Un esploratore infaticabile tra foreste vergini e sterminate steppe
Da piccolo, Alexander veniva spesso rimproverato dal suo precettore perché, invece di sfogliare febbrilmente manuali e studiare il latino, coltivava il «tempo distratto» dei fiori e coleotteri. D’altronde, vive in una tenuta di famiglia (suo padre è ufficiale e ciambellano alla corte del re di Prussia) e la natura è per lui una compagna invadente e seduttiva: difficile resisterle. Suo fratello, l’ambizioso Wilhelm, è inserito nella società alto-borghese, sarà ministro dell’Istruzione (e nascerà addirittura una università intitolata al suo nome) ma lui, Alexander, non può smettere di nutrirsi di letteratura di viaggio, adorando le avventure di Cook e sognando di solcare i mari del Sud. Per allenarsi a quel futuro, sceglierà una vita tutta all’aperto.
L’EUROPA è un «giardino» troppo piccolo per la sua inesauribile curiosità botanica, geografica e scientifica, ma per salpare verso il mondo dove il respiro si allarga dovrà scontrarsi con una severa madre che lo aveva destinato alla carriera di funzionario nello stato prussiano, come suo padre colto da una morte precoce. Eppure, quella passione divorante avrà la meglio. Alla scomparsa della madre, eredita una cospicua somma, lascia il lavoro (ispettore minerario) e s’immedesima nella figura dell’esploratore senza confini. «È stato grazie ai diari di viaggio e alle scoperte di Alexander von Humboldt se a 22 anni ho deciso di imbarcarmi come naturalista sul Beagle», affermerà Charles Darwin.
Alla scoperta dell’invisibile. L’incredibile storia di Alexander von Humboldt è il libro destinato a giovani lettrici e lettori che racconta la biografia stupefacente – tratta anche dalle pagine dei suoi «reportages» – di questo viaggiatore, studioso, cartografo e inventore (Donzelli, testi e illustrazioni di Volker Mehnert e Claudia Lieb, pp. 112, euro 25).
SARÀ in un vagabondaggio grandioso dell’America latina, insieme al medico Aimé Bonpland (incontrato a Parigi) che Alexander diventerà un personaggio quasi mitologico. Fra spedizioni che lambiscono terre vulcaniche, navigazioni audaci di fiumi sterminati, venti favorevoli, analisi delle correnti marine (una si chiamerà proprio Humboldt: è fredda e circola fra il Cile e il Perù), carte nautiche ri-tracciate, immersioni nelle foreste vergini, raccolta di pietre e piante rare.
LA SUA FAMA di ricercatore e anche di abile comunicatore delle sue imprese (e scoperte) intanto cresce, è un fenomeno planetario. E un giorno Alexander riceve l’invito dallo zar Nicola I. È tempo ormai di Siberia: non si tirerà indietro, nonostante i suoi sessant’anni e percorrerà 19mila chilometri fra le steppe, conservando dentro di sé i ricordi della rigogliosa America del sud. «La visione del mondo più pericolosa – dirà von Humboldt – è quella di coloro che non hanno mai visto il mondo»
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