Cultura

Un ecosistema a lettura aumentata

Un ecosistema a lettura aumentataLuzinterruptus, «Literature vs. Traffic»

TEMPI PRESENTI Riflessioni a margine del progetto europeo «The Living Book». Il 6 e 7 giugno, all’università di Roma Tre, alcune strategie per fermare il calo dei giovani readers. In ambito scolastico, sarebbe uno strumento utile, in particolare come attività da svolgere nelle biblioteche

Pubblicato più di 5 anni faEdizione del 5 giugno 2019

Al rapporto fra digitale e mondo del libro si è guardato da diversi punti di vista. Innanzitutto, quello rappresentato dalla vendita on-line di libri su carta: i nuovi soggetti di mercato – a partire da Amazon – hanno guadagnato progressivamente terreno a spese della distribuzione libraria tradizionale, portando le grandi librerie di catena e quelle indipendenti, un tempo avversarie, a coalizzarsi nella richiesta di protezione; protezione sicuramente necessaria, a patto di cercarla guardando in avanti anziché all’indietro.

In secondo luogo quello rappresentato dai libri elettronici tradizionali, che ripropongono in digitale il modello del libro a stampa: un settore che fa ormai parte a pieno titolo del mercato del libro, ma che – in attesa di evoluzioni future, probabili ma tutt’altro che prevedibili nei tempi e nelle forme – è di fatto fermo da due o tre anni, sia per quanto riguarda le caratteristiche (e i problemi) dei dispositivi di lettura, sia per quanto riguarda le quote di mercato.
Vi sono poi i libri elettronici arricchiti o aumentati, capaci di sfruttare le caratteristiche innovative del digitale: se ne parla da tempo, i primi esempi (come la bellissima versione su cd-rom de La società della mente di Marvin Minsky) risalgono ormai a venticinque anni fa, ma le poche sperimentazioni davvero riuscite non sono bastate a far decollare una tipologia di prodotto digitale che richiede comunque grossi investimenti e che – a differenza dei videogiochi – non ha ancora saputo conquistare i grande pubblico.

IL SETTORE DELL’EDITORIA digitale scolastica, che ne trarrebbe i vantaggi maggiori, è a sua volta frenato dal ritardo infrastrutturale e culturale del mondo della formazione, dal problema non banale di garantire a tutti gli studenti piattaforme e dispositivi di fruizione adeguati e fra loro compatibili, e dai costi, anche alla luce della percezione diffusa ma ingiustificata che il digitale possa far risparmiare: un buon libro di testo digitale «arricchito» costa infatti di più e non di meno del suo equivalente cartaceo.
Infine – ed è il tema su cui vorrei brevemente soffermarmi – c’è il vasto insieme di cambiamenti che l’ecosistema digitale ha portato nei modi e nelle forme della lettura. In digitale si legge moltissimo, ma si leggono prevalentemente contenuti brevi e frammentati. Ho argomentato altrove (L’età della frammentazione, Laterza 2018) che la granularità dei contenuti non è legata a caratteristiche intrinseche ed essenziali del digitale, ma a una sua fase di sviluppo. Di fatto, però, nella situazione attuale la lettura legata alla forma-libro resta in parte ai margini del nuovo ecosistema comunicativo, e rappresenta semmai un possibile oggetto della comunicazione on-line (book bloggers, social reading…) più che una sua componente strutturale.
C’è però un aspetto, tutt’altro che marginale anche se spesso trascurato nelle analisi, rispetto al quale l’interazione fra lettura di libri e mondo digitale è rilevante e largamente innovativa: quello rappresentato dall’uso della rete come ambiente informativo che affianca e integra quello costituito dalle pagine del libro (non importa se letto su carta o su e-reader).

NEL LIBRO INCONTRIAMO un personaggio storico, e ci spostiamo in rete per saperne di più; incontriamo un luogo, e ne cerchiamo on-line immagini o mappe; incontriamo un riferimento a un brano musicale, e usiamo il nostro smartphone per ascoltarlo. Il concetto tradizionale di intertestualità, che partiva dal testo per esplorarne i rimandi espliciti o impliciti ad altri testi, considerandolo come elemento di una fitta rete di relazioni più che come entità chiusa, si è insomma allargato a un’intera nuova dimensione di possibili rimandi e collegamenti; con effetti tutt’altro che secondari sulla costruzione di interpretazioni e significati, e in ultima analisi sul significato stesso della lettura.

IL MONDO DEL CINEMA e della televisione si è già accorto della rilevanza di questo fenomeno, teorizzando la natura di «secondo schermo» (second screen) che computer, tablet o smartphone assumono rispetto alla fruizione del contenuto principale, e interrogandosi sulle possibilità aperte da questo tipo di relazione, che presenta aspetti di interazione sociale (si pensi all’uso degli hashtag nella discussione delle serie televisive), ma anche un’occasione di allargamento, approfondimento e integrazione (in certi casi anche «guidata») dei contenuti di partenza.
Il mondo del libro sembra avere invece una consapevolezza minore del rilievo e delle potenzialità di quella che possiamo chiamare «lettura aumentata», e che rispetto al libro aumentato – prodotto editoriale e dunque costruito da autore e editore – è opera del lettore, è a costo zero, e, non intervenendo sul contenuto originale del libro, non presenta problemi di copyright (se non, come è ovvio, quelli eventualmente presenti nei contenuti integrativi utilizzati).

ANCHE PER QUESTI MOTIVI, la lettura aumentata costituisce uno strumento assai utile in ambito scolastico, in particolare come attività da svolgere nelle biblioteche, e – più in generale – per la promozione della lettura fra le giovani generazioni, permettendo di collegare il loro ecosistema comunicativo, ricchissimo ma – come si è visto – spesso granulare e frammentato, al mondo della forma-libro e dei contenuti complessi e strutturati.
Sono proprio queste potenzialità a essere esplorate dal progetto europeo The Living Book, finanziato dal programma Erasmus+ e che ha visto la partecipazione di partner provenienti da alcuni fra i paesi con maggiori problemi rispetto ai tassi di lettura (Italia, Romania, Cipro, Portogallo) ma anche da realtà che negli ultimi anni hanno saputo migliorare notevolmente la situazione (come l’Estonia) e da luoghi con una lunga tradizione di attenzione al fenomeno (il Regno Unito, da cui proviene il partner tecnologico del progetto). Per l’Italia, i soggetti coinvolti sono stati la municipalità di Vicenza, con la partecipazione attiva di alcune scuole sul territorio, e il Forum del Libro.

IL PROGETTO è arrivato alla fine di un lavoro triennale assai intenso, che ha prodotto delle linee guida, una piattaforma on-line (https://thelivinglibrary.eu) che permette alle scuole, a gruppi di lettura e a singoli utenti di «raccogliere» contenuti legati alle attività di lettura aumentata e offre toolkit e istruzioni per l’uso di software potenzialmente utili, e molte esperienze nelle scuole partner, realizzate anche attraverso scambi di studenti.
I risultati di questo lavoro saranno presentati presso l’Università di Roma Tre, il 6 e 7 giugno; con l’occasione sarà presentata anche la terza serie del programma televisivo di Rai Cultura Invito alla lettura, dedicato proprio alle biblioteche scolastiche e alla lettura aumentata. La partecipazione all’incontro è libera, e il programma è disponibile sul sito del Forum del libro (https://forumlibro.wordpress.com).

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