Cultura

Un museo della scienza triste che diverte i suoi visitatori

Un museo della scienza triste che diverte i suoi visitatori – Foto di Charlotte Donker

Nuovi luoghi Apre oggi a Parigi Citéco, la «città» dove si spiega l’economia, nel palazzo che era l'abitazione del banchiere Emile Gaillard

Pubblicato più di 5 anni faEdizione del 14 giugno 2019

La scienza triste ha il suo museo, oltretutto divertente ed efficace. Apre oggi a Parigi, nella parte più chic del XVII arrondissement, Citéco, La Cité de l’economie (1, place du Général Catroux), il primo museo in Europa (nel mondo esiste solo un altro esempio, il Mide in Messico) dedicato alla storia economica e alla conoscenza dei fondamentali di questa scienza sociale.
Il progetto è della Banque de France, che dal 2015 ha anche una missione di educazione all’economia. L’economia che qui viene spiegata è quella che viviamo, ma i contenuti del percorso, molto ludico e interattivo, non sono solo un’agiografia del capitalismo, perché cercano di dare un senso ai grandi dibattiti che scuotono la società attuale e fanno riferimento a diverse soluzioni.

L’EDIFICIO STESSO, che ospita Citéco, è eccezionale. Era l’abitazione di un banchiere, Emile Gaillard il quale, venuto da Grenoble a Parigi, comprò nel 1878 un terreno in una zona di nuova urbanizzazione, che poco per volta si trasformò in un quartiere abitato dalle grandi famiglie abbienti, i Peugeot, i Guerlin, i Michelin. Gaillard, musicista dilettante e pianista melanconico allievo di Chopin (che gli dedicò una Mazurca in la minore), era anche un collezionista di arte medievale e rinascimentale e così fece costruire dall’architetto Jules Février una «follia», un pastiche dell’ala Luigi XII del castello di Blois, con torri, doccioni a forma di delfino, un’enorme scalinata monumentale che dissimula una sfinge con l’effigie del proprietario, boiseries autentiche e rifatte in stile, vetri policromi, sala da ballo e spazi per ospitare la sua collezione.
Dopo la morte di Gaillard e una crisi finanziaria degli eredi, nel 1919 il palazzo è stato acquisito dalla Banque de France, per una cifra irrisoria rispetto al suo valore. L’architetto Alphonse Defrasse ha conservato lo stile del palazzo e lo ha adattato per la succursale della Banque de France, che chiuse definitivamente nel 2006.
Citéco è anche un percorso all’interno di una vecchia sede bancaria: la sala delle cassette di sicurezza, per esempio, su due livelli con 112 armadi fortificati e 3874 cassette, ha un sistema di protezione unico al mondo, con un fossato riempito d’acqua come in un castello medievale, un pavimento (in marmo) che scivola sotto un muro – tipologia ponte levatoio – per isolare la sala di notte, dei guardiani che controllano da una navicella sospesa che scorre su un binario sopra il fossato (negli anni ’20, una leggenda metropolitana aveva diffuso la notizia che ci fossero dei coccodrilli).

ALL’INTERNO di queste sale, dall’appartamento di Gaillard poi trasformato in uffici di direzione fino alle cassette e alla zona degli sportelli, è stato allestito un percorso in sei tappe, su 2400 mq su tre livelli (in più c’è una zona nuova, sui tetti, per le mostre temporanee). Le prime tre sezioni del museo descrivono le nozioni fondamentali dell’economia, la situazione attuale con riferimenti alla storia e attenzione ai dibattiti di idee: lo scambio, i protagonisti e i mercati. Le due successive abbordano prima le instabilità e le crisi, poi i tentativi di regolazione da parte delle istituzioni, nazionali e internazionali. L’ultima parte – «Tesori» – presenta oggetti legati all’attività bancaria.
In ogni sezione, «giochi» individuali o collettivi, manipolazioni meccaniche, spezzoni di film, foto, oggetti, grandi schermi permettono di affrontare i caleidoscopici temi dell’economia.
L’approccio è sempre pratico, parte da problemi che tutti affrontano. L’opera dell’artista inglese Thomas Thwaiters, che per mesi ha percorso il mondo per cercare di costruire un tostapane, illustra l’impossibilità di fare tutto da soli e la necessità di collaborare e di specializzarsi. C’è qui la storia della moneta come strumento di misura degli scambi.
La seconda «sequenza» si apre con uno scanner di aeroporto: oggetti quotidiani (come un paio di jeans) possono essere fatti passare sotto lo scanner e rivelano da dove vengono i loro componenti, il lavoro che li ha prodotti (se i britannici avessero visto questo probabilmente non avrebbero votato Brexit). Altri «giochi» permettono di mettersi nelle vesti di un banchiere centrale che deve stabilire il tasso di sconto o di una banca commerciale che deve concedere prestiti. O di mettersi nei panni di un imprenditore o di pescatori che devono guadagnare ma anche preservare le risorse.

LA PARTE SUI MERCATI spiega come vengono stabiliti i prezzi, quale è la controversia tra politiche di austerità o di rilancio, come la regolazione può reagire alle crisi (con esempi storici approfonditi sulle quattro crisi del XX secolo: iperinflazione tedesca del 1923, crisi mondiale degli anni ’30, choc petrolifero del 1973 e crisi dei subprimes del 2007). Un «gioco» collettivo permette di mettersi nel ruolo di un negoziatore internazionale in un negoziato multilaterale sul clima, come alla Cop21. Nell’ultima parte, c’è tutta la storia dei soldi, dalle proto-monete all’euro e alle monete locali, dalla fabbricazione (con antiche e nuove presse) alla circolazione, alla sua evocazione nel cinema e nella letteratura.
Una costante emerge: la fiducia nella moneta è sempre stato un elemento fondamentale, a cui hanno puntato i governanti (le monete con l’effigie del re sono un indicatore) e gli utilizzatori di tutti i tempi e di tutti i luoghi, per evitare crisi sociali e conflitti drammatici (una visita qui raffredderebbe l’entusiasmo per i mini-Bot).

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