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Un mostro con il crowdfunding

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Eventi Viene presentato stasera il progetto di un film di animazione - reso possibile grazie al finanziamento web - su Gabriele Borotlozzo, operaio del petrolchimico capace di denunciare il cancro della fabbrica di Cvm

Pubblicato quasi 10 anni faEdizione del 11 dicembre 2014

Un film di «rianimazione». Con la storia di un uomo straordinario da imparare a memoria, non solo a Marghera. Si intitola El mostro, progetto dello studio Liz (soggetto di Cristiano Dorigo e Federico Fava, disegni di Lucio Schiavon). Ha scommesso sul crowdfounding nella piattaforma Eppela per i 5 mila euro indispensabili a far scattare la creatività operativa.
È la biografia per immagini di Gabriele Bortolozzo (1934-1995), l’operaio del Petrolkimico capace di denunciare il cancro della fabbrica di Cvm che avvelenava la vita a beneficio dei bilanci di Montedison e Enichem. Un uomo «normale» con uno sguardo anticipatore, una coscienza civile, uno stile di classe: Bortolozzo ha letteralmente incarnato un capitolo-chiave dell’esperienza di Medicina Democratica; si è speso, in anticipo sui tempi, per la scelta green di cibo bio, bicicletta e difesa del territorio; non ha esitato ad esporre alla Procura della Repubblica gli effetti mostruosi dell’industria chimica, compreso lo «smaltimento» dei rifiuti tossici.

Ricorda Gianfranco Bettin: «Una vita preziosa, da raccontare con il linguaggio che sa creare un immaginario e scavalcare le generazioni. Gabriele è stato il primo che dall’interno della fabbrica ha trovato il coraggio di denunciare la nocività della lavorazione e a superare il ricatto di chi offriva lavoro in cambio della salute. La sua è una vicenda esemplare che va tenuta viva e raccontata, soprattutto ai giovani». Insomma, una biografia a cartoni animati. E un’idea che preserve l’eredità preziosa in tempi di dominio del «cannibalismo». El mostro lo spiega bene Elisa Pajer dello studio Liz, è: «Un percorso che abbiamo intrapreso con tanto entusiasmo e convinzione. Ci ha aiutato ad incontrare tanta gente. Giovani, ma non solo. Siamo entrati nelle scuole, abbiamo tenuto incontri nelle librerie e nelle biblioteche. Abbiamo raccontato a tutti la storia di Gabriele che è poi la storia di Porto Marghera come anche di tante realtà, penso all’Ilva di Taranto, che stano vivendo lo stesso dramma. Gabriele ha avuto il coraggio di andare oltre e questo fa della sua vicenda personale una storia davvero epica».

Vent’anni dopo, Bortolozzo si merita sempre grande rispetto. Come quando andò a bussare alla porta della giustizia con il suo certosino dossier sugli effetti del cloruro di vinile monomero, fuori e dentro Portomarghera. E oggi Felice Casson, senatore Pd, confessa: «La storia di Gabriele mi ha accompagnato professionalmente e umanamente per tutta la vita. È merito suo se ho scoperto che oltre la mia vecchia aula al palazzo di giustizia c’era un mondo reale…». Bortolozzo è stato davvero il simbolo di Marghera che non si piega ai tentacoli del «mostro». In qualche modo, torna a vivere come un disegno attuale nella Venezia ostaggio delle solite lobby, dei poteri marci e delle connivenze «riformiste». Ed è come se ci fosse anche lui stasera fra i tavoli (ore 20.30 al Bagolaro di Forte Marghera, info 345.0143110) nella cena di sostegno per proiettare El mostro nel 2015 non soltanto a cavallo del Ponte della Libertà…

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