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Un inno perenne alla libertà ai confini dell’anarchia

Un inno perenne alla libertà ai confini dell’anarchia

Cinema Da «Taking off» a «Man on the Moon», i film di Miloš Forman in quella che chiamava la sua patria adottiva, gli Stati Uniti

Pubblicato più di 6 anni faEdizione del 15 aprile 2018

«Per te Qualcuno volò sul nido del cuculo è un libro. Ma io quella storia l’ho vissuta veramente. Per me l’infermiera Ratched è il partito comunista. Questo sarà un film cecoslovacco. Un documentario» . Così Milos Forman ricordava (sul «New York Times») di aver risposto a un amico che gli stava consigliando di tenersi alla larga dall’adattamento del noto libro di Ken Kesey, pubblicato nel 1962, perché troppo «americano» per uno straniero come lui.

Acquistato da Kirk Douglas che, dopo averne tratto una produzione teatrale, poi lo passò da produrre al figlio Michael, il best seller di Kesey rimane tutt’oggi la fonte da cui Forman trasse il suo film più famoso, e il primo per cui vinse un Oscar. Ma il tema della libertà (con cui ha identificava la sua patria adottiva, da quando vi arrivò, nel 1969) –fisica, politica, delle idee, delle creazione artistica- contrapposta alla repressione, è il leit motiv di tutta la sua opera made in USA.

Come altri autori della sua generazione (per esempio Polanski, e l’amico/collaboratore Ivan Passer. Skolimowski sarebbe stato più tardi), Forman arrivò negli States della controcultura e, da lì, è quel gesto antiautoritario (fino a sfiorare l’anarchia e lo slancio) che caratterizza il suo cinema. Taking Off, considerato il suo film ponte –tra la produzione cecoslovacca e la nuova cultura- è il ritratto satirico dello scontro generazionale in una famiglia della suburbia middle class, quando la figlia quindicenne scompare scappando a NY a vivere con un gruppo di hippie. Insieme a Forman, firma la sceneggiatura anche Jean Claude Carriere.

Ma il regista ha spesso indicato come la sua collaboratrice chiave su quel progetto la fotografa Mary Ellen Mark, che – grazie a pellegrinaggi settimanali intorno alla Bethesda Fountain- lo aiutò a penetrare la cultura da strada e i gruppi bohemienne di Central Park, che Forman avrebbe ritratto anni dopo anche nel musical pacifista Hair, un altro dei suoi grandi tributi allo spirito dei Sixties.
Una produzione indipendente (Sal Zaentz, insieme a Michael Douglas) che avrebbe incassato oltre 300 milioni di dollari e vinto cinque Oscar, Qualcuno volò sul nido del cuculo doveva inizialmente essere interpretato da James Caan e Lily Tomlin, nei ruoli invece passati alla storia grazie alle interpretazioni di Jack Nicholson e Louise Fletcher.

Fedele alla sua affinità per il documentario, Forman obbligò cast e troupe a guardare più volte Titicut Follies di Fred Wiseman e insistette per scritturare tra le comparse del film anche dei malati di mente. Fu Dino De Laurentiis, dopo il successo di Qualcuno volò sul nido del cuculo e la prova su un testo sacro di Broadway, come Hair, a chiamare Forman per un altro adattamento prestigioso, Ragtime, dal romanzo storico di E.L. Doctorow, un progetto che De Laurentiis aveva iniziato con Robert Altman.

Ma il denso, popolatissimo, labirinto del libro si dimostrò una sfida difficile anche per Forman, che sarebbe tornato a una struttura più linearmente tradizionale, a un altro grande successo e – per la prima volta da quando se ne era andato- a girare in Cecoslovacchia con Amadeus tratto dal musical di Peter Shaffer apparso per la pima volta si palcoscenici di Londra nel 1997.
Vincitore di otto Oscar, Amadeus è l’ultimo grande successo mainstream di Forman.

Ma tra i lavori del suo tardo periodo americano rimangono due dei suoi film più idiosincratici e più belli, Larry Flynt – Oltre lo scandalo, il suo inno alla crociata per la libertà d’espressione portata davanti alla Corte suprema dal porno editore di «Hustler», che Forman definì «un diavolo con le ali di un angelo» e Man on the Moon, il suo magnifico omaggio ai talenti ugualmente sublimi e pericolosi di Andy Kaufman e Jim Carrey, il cui behind the scene è a sua volta diventato un film bellissimo e recente, Jim and Andy. Sul set di Man on the Moon, Milos Forman incontrò la terza moglie, da cui ebbe due gemelli -Andrew e James.

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