Dal 2 all’8 marzo 2023, la Navdanya Biodiversity Conservation Farm, fondata dalla presidente di Navdanya International Vandana Shiva a Dehradun, nello stato indiano dell’Uttarakhand, ha ospitato l’incontro internazionale della Rete di Donne per la Diversità.

Diverse Women for Diversity è una rete nata nel 1999 in occasione del vertice dell’Organizzazione Mondiale del Commercio a Seattle da donne di tutto il mondo per denunciare le responsabilità ecologiche e sociali del
modello agroindustriale.

Nella Dichiarazione indirizzata all’Organizzazione Mondiale del Commercio, la Rete affermava: «Noi donne, abbiamo assistito alla crescente aggressione contro la mente e il corpo umano, alla continua invasione dei territori e all’assalto alla Terra e a tutte le sue diverse specie. E siamo infuriate. Chiediamo ai governi, alle organizzazioni internazionali, alle imprese transnazionali
e ai singoli uomini che condividono la nostra rabbia, di affrontare la crisi causata da questo modello monoculturale e dall’estinzione della diversità biologica e culturale». A distanza di oltre vent’anni, di fronte alla rapida escalation del cambiamento climatico e del disastro ecologico, più di cento donne provenienti da diversi continenti e paesi si sono riunite in India.

Per lavorare insieme a un Manifesto ecofemminista per la rigenerazione ecologica e sociale, per la cura della terra e dei suoi ecosistemi viventi, per la difesa della diversità culturale e dei sistemi agroalimentari locali.

L’incontro ha aperto la strada per nuove alleanze a lungo termine tra movimenti di donne per l’agroecologia, reti contadine e comunità territoriali, unendo percorsi e lotte provenienti dall’Europa, dall’America Latina, dagli Stati Uniti, dal Canada, dal Sud Africa, l’Egitto, le Filippine, l’India, l’Australia, il Giappone ed altri paesi.

Il Manifesto ecofemminista per la rigenerazione ecologica e sociale verrà presentato a Roma prossimo lunedì 5 giugno 2023, per lanciare un appello globale alla riconciliazione con la Madre Terra e alla Sovranità Alimentare, a partire dal potere creativo e rivoluzionario delle donne, delle comunità contadine, di chi custodisce e preserva la biodiversità agricola, biologica e delle sementi in tutto il mondo.

Nel paradigma dominante dell’agroindustria, la quantità vince sulla qualità, la produttività sulla salute, l’omogeneità sulla diversità, gli input chimici sulla capacità della natura di adattarsi ai cambiamenti, di rispondere agli agenti patogeni e allo stress.
Questo non solo ha causato danni ecologici irreparabili, ma ha anche privato le donne e i contadini dei loro mezzi di sostentamento, ridotto l’accesso alla terra e negato ai consumatori il diritto a un’alimentazione sana, sicura ed ecologica.
Tuttavia, a livello globale, migliaia di piccoli produttori, agricoltori e comunità contadine continuano a resistere, mantenendo in vita sistemi alimentari diversificati, lottando contro l’appropriazione della terra, delle sementi, del cibo e dell’acqua da parte dell’agribusiness.

Il messaggio che ci arriva dalle donne e dalle comunità resistenti di tutto il mondo è che le soluzioni alla crisi climatica e alla destabilizzazione degli ecosistemi, si trovano nei saperi e nelle pratiche che tutelano e moltiplicano la biodiversità, alimentare, ecologica, energetica e culturale per affrontare le sfide del presente e contrastare le finte soluzioni e il greenwashing.