta nebbia che si condensa sui prati e giorni di sole pieno nel cielo infreddolito. Gran parlare di cambiamento nel Paese, ma anche segnali di incertezza e solitudini in un mondo dove l’Altro, soprattutto se diverso, risuona come pericolo. Qui al cohousing ci si sforza nel continuare a pensare ad un Noi, ma non è più chiaro quale luogo e tempo possa abitare, per cosa, per dove. Così per l’Anno nuovo ci regaliamo un libro, non per “la comunità”, ma un libro per ciascuno.

Un libro per parlare di qualcosa che non si sa dire, per cercare qualcosa che non si ricorda, che non si conosce. Un libro come incontro con un altro mondo, lingua, pensiero. Come un incontro importante, un libro ci cambia. Massimo Recalcati, psicoanalista, in “A libro aperto. Una vita ed i suoi libri” (MI 2018), scrive di quanto una vita, anche la sua, coincida con i propri libri. Il libro è apertura, mare, a meno che diventi oggetto di culto ed allora diventa “muro”. La lettura è esperienza profonda “quando non sono più io che leggo il libro, ma è il libro che mi legge.”, mettendo in contatto con pagine della nostra storia, del libro che noi siamo.

Recalcati, per chiarire ciò, in una presentazione del libro cita Lacan, nella nostra somiglianza a quell’antico schiavo che porta un messaggio al destinatario inciso sulla nuca rasata, in modo da non poterlo leggere. Sono incise sulla nostra nuca parole e messaggi dei genitori e delle generazioni che ci hanno preceduto. Sono il deposito inconscio, quello che Lacan chiama LALANGUE (Lalingua): nostra prima lingua. E’ la lingua del corpo, che non ha alfabeto condiviso. Lingua di significati, suoni, emozioni, affetti, atmosfere, lingua di chi ci ha accuditi nell’infanzia, nelle condizioni di fragilità originaria.

La Langue viene rimossa con l’apprendimento del linguaggio, ma vi persiste sotto come brace che può essere riattivata dalla lettura. Il libro tocca le corde più interne, quando vi troviamo qualcosa che non siamo in grado, né di dire, né di vedere, ma che sentiamo appartenerci profondamente. Così ricordiamo i libri importanti che ci hanno segnato. Così l’Ernesto parla dei libri di Marx. Pier e Carlo parlano dell’Odissea e dei loro Ulisse , Lola e Anna dei potenti sentimenti in “Cime tempestose” di Emily Bronte, Aurora dei suoi libri di filosofia, Luigi del Vangelo. Sono libri che hanno orientato nelle singole vite, ma anche libri che ci hanno portato a cercare esperienza di un Noi solidale, di vicinanza. Un Noi solidale come parola incisa sulla nuca rasata, come brace che un soffio riaccende.

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