Italia

Un giorno a digiuno, anche da McDonald’s

Ristorazione Alta adesione tra i lavoratori di mense e autogrill, in sciopero per il contratto

Pubblicato circa 11 anni faEdizione del 1 novembre 2013

Mense e autogrill chiusi in tutta Italia. Rinunce obbligatorie al caffè in uffici e ministeri. Hanno aderito alla protesta di ieri tra l’80% e il 95% degli addetti alla ristorazione pubblica, lavoratori delle mense e pubblici esercizi.
A Milano e Roma migliaia di dipendenti dei servizi di pubblica ristorazione hanno sfilato davanti alla sede di Confcommercio e sono rimaste chiuse la maggior parte delle mense in Piemonte, Abruzzo, Toscana, Emilia Romagna, Sardegna, Lombardia, Marche e Sicilia. Giornata di sciopero anche da Mc Donald’s.
Falliti anche ieri i tentativi di dialogo con le associazioni dei commercianti Angem e Fipe. «Nonostante l’utilizzo di – conferma Vittorio Pezzotti di Filcam Cgil – strategie al limite dei diritti sindacali per scongiurare l’adesione, lo sciopero è pienamente riuscito. Ieri mattina i viaggiatori hanno trovato solo i responsabili di reparto in molti autogrill. Non stiamo chiedendo aumenti o altri vantaggi, ma solo il rinnovo del vecchio contratto, valido fino a pochi mesi fa».
Sono 2 milioni i dipendenti del settore turistico che fino a poco tempo fa potevano contare sul contratto nazionale, che dava diritto alla quattordicesima, al trattamento sanitario e a 10 scatti d’anzianità da 22 euro l’uno. A settembre l’Angem, che gestisce la ristorazione attraverso società come Elior Ristorazione, Gemeaz Elior, Compass, Dussmann Service, Sodexo Italia ha deciso di non rinnovare più i contratti di decine di migliaia di lavoratori. Quattro giorni fa Fipe, associata con Autogrill, Mc Donald’s, My Chef, Chef express e gruppo Cremonini, ha annunciato di voler seguire l’esempio di Angem. Così è scattata la protesta nazionale.

[do action=”citazione”]Dopo la serrata di ieri l’agitazione continua: obiettivo, coinvolgere il ministero del Turismo[/do]

«Nel nuovo contratto – spiega ancora il sindacalista – non vogliono rinnovare la clausola sociale, che impone a un’eventuale nuova gestione di mantenere i lavoratori assunti in una struttura da almeno tre mesi». L’80% dei lavoratori di mense ed esercizi pubblici lavora part time per 450 o 700 euro al mese, in appalto a cooperative o società che cambiano organico con una frequenza impressionante.
Dopo i fallimenti degli incontri con le associazioni di categoria, tentati anche ieri nella sede di Confcommercio a margine dei cortei, le mobilitazioni proseguono e l’obiettivo è quello di coinvolgere il ministero del Turismo.
Conclude il sindacalista Filcam: «Sono le associazioni di categoria a dover responsabilizzarsi, non noi. Secondo il vecchio contratto, il massimo a cui aspira un dipendente della ristorazione pubblica è 1100 euro netti al mesi, se lavora a tempo pieno».

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