Visioni

Un fantasy oltre la morte nella tela acuta di «Another End»

Una scena da «Another End»Una scena da «Another End»

Al cinema Il ritorno di Piero Messina dopo "L'attesa" del 2015, un cast internazionale composto Gael Garcia Bernal, Renate Reinsve, Bérénice Bejo, Olivia Williams, il lavoro sulle emozioni

Pubblicato 6 mesi faEdizione del 21 marzo 2024

Piero Messina non è un regista beniamino del pubblico pronto a correre al cinema quando dovesse apparire sugli schermi un suo film. Perché il suo è un lavoro metodico che parte da lontano. Comincia con i cortometraggi, spesso notati e talvolta premiati in vari festival, anche internazionali. Non disdegna di lavorare per colonne sonore di altri autori.

NEL 2015 approda alla Mostra di Venezia con L’attesa, una produzione ambiziosa e ricca di momenti interessanti. Quell’esordio nel lungo partiva da un lutto devastante. Un po’ come questa sua nuova prova, Another End, presentato in concorso a Berlino, con attori di statura internazionale come protagonisti: Gael Garcia Bernal, Renate Reinsve, Bérénice Bejo, Olivia Williams. Qui siamo nell’ambito di quella che una volta si chiamava fantascienza. Il protagonista ha perso la moglie per un incidente stradale e lui stesso era alla guida dell’auto. Questo episodio di vita lo devasta. Sua sorella lavora per un’azienda che opera in un ambito particolare. Trasferiscono i pensieri e i ricordi in un’altra persona, che si presta volontariamente, per consentire a chi ha subito un lutto totalmente inatteso di frequentare il sostituto e congedarsi più dolcemente dalla persona scomparsa. E la sorella lo spinge a usufruire di questa possibilità, nonostante lui sia inizialmente restio. Poi cede.

TUTTO SEMPLICE. Oppure no perché le contraddizioni sono sempre in agguato, soprattutto al cinema e ancor di più quando siamo nel territorio libero e spazioso del fantasy. E le sorprese, una volta tanto, sono davvero tali perché quasi nulla è quel che appare a prima vista. Tocca liberarsi da stereotipi e pregiudizi e lasciarsi andare alla narrazione, magari non si rimane invischiati nella rete, ma è innegabile che Messina ha realizzato con cura la sua trama che non può lasciare totalmente indifferenti. Il suo racconto è un flusso emotivo affidato a interpreti collaudati in grado di restituire e rendere plausibili tutte le insidiose sfumature della storia. La morte, il dolore, l’assenza sono i cardini su cui orchestra il suo film che lavora sottopelle sulle emozioni e sulle sensazioni di fronte a episodi di vita comuni a tutti. Questa è un po’ la chiave che infonde interesse per Another End che denota ancora una volta il singolare talento di Messina nel panorama dei registi italiani. Lontano dalle strade più battute, capace di non piegarsi alla dittatura della commedia, pronto a lanciarsi in un’avventura fantasy e credibile al punto di coinvolgere un cast davvero notevole, non solo di nome e prestigio ma soprattutto di credibilità interpretativa. Il vero limite del cinema di Piero Messina è quello di realizzare un solo film a decennio. Troppo poco. Intanto, però, va bene così.

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