Visioni

Un duetto nella malinconia dello spazio

Un duetto nella malinconia dello spazio

New York Film Festival «High Life», il nuovo film di Claire Denis ambientato su un'astronave, con Robert Pattinson e Juliette Binoche

Pubblicato circa 6 anni faEdizione del 5 ottobre 2018

Non un film di fantascienza, ma un film carcerario. Così Claire Denis, nella conferenza stampa a seguire la proiezione del film, ha descritto High Life, rispondendo a chi le chiedeva come è stato, per una regista abituata a lavorare «saldamente coi i piedi sulla terra», dirigere una storia tutta ambientata nello spazio. «Non pensavo allo spazio, e certamente non all’idea della sua conquista. Non potrei mai. Per me quest’astronave è una prigione, la più inespugnabile, remota, che si possa immaginare». Prodotto dalla francese Wild Brunch con un occhio alle sensibilità più trendy del mercato Usa (lo distribuirà A24), High Life è interpretato da Juliette Binoche e Robert Pattinson. Girato in Germania e inglese perché, dice ancora Denis, «su un’astronave si può parlare solo in inglese o in russo, il francese farebbe ridere».

L’inizio, depistante, è un campo ravvicinato su quelli che sembrano i dettagli di una giungla, verdissima e umida. In realtà si tratta dell’orto lussureggiante di una navicella spaziale diretta ai confini del cosmo. La missione: capire se è possibile catturare l’energia di un buco nero a trasferirla sulla terra. L’equipaggio: la versione millennial di Quella sporca dozzina, un gruppo di giovani pregiudicati che, mentre sono in viaggio, fungono anche da cavia all’ossessione genetica di una scienziata (Binoche) decisa a provare che si può procreare e crescere un bambino anche ad anni luce di distanza e tra radiazioni che vanno e vengono. Diversamente dalla coppia di Private Life, qui il neonato arriva. È una bimba, le cui urla perforano il cielo nerissimo e il casco da astronauta di Pattinson, impegnato ad aggiustare la navicella che oltre a lui e al bebè contiene in realtà solo dei cadaveri.

Film claustrofobico, a tratti tormentato e spesso affascinante, anche lui tutto un andirivieni temporale, High Life è in gran parte un duetto, di suoni, espressioni, tocchi, tra l’attore del cronenberghiano Cosmpolis (una chiara influenza su questo film, a partire dalla fuck box, una camera/scatola dove c’è una macchina che procure orgasmi) e la neonata che sappiamo essere sua figlia. È un progetto malinconico, che Denis voleva da molto e che inizialmente avrebbe dovuto esser scritto da Zadie Smith. Ma, ha spiegato la regista, le loro visioni si sono rivelate troppo diverse. «Non abitavamo sullo stesso pianeta».

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