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Un neonazista come presidente di regione

Un neonazista come presidente di regioneMarian Kotleba – Reuters

Slovacchia Dalle urne in Banska Bystrica esce vincitore Marian Kotleba. Un voto-shock che turba l'Europa

Pubblicato quasi 11 anni faEdizione del 28 novembre 2013

Domenica scorsa la Slovacchia ha scioccato mezza Europa. Alla testa della regione di Banska Bystrica è stato infatti eletto Marian Kotleba, che ha un non lontano passato da militante neonazista. Al secondo turno delle regionali sfidava il candidato socialdemocratico Vladimir Manka, che aveva sfiorato la vittoria al primo turno.

L’arrivo al secondo turno del candidato del Partito popolare Nostra Slovacchia (Lsns) aveva stupito i commentatori politici, in quanto il partito è accreditato a livello nazionale intorno al 2%. Kotleba, dato per perdente, si è invece imposto con ben il 55% delle preferenze. La partecipazione alle consultazione nella regione ha oltrepassato quella delle altre regioni, ma solo il 25% degli elettori si è recato alle urne. Un dato, che testimonia la disaffezione slovacca per l’istituzione delle regioni, viste come un poltronificio per i politici e i loro amici.

Per conquistare gli elettori, Kotleba ha puntato sulla carta anti-Rom, promettendo di tagliare «i privilegi ai parassiti tzigani» e di «pulire le discariche (le baraccopoli, ndr) dalla lordura dei Rom». Nella precedente campagna elettorale del 2009 affermazioni simili gli valsero alcune denunce penali per incitazione all’odio razziale, poi tutte archiviate.

La carta anti-tzigana e lo slogan della «Slovacchia agli Slovacchi», che esclude anche la numerosa minoranza magiara del sud del Paese, ha vinto le remore che poteva suscitare il passato del candidato della Lsns. Kotleba è stato infatti dal 2003 al 2007 il segretario generale del minuscolo partito neofascista Slovenska pospolitost, sciolto nel 2007 per incitazione all’odio razziale e per manifesta incostituzionalità. Il partito voleva infatti riabilitare lo Slovensky Stat, la Repubblica fascista fantoccia nata nel 1939 dopo l’invasione nazista della Cecoslovacchia, e il suo capo di stato, monsignor Josef Tiso.

Tuttavia il passato di Kotleba non sembra suscitare inibizioni neppure tra molti degli eletti nel nuovo consiglio regionale della regione di Banska Bystrica. La legge elettorale slovacca infatti non prevede bonus per il partito del presidente della regione e così Kotleba dovrà cercare alleati politici per formare una maggioranza. «Non possiamo ridurre la regione a una persona – ha fatto giá sapere il sindaco del capoluogo, il socialdemocratico Michal Bagacka – Saremo costruttivi e valutaremo caso per caso ogni proposta». Opinioni simili arrivano anche da consiglieri del centrodestra.

«La vittoria di Kotleba è frutto di una destra, secondo cui l’Anticristo, Satana, Mussolini e Hitler, sono preferibili alla socialdemocrazia e allo Smer (il Partito socialdemocratico slovacco, ndr)», ha detto il premier e leader indiscusso dello Smer Robert Fico. Secondo il politologo Tomas Koziak invece «l’elezione è una disfatta per tutta la società, essendo i voti per Kotleba arrivati sia da destra che da sinistra».

Nel complesso le elezioni regionali sono state un trionfo per Fico. Tranne che nella regione di Bratislava, che ha eletto con il quasi 75% il candidato del centrodestra Pavol Freso, il suo partito Smer ha vinto nelle restanti sei regioni. Fico, tornato a capo del governo nel 2012 conquistando una maggioranza assoluta alla Camera, è forse l’unico leader dell’eurozona a non perdere consensi significativi nelle elezioni di medio termine.

Il leader socialdemocratico ama apparire come un uomo dalla parlata un po’ rude e dalle maniere spicce, insomma come uno «vicino al popolo». Ma nonostante una certa radicalità verbale, Fico non ha fatto grandi cambiamenti rispetto ai governi del centrodestra. Ha mantenuto una delle più basse aliquote sul reddito delle persone giuridiche e fisiche, potendo rinunciare alle entrate grazie alle generose sovvenzione piombate sul paese dai fondi europei. Si è tenuto amica la Chiesa cattolica, ancora molto influente in Slovacchia, e così il Paese è assieme alla Polonia e all’Italia uno dei pochi stati dell’Ue a non avere una forma di convivenza civile delle coppie dello stesso sesso riconosciuta dallo Stato.

Stesso discorso anche per la legislazione mirante a ridurre le differenze di genere, mentre il governo ha rimesso mano alla sanità e al sistemo pensionistico, riducendo il peso dei fondi pensione privati. Insomma anche in Slovacchia la socialdemocrazia ha saputo essere molto di governo e poco di lotta.

 

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