Cultura

Un legame da favola dal finale incerto

Un legame da favola dal finale incertoImmagine tratta da Internet

Narrativa «La macelleria degli amanti», un romanzo di Gaetano Bolan per la casa editrice e/o. Storia di un amore in Cile ai tempi di Pinochet. Tra propositi di rivolta e una soffocante routine quotidiana

Pubblicato più di 11 anni faEdizione del 16 maggio 2013

Il romanticismo si nasconde negli angoli più nascosti della vita umana.. È possibile infatti ritrovarlo in una macelleria cilena, come ne La macelleria degli amanti di Gaetano Bolan (edizioni e/o, pp. 120, euro 12,50), in un uomo rude che fa da padre a un ragazzino cieco, in un bambino che ha «gli occhi d’inchiostro» e nella sua maestra che legge Neruda.

Una storia ordinaria, questa, di un amore nato in Cile durante la dittatura di Pinochet; una figura enigmatica che nel romanzo non viene mai nominata direttamente, lui è semplicemente «il presidente» attentatore alla libertà del popolo. Ma all’oppressione si fa poco riferimento nel libro, solo tratti accennati; Bolan in realtà è tutto preso dai tre personaggi principali: il macellaio Juan, la maestra Dolores e il piccolo Tom. Sono loro i teatranti di una semplice storia d’amore, naturale e spontanea, a tratti ingenua, che si snoda tra i rivoluzionari piani di Juan e del suo circolo d’amici contro la dittatura di Pinochet. Il racconto scorre veloce, con un’architettura narrativa ridotta al minimo, i personaggi sono uomini e donne ordinari, persone su cui non ci si sofferma, come il macellaio igienista o un barbiere all’antica. Questo rende il libro un resoconto favolistico sul le complesse dinamiche delle relazioni umane. Viene quasi il dubbio di stare a guardare il mondo dal punto di vista del piccolo Tom, figlio di Juan e innocente spettatore della società dei suoi tempi: non c’è il dramma o il pathos che caratterizzano la lotta al dittatore e l’amore; i sentimenti sono accennati, lasciati a navigare sulla superficie della pagina, sfiorano il lettore e solo poche volte si condensano in frasi ricche d’effetto e sparpagliate nella trama del romanzo.
Un tratto essenziale è però la sincerità e la schiettezza con cui l’autore descrive il Cile di quei tempi, il clima di sospetto, i segreti, gli sporadici momenti di festa tanto attesi dalla popolazione. Questo contorno, che appena si intravede nei piccoli dettagli che Bolan semina qua e là nella storia, è un’efficace ricostruzione del periodo successivo al golpe di Pinochet. Le sparizioni diventano il pane quotidiano della popolazione del Cile e anche nel libro sono trattate senza sconvolgimenti, come una realtà di fatto, una cosa risaputa che tutti accettano. La morte arriva e si dissolve senza lasciare traccia di sé, scompare esattamente come la memoria della persone. Gli unici a ricordare sono soltanto loro, i ribelli e i rivoluzionari che nell’ombra meditano sogni eroici; la vita poi scorre esattamente come la narrazione: semplice, chiara, senza scossoni, con una leggerezza a metà tra l’ingenuità e l’indifferenza. Ma, se nelle favole sono chiare le distinzioni fra bene e male, in questo caso il libro propende dalla parte del «bene», perché del male si parla poco, compare tra le pagine come un’ombra senza volto che spia e riferisce, non ha connotati e caratteristiche. Il bene invece viene enfatizzato, portato all’estremo fino a sfiorare il luogo comune, questo è ciò che rende i personaggi tipicamente romantici ma anche irreali, poco adatti alla tragica realtà che li circonda, questo è anche ciò che fa del libro una sorta di fiaba moderna che elogia la semplicità e la purezza della povera gente.

Il tema scelto da Bolan è quanto mai attuale, non solo perché nelle vene di questo scrittore scorre sangue cileno, e nemmeno perché Bolan stesso ha toccato con mano la dittatura di Pinochet, ma soprattutto per la testimonianza di un totalitarismo che lascia ancora tracce di sé. L’esorbitante numero di sparizioni e di uccisioni di quegli anni ancora dividono l’opinione pubblica tra chi parla di «Miracolo del Cile» e chi, più realisticamente, denuncia i crimini contro l’umanità perpetuati dal regime liberista. La macelleria degli amanti adotta un’ottica dal basso per descrivere la paura, l’indignazione ma anche la voglia di cambiamento che animava quegli anni.

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