Un mostro con il crowdfunding
Eventi Viene presentato stasera il progetto di un film di animazione - reso possibile grazie al finanziamento web - su Gabriele Borotlozzo, operaio del petrolchimico capace di denunciare il cancro della fabbrica di Cvm
Eventi Viene presentato stasera il progetto di un film di animazione - reso possibile grazie al finanziamento web - su Gabriele Borotlozzo, operaio del petrolchimico capace di denunciare il cancro della fabbrica di Cvm
Un film di «rianimazione». Con la storia di un uomo straordinario da imparare a memoria, non solo a Marghera. Si intitola El mostro, progetto dello studio Liz (soggetto di Cristiano Dorigo e Federico Fava, disegni di Lucio Schiavon). Ha scommesso sul crowdfounding nella piattaforma Eppela per i 5 mila euro indispensabili a far scattare la creatività operativa.
È la biografia per immagini di Gabriele Bortolozzo (1934-1995), l’operaio del Petrolkimico capace di denunciare il cancro della fabbrica di Cvm che avvelenava la vita a beneficio dei bilanci di Montedison e Enichem. Un uomo «normale» con uno sguardo anticipatore, una coscienza civile, uno stile di classe: Bortolozzo ha letteralmente incarnato un capitolo-chiave dell’esperienza di Medicina Democratica; si è speso, in anticipo sui tempi, per la scelta green di cibo bio, bicicletta e difesa del territorio; non ha esitato ad esporre alla Procura della Repubblica gli effetti mostruosi dell’industria chimica, compreso lo «smaltimento» dei rifiuti tossici.
Ricorda Gianfranco Bettin: «Una vita preziosa, da raccontare con il linguaggio che sa creare un immaginario e scavalcare le generazioni. Gabriele è stato il primo che dall’interno della fabbrica ha trovato il coraggio di denunciare la nocività della lavorazione e a superare il ricatto di chi offriva lavoro in cambio della salute. La sua è una vicenda esemplare che va tenuta viva e raccontata, soprattutto ai giovani». Insomma, una biografia a cartoni animati. E un’idea che preserve l’eredità preziosa in tempi di dominio del «cannibalismo». El mostro lo spiega bene Elisa Pajer dello studio Liz, è: «Un percorso che abbiamo intrapreso con tanto entusiasmo e convinzione. Ci ha aiutato ad incontrare tanta gente. Giovani, ma non solo. Siamo entrati nelle scuole, abbiamo tenuto incontri nelle librerie e nelle biblioteche. Abbiamo raccontato a tutti la storia di Gabriele che è poi la storia di Porto Marghera come anche di tante realtà, penso all’Ilva di Taranto, che stano vivendo lo stesso dramma. Gabriele ha avuto il coraggio di andare oltre e questo fa della sua vicenda personale una storia davvero epica».
Vent’anni dopo, Bortolozzo si merita sempre grande rispetto. Come quando andò a bussare alla porta della giustizia con il suo certosino dossier sugli effetti del cloruro di vinile monomero, fuori e dentro Portomarghera. E oggi Felice Casson, senatore Pd, confessa: «La storia di Gabriele mi ha accompagnato professionalmente e umanamente per tutta la vita. È merito suo se ho scoperto che oltre la mia vecchia aula al palazzo di giustizia c’era un mondo reale…». Bortolozzo è stato davvero il simbolo di Marghera che non si piega ai tentacoli del «mostro». In qualche modo, torna a vivere come un disegno attuale nella Venezia ostaggio delle solite lobby, dei poteri marci e delle connivenze «riformiste». Ed è come se ci fosse anche lui stasera fra i tavoli (ore 20.30 al Bagolaro di Forte Marghera, info 345.0143110) nella cena di sostegno per proiettare El mostro nel 2015 non soltanto a cavallo del Ponte della Libertà…
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