Spesso la biografia di presidenti o personalità famose ha dato vita, come nel caso dello struggente Evita di Andrew Lloyd Webber (e, di conseguenza, della straordinaria trasposizione con Madonna), a ritratti strazianti e intimisti, ben lontani dallo sberleffo e dalla facile satira che un politico a volte può scatenare.
Esistono poi opere teatrali musicali – sicuramente non numerose – che hanno cercato di raccontare, attraverso le esperienze dei vari politici, la storia di una nazione, non limitandosi solo alla parodia, ma spingendo il pedale soprattutto sui lati umani dei protagonisti. Lavori a volte non rimasti a lungo in cartellone, altre volte stroncati da critiche impietose e in cui la musica ha giocato, nel bene o nel male, un ruolo cruciale. Ecco quelli che negli ultimi anni, anche qui con valutazioni varie e variegate, hanno fatto più parlare di sé.

L’ANTI APARTHEID
Madiba le musical è uno spettacolo musicale francese che affronta la vita di Nelson Mandela, scritto da Jean-Pierre Hadida (testi-musica e libretto) coadiuvato dalla brava Alicia Sebrien, con la partecipazione creativa di Emmanuelle Sebrien e del rapper Lunik Grio. Il titolo dell’opera si rifà al nomignolo dato al presidente sudafricano all’interno della sua tribù di appartenenza, quella dell’etnia Xhosa, un gruppo di origine bantu. Il musical ha canzoni molto varie, ma predilige soprattutto ballate lente con innesti rap, piene di parole che aprono squarci a immagini potenti. La migliore, Soweto, scritta da Hadida con Lunik Grio, recita come una poesia «Y’a trop de haine, y’a trop de maux dans le ghetto de Soweto Soweto, y’a trop de haine, y’a trop de maux» («C’è troppo odio, c’è troppo male nel ghetto di Soweto Soweto, c’è troppo odio, c’è troppo male»).
La stessa ispirazione ha portato allo sviluppo di Mandela-A Revolutionary Musical, uno spettacolo stavolta inglese, basato su un libretto originale di Laiona Michelle, con musica e testi di Greg Dean Borowsky, Shaun Borowsky, e Bongi Duma. Quest’opera ha beneficiato della collaborazione con Nandi Mandela, nipote dell’ex presidente, e della sua famiglia. «Come disse una volta mio nonno – ha dichiarato Nandi -, la musica ha il potere di liberarci per sognare, per unire le persone come una sola voce, e speriamo che anche questo musical possa riuscire a farlo». Purtroppo le critiche non si sono fatte attendere e la giornalista Arifa Akbar, sulle pagine del Guardian, stronca l’opera così: «Ottime performance non possono nascondere i limiti di questo racconto superficiale sul grande liberatore del Sudafrica. Con canzoni sciroppose, pedanti e inerti». Non sono queste però le uniche opere musicali ispirate al leader sudafricano, si pensi a Mandela Trilogy, opera scritta e diretta da Michael Williams e prodotta dalla Cape Town Opera (la principale struttura produttiva di ambito operistico attiva in Africa) che ripercorre la vita del rivoluzionario sudafricano attraverso tre atti in altrettante «tinte» musicali, incentrati su alcune delle principali svolte della sua esistenza, partendo dalla giovinezza nella regione del Transkei, fino alla storica pagina legata all’epilogo dell’apartheid. Da noi debuttò con buone critiche durante il Ravenna Festival del 2016.

TESTIMONIANZE
Uno dei fatti più drammatici della storia italiana è stato senza dubbio il sequestro di Aldo Moro; all’evento si è dedicato anche Piombo. Una canzone vi seppellirà di Gipo Gurrado, realizzato dalle compagnie Tiktalik Teatro e Odemà, venne presentato, tra le varie tappe, dal 2 al 4 marzo 2018, a Bologna, al Teatro di Vita nell’ambito della stagione «antifascista» intitolata Di tutta l’erba 1 fascio. Il musical, basato sui documenti e sulle testimonianze dell’epoca, si prefigge come rilettura critica e originale degli eventi, un esperimento di teatro politico che punta a coinvolgere il pubblico in una riflessione sul passato e sul presente del nostro paese.
