Un mercato diviso fra lettori seniores e comics per i giovani
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Un mercato diviso fra lettori seniores e comics per i giovani

Express In Spagna l'editoria registra buoni risultati nella fruizione trainata da persone agée, in Francia invece spopolano i comics e gli audiolibri grazie ai giovani
Pubblicato 9 mesi faEdizione del 15 febbraio 2024

A quanto pare, esistono ancora luoghi dove la lettura non è uno sport elitario: gli ultimi dati pubblicati dalla Federación de Gremios de Editores de España, l’ente che riunisce le case editrici spagnole, ci dicono che in quel fortunato paese, «dopo il forte aumento durante la pandemia, la percentuale dei lettori si è consolidata e dal 2012 è aumentata di cinque punti percentuali, dal 59,1% al 64,1%».
Per la verità, a voler essere pignoli, nell’ultimo anno si è registrato un piccolo calo, dal 64,8% al 64,1%, «non tale però – chiosano gli editori iberici – da giustificare la preoccupazione dell’ente». Solo con il tempo sapremo se questo ottimismo è giustificato, anche se qualche fattore che potrebbe indurre alla cautela c’è. Da notare, per esempio, come il grande balzo in avanti nella lettura sia stato compiuto soprattutto dai seniores, gli ultrasessantacinquenni, cresciuti del 15% rispetto al 2012, mentre per le altre fasce di età l’aumento è stato ben più contenuto.
L’indagine spagnola non offre elementi sui generi letterari più apprezzati, ma specifica che la lettura in digitale è rimasta sostanzialmente invariata e dal 2018 si aggira intorno al 30 % della popolazione.

A crescere, invece, in modo evidente sono stati gli audiolibri, il cui consumo nello stesso arco di tempo si è triplicato e incontra in particolare il favore delle persone tra i 25 e i 34 anni. Mancano purtroppo i dati sui libri «con le figure» – non quelli rivolti a un pubblico infantile, ma i fumetti e i manga – ed è un peccato, perché avrebbero consentito un confronto interessante con quanto accade nella vicina Francia.
«Tra il 2019 e il 2021, favorito da misure come il Pass Culture che ha dato agli adolescenti centinaia di euro da spendere, il mercato delle BD, le bandes dessinées, è quasi raddoppiato, passando da 48,4 milioni di vendite all’anno a 87,2 milioni»: lo scrive sul Guardian Phil Hoad in un reportage dal festival internazionale dei comics di Angoulême (il più importante nel suo genere oltralpe e il terzo al mondo dopo quello di Lucca e il giapponese Comiket), che si è tenuto come ogni anno a fine gennaio e che, come ogni anno, ha visto la partecipazione di migliaia e migliaia di appassionati del genere.
Tralasciando l’accenno per noi malinconico al Pass Culture, la misura copiata in Francia e in altri paesi dall’italiana 18app (oggi depotenziata dal governo Meloni che l’ha trasformata nelle carte della cultura e del merito, legate al reddito e ai voti), vale la pena soffermarsi su un paio di dati: da un lato l’aumento vertiginoso dei titoli a fumetti, alcune centinaia negli anni Novanta e oggi oltre 5mila, con il risultato, secondo Hoad, di un forte calo dei profitti per gli autori, dall’altro la probabile ascesa delle BD in digitale, che oggi occupano solo un modestissimo 2 % del mercato ma che sono destinate a crescere, se la Francia, e forse anche l’Italia, seguiranno l’andamento del Giappone, dove le vendite dei manga in digitale hanno superato quelle su carta già nel 2017.

In ogni caso, osservando la crescita mondiale degli audiolibri e dei comics, non resta che arrendersi all’evidenza: quell’attività che chiamiamo lettura sta cambiando velocemente, a ognuno decidere se nel bene o nel male. Lo conferma anche uno sconsolato articolo di Adam Kotsko, docente al North Central College di Chicago, su Slate: scrive lo studioso, autore di opere su Žižek e su Agamben, che oggi «gli studenti si spaventano di fronte a qualsiasi testo che superi le dieci pagine» e «anche i più bravi e motivati faticano a capire il succo di un saggio di venti pagine». E domani?

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