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Un giorno al Ghibli Park

Un giorno al Ghibli Park

Luoghi Il celebre studio di animazione giapponese ha ricreato un mondo nel quale ritrovare le sue storie e i suoi personaggi

Pubblicato più di un anno faEdizione del 21 gennaio 2023

Con il nuovo lungometraggio animato diretto da Hayao Miyazaki, Kimi-tachi wa do ikiru ka (How Do You Live?), il primo interamente in CGI per l’autore di Nausicaa, in arrivo nei cinema giapponesi in luglio e con lo Studio Ghibli sempre meno attivo e che quest’anno compirà i 38 anni di attività, forse è arrivato un momento spartiacque nella storia dello studio di animazione giapponese. In questo senso l’apertura del Ghibli Park, avvenuta lo scorso novembre nel Giappone centrale, potrebbe rappresentare ed indicare una nuova strada da percorrere nel futuro prossimo.

Si arriva alla vasta zona naturale dove si trova il Ghibli Park, un’area dove si trova il parco commemorativo dell’esposizione universale svoltasi nella prefettura di Aichi (a un’ora circa da Kyoto) nel 2005, attraverso un treno monorotaia a guida autonoma.

La piccola stazione rialzata offre un’affascinante vista panoramica dell’area, situata poco fuori la metropoli di Nagoya, uno spazio vasto e ricco di verde, dove le varie strutture costruite al suo interno, fra cui una pista di pattinaggio e un velodromo, si armonizzano, pur mutandolo, con il paesaggio verdeggiante circostante. È il concetto di satoyama così caro allo studio fondato nel 1985 e che gioca un ruolo molto importante in alcuni lavori prodotti da Ghibli come ad esempio Il mio vicino Totoro (1988) e Pioggia di ricordi (1991). L’idea di passeggiare in un panorama «naturale» modificato dall’uomo, in cui i due si compenetrano e fondono, si ritrova anche nelle idee base che guidano la filosofia del Ghibli Park. Il parco è al momento ancora una sorta di work in progress, consta infatti di tre zone principali, Ghibli’s Grand Warehouse, The Hill of Youth e Dondoko Forest, inaugurate il giorno dell’apertura, e altre due zone, Mononoke Village e Valley of Witches, quest’ultima dedicata a Kiki consegne a domicilio, che apriranno i battenti nei prossimi anni.
La zona principale per ora è quindi il Grand Warehouse, un grande spazio coperto, costruito come un piccolo borgo dove sono riprodotti i mondi fantastici creati dallo studio in questi quasi quattro decenni di attività. È proprio questa la zona del parco che abbiamo avuto modo di visitare lo scorso dicembre.

Come ribadito in più occasioni dai portavoce dello studio, il Ghibli Park non è un parco di divertimenti classico, di quelli che popolano infiniti l’arcipelago, come Disneyland o Universal Studios e che sono dotati di giostre, montagne russe o altri mezzi. Si tratta più che altro di una sorta di borgo fantastico formato dal compenetrarsi di varie architetture e personaggi dei film, da esplorare passeggiando. In questo senso l’idea del parco e delle sue varie zone è simile a quanto già succede al Museo Ghibli di Mitaka, a Tokyo, ma ne espande notevolmente il raggio.

A causa delle costrizioni ancora vigenti contro la pandemia in Giappone, il numero delle entrate giornaliere è stato fissato, e in fin dei conti non è stato un male, in quanto ci ha permesso di visitare e godere del Grand Warehouse con più calma e con metà della ressa che di solito si ha in questo tipo di luoghi nell’arcipelago.
Dopo un’attesa di circa trenta minuti in fila, veniamo fatti entrare ed è subito un’esplosione di colore con le varie architetture ispirate ai lavori Ghibli che si combinano fra di loro. Una delle zone più popolari del Grand Warehouse è sicuramente l’edificio dove è possibile fare fotografie con i personaggi o le scene più famose, ce ne sono quattordici, di alcuni lungometraggi Ghibli. Ci sono ad esempio il treno de La Città incantata, Marco Pagot/Porco Rosso, una riunione di Tanuki in Pom Poko, la stazione del mai troppo poco visto Si sente il Mare, Ponyo che corre sulle onde o la testa di Shihigami in Principessa Mononoke.

Una volta usciti da questo edificio, continua la passeggiata nel mondo Ghibli, da una parte abbiamo Garden in the Sky, la replica del grande robot de Laputa Castello nel cielo, dall’altra Director’s Room, uno degli angoli più colorati di tutto il parco, il piccolo ufficio di Yubaba, la strega dall’enorme testa de La città incantata, impegnata a riempire documenti attorniata dai suoi servitori. Molti degli edifici all’interno del Grand Warehouse sono collegati, come una sorta di labirinto su due piani, da una serie di scale che li connettono. In questo senso, una delle costruzioni più affascinanti è The House Below and The Little People’s Garden, stanze e stanzette che ricreano le atmosfere e gli spazi di uno dei lavori Ghibli più freschi gioiosi, Arrietty – Il mondo segreto sotto il pavimento. Non poteva mancare il gatto autobus di Totoro, manco a dirlo, una delle attrazioni più popolari per i più piccoli, bambini che hanno anche una zona tutta per loro ricreata a somiglianza della stazione di Higashi Koganei dove si trova lo Studio Ghibli.

Un tuffo nell’atmosfera Showa, i primi decenni del dopoguerra giapponese, lo si ha nella zona denominata «Minami-machi», dove ci sono alcuni negozietti vecchio stile che vendono libri, modellini di aerei o dolcetti del tempo che fu.

La scalinata principale, che in qualche modo rappresenta il centro del Grand Warehouse, è tutta ricoperta di mosaici e porta direttamente al Cinema Orion, una vera e propria sala cinematografica dove è possibile vedere, unico luogo nel mondo assieme al Museo Ghibli, i dieci cortometraggi animati realizzati in tutti questi decenni dallo studio. Il teatro è tutto realizzato in legno e può ospitare fino a 170 persone ed è per l’appassionato Ghibli che non ama i parchi a tema una delle attrazioni principali del Ghibli Park. Come detto infatti, solo qui e a Mitaka è possibile vedere i cortometraggi Ghibli, in questo momento il corto proiettato è Kujiratori (Caccia alla balena) 16 minuti diretti da Miyazaki nel 2001, una storia fantastica di alcuni bambini che immaginano l’incontro con un enorme balena. Si tratta per tocco e colori usati, di un piccolo gioiello realizzato come fosse un libro illustrato in movimento.

Un altro punto di interesse non solo per l’appassionato Ghibli, ma anche per il ricercatore e lo studioso, è il fatto che all’interno del parco c’è una zona che viene usata per mostre ed eventi speciali, nel periodo della nostra visita è stato possibile esplorare un’esibizione dedicata ai cibi e ai piatti che compaiono nei lungometraggi dello studio, con tanto di riproduzioni, disegni originali, rodovetri ed altro materiale.

Ma il tocco Ghibli definitivo della nostra giornata passata a passeggio nel parco, quel tocco a metà strada fra il surreale e il kitsch è l’Open Warehouse, luogo che, come dice il nome stesso, è un vero e proprio magazzino dove sono ammassati alla rinfusa oggetti, riproduzioni, sculture e altri materiali usati in tutti questi anni in mostre sullo Studio Ghibli organizzate sia in patria che all’estero.

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