«Cambiare copioni si può»: è questo messaggio, semplice e complesso allo stesso tempo, che il laboratorio teatrale Attimi lancia alle donne. Condotto dall’attrice Bianca Attiani, dopo una prima edizione alla Casa Internazionale delle Donne tornerà nel mese di novembre, ogni venerdì, al Teatro di Alice a Roma in zona San Giovanni. Aperto a tutte dai diciotto anni in su, il laboratorio intende disinnescare quegli automatismi che contribuiscono alla discriminazione di genere, quelle posture che introiettiamo e replichiamo se non interrompiamo il ciclo. Recita la presentazione: «L’idea è quella di creare uno spazio condiviso per poter tirar fuori ciò che è già dentro di noi, attraverso il gioco del teatro, e di contribuire ad attivare nelle partecipanti meccanismi di riconoscimento – primo passo verso il superamento – di quegli ostacoli anche piccoli e spesso invisibili per abitudine ‘culturale’ che nel quotidiano sottolineano la discriminazione del genere femminile».

È UNA VISIONE nobile dello scopo del teatro, seppur con un taglio terapeutico piuttosto che professionale, puntando a mettere in contatto con quegli assunti impliciti che ognuno e ognuna di noi normalmente accetta innanzitutto perché non vede. E se ad ogni individuo spetta di trovare le bozze già scritte del proprio copione – per lo più assorbito dall’esempio genitoriale – quando si tratta del sessismo la questione diventa collettiva e, naturalmente, politica. Sempre nelle righe di presentazione si parla anche di lavoro: tra i luoghi comuni da riconoscere e smontare, c’è quello per cui «molti danno per scontato che il tuo successo derivi da qualche “favore” ai superiori». Perché al di là di quote e statistiche, è la credibilità delle donne in quanto professioniste che ancora si scontra con molti pregiudizi.
Si tratta quindi di riportare alla luce un complesso portato di immagini, parole e azioni in un contesto protetto e di gruppo. Oltre al laboratorio di Attiani, presentato da Il Refuso in collaborazione con l’associazione Kala, anche altre realtà teatrali negli ultimi anni hanno proposto simili percorsi, come il progetto Erinni e il giovane gruppo Call Monica che ha posto l’enfasi sugli atteggiamenti sessisti nello spazio pubblico. Sono opportunità per rafforzarci, conoscerci, prendere coscienza e capire dove inizia l’oppressione.