Gipo Gurrado si è fatto conoscere per le colonne sonore originali di oltre 60 spettacoli teatrali tra danza e prosa con numerose compagnie in Italia e all’estero, ma anche per interessanti lungometraggi (Diari di Attilio Azzola e Insula di Eric Alexander), cortometraggi, documentari e a produzioni discografiche. Il 29 marzo 2023 ha, invece, debuttato a Londra Berlusconi. A New Musical, un musical che ripercorre gli episodi più controversi della vita di Silvio Berlusconi che proprio 30 anni fa, il 26 gennaio 1994 annunciava la «discesa in campo» con il noto video di 9 minuti «L’Italia è il paese che amo»: con la debita sonorizzazione e coreografia anche quello poteva trasformarsi in un mini musical; dal canto suo Berlusconi. A New Musical – subito ribattezzato dalla stampa «Evita sotto acido» – vanta una produzione di primo piano: scritto da Ricky Simmonds e Simon Vaughan, diretto da James Grieve e prodotto da Francesca Moody, nota per aver lavorato sulla serie cult Fleabag. A indossare i panni dell’ex premier l’attore e ballerino Sebastien Torkia, già comparsa in successi come Mamma Mia!, Aladdin, The Phantom of the Opera, ma anche interprete dello «scult» musicale ideato da Christian De Sica, The Clan.
Chiari gli intenti ironici del lavoro, già dal lancio ufficiale: «L’ex crooner di navi da crociera diventato multimiliardario e primo ministro italiano… il tanto diffamato, incompreso, umile uomo del popolo Silvio Berlusconi!». Le canzoni presenti all’interno del musical – lungo e banale per tanta stampa inglese – sono Bunga Bunga, Thank Goodness for Silvio (che riprende Meno male che Silvio c’è, l’inno a Berlusconi per la sua campagna elettorale del 2008), For Italy o My Week End with Vladimir, che ironizza sull’amicizia tra Berlusconi e Putin.
E così fino a Here Lies Love, il musical di David Byrne e Fatboy Slim sull’ex First Lady delle Filippine Imelda Marcos; a chi lo ha accusato di aver celebrato una dittatrice, Byrne ha risposto che l’opera documenta come Imelda Marcos sia «cambiata nel tempo» e come sia stata «corrotta dal potere». Il musical è l’adattamento dell’omonimo album di Byrne e Fatboy Slim del 2010 con ospiti 22 cantanti tra cui anche Tori Amos, St. Vincent, Cyndi Lauper, Sharon Jones e molte altre, che si alternano nel ruolo di Imelda e di Estrella Cumpas, la tata che l’ha cresciuta e le è stata accanto. Nel 2013 il disco approda per la prima volta in teatro (off-Broadway) e dieci anni dopo ci è tornato – stavolta a Broadway – per chiudere i battenti proprio di recente, lo scorso 26 novembre; mentre le Filippine si impoverivano drammaticamente, mentre vigeva la legge marziale decretata da Ferdinand Marcos, il marito dittatore, presidente del Paese dal 1965 al 1986, Imelda – da sola e con il marito al centro di numerosi processi – viaggiava spesso all’estero nel lusso più sfrenato (nota la collezione di 3mila paia di scarpe acquistate con i soldi pubblici) frequentando anche lo Studio 54 di New York; e la riproduzione di quella discoteca diventa il cuore di Here Lies Love, con una vertigine di brani dance/pop/disco che non puntano – come succede spesso nei musical – a suggerire un personaggio dall’interno ma lasciano decidere gli spettatori incorporando soprattutto frasi a effetto dell’ex dittatrice come «it takes a woman to do a man’s job», ci vuole una donna per fare il lavoro di un uomo, pronunciata dopo la malattia del marito. Il risultato è un musical che rifugge da un lato dall’agiografia di Evita e dall’altro dagli aspetti più oscuri della protagonista lasciando aperti terreni di mezzo che nel caso di Imelda non possono esistere.