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Un fascista non può rappresentare l’Italia

Un fascista non può rappresentare l’Italia

Caso Vattani Bisogna continuare a dire No alla nomina di Mario Vattani, fascista non pentito, ad ambasciatore a Singapore

Pubblicato più di 3 anni faEdizione del 10 luglio 2021

Giovedì 8 luglio a Monte Sole (Marzabotto), luogo simbolo della crudeltà stragista del nazifascismo, centinaia di persone, chiamate dall’Anpi, si sono riunite per continuare a dire No alla nomina di Mario Vattani, fascista non pentito, ad ambasciatore a Singapore. A dare forza e carattere solidamente unitario a questa battaglia, sono stati la presenza della Sindaca di Marzabotto Valentina Cuppi, del Sindaco di Stazzema Maurizio Verona, dell’On. Andrea De Maria che ha di recente presentato un’interrogazione su questa incredibile e vergognosa vicenda, delle delegazioni – oltreché di Comitati provinciali e Sezioni Anpi da tutta Italia – di Cgil, Fiom, Amnesty international e delle organizzazioni studentesche. C’erano tanti giovani, un prezioso segnale di speranza.

Marzabotto è un santuario della Repubblica democratica. Un tempio dell’antifascismo. E proprio qui abbiamo voluto riproporre il problema del diplomatico Mario Vattani sul quale abbiamo letto, abbiamo scritto e abbiamo fatto. Una persona dalle convinzioni e dai comportamenti fascisti che, nonostante ciò, percorre con successo la carriera diplomatica e si trova ad essere nominato ambasciatore italiano a Singapore non per diritto ma per libera scelta del governo della Repubblica. L’Anpi ha già chiesto più volte nel recente passato che le autorità ritornino sui loro passi e rinuncino ad una nomina che dal punto di vista istituzionale, politico e ideale confligge in modo irrisolvibile con la natura della Repubblica e con un carattere della Costituzione che gli antichi greci avrebbero chiamato pneuma, l’anima cioè, il principio vitale, il soffio che ti fa essere quello che sei.

Ad una interrogazione in merito, da parte dell’on. Roberto Morassut e di altri parlamentari, la vice ministra degli Esteri ha risposto negativamente, come se la vicenda fosse conclusa, frettolosamente, con quelle sue parole. Non è e non può essere così. L’Anpi, insieme a tante sincere democratiche e democratici, antifasciste e antifascisti indignati, continuerà a chiedere al Governo di tornare sui suoi passi, come atto di consapevolezza, di coerenza e di serietà, perché non è in discussione una specifica opzione politica e tanto meno un determinato provvedimento amministrativo ed ancor meno il destino di un singolo dipendente dello Stato. Ma è in discussione una questione fondamentale: il fascismo non può rappresentare l’antifascismo. Si tratta di un principio di non contraddizione che afferma che, se una cosa è vera, non può essere vera la sua contraddizione. Se il bianco è bianco, il nero non può essere bianco. E dunque se la Repubblica è antifascista, non può essere rappresentata da un fascista.

Viviamo un tempo infido e velenoso perché in molti stanno riscrivendo la storia in silenzio. Si dedicano strade a Giorgio Almirante; si approvano ordini del giorno regionali al fine di limitare o impedire la ricerca storica; alcune istituzioni locali presenziano cerimonie in memoria dei militi di Salò; a Gorizia si celebrano i reduci della X Mas; in qualche caso si nega la cittadinanza onoraria a Liliana Segre; a Macerata si nega all’Anpi di portare il suo saluto alla celebrazione della Liberazione della città; a Todi il Comune e l’Assemblea legislativa della Regione Umbria patrocinano un “festival librario” targato CasaPound. Si arriva al punto, come si sta arrivando, di proporre una legge – la legge Ciriani – che mette sullo stesso piano la tragedia delle foibe con l’indicibile, l’indescrivibile, l’incommensurabile: la Shoah.

Si rivaluta il fascismo e si mette sotto accusa la Resistenza. È la vecchia storia del lupo che accusa l’agnello di intorbidire le acque. È la storia del carnefice che si rappresenta come vittima. Questo è il tempo che viviamo e a cui occorre dare una risposta sempre più forte. La democrazia costituzionale italiana si può, si deve e si vuole difendere.

Per chi? Per le vittime delle stragi di Marzabotto, di Sant’Anna di Stazzema, delle Fosse Ardeatine, della Risiera di San Sabba, di via Tasso, dei mille luoghi della sofferenza e dei mille crimini nazifascisti. Per quelli di Cefalonia e delle tante Cefalonia, per i 600.000 internati militari italiani, per i detenuti politici della galera e del confino. Per quel popolo di partigiani, di staffette, di resistenti in armi o senz’armi che incepparono e scardinarono l’invincibile armata della Wermacht e i suoi servi delle Brigate nere. Per chi? Per gente come il comandante partigiano Emilio Ferretti “Ferro” nato proprio l’8 luglio di 98 anni fa, per il partigiano Lino “William” Michelini, Medaglia d’argento al Valor militare, morto proprio l’8 luglio di 7 anni fa. Perché? Per otto paroline in fila molto semplici e chiare: «un fascista non può rappresentare la Repubblica antifascista».

L’autore è presidente nazionale ANPI

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