Grottaminarda è un comune dell’entroterra irpino, il suo Istituto d’istruzione superiore (diviso nei due plessi del centro cittadino e di Frigento) accorperà l’Istituto superiore Aeclanum, a sua volta composto dai plessi Gesualdo e Mirabella Eclano. Totale: 1.080 alunni in un raggio di circa 7 chilometri. La reggenza andrebbe a Grottaminarda nonostante Mirabella abbia il numero maggiore di iscritti. La popolazione è già in allarme. Sono tanti 1.080 iscritti? Dipende. Nel vesuviano, l’accorpamento dei due licei di Torre del Greco fa salire l’asticella a 1.742 alunni ma almeno nello stesso comune. «Per l’accorpamento dell’Ic San Paolo Belsito con l’Ic Visciano-Camposano – spiega il sindacato Anief – si creerà un istituto che insiste su 5 comuni di cui uno montano». Sono gli effetti del dimensionamento scolastico voluto dal ministro Valditara che in Campania si traduce in una taglio di 128 autonomie per il piano 2024/25. A Napoli e provincia la sforbiciata toccherà quota 43, un territorio dove la dispersione scolastica è al 23%.

Il limite nazionale di studenti per ogni istituto è salito da 600 a 900. Gli edifici restano, a essere sfoltiti dalla pianta organica saranno i dirigenti scolastici, i docenti e il personale Ata. Dal ministero dicono che occorre adeguare la rete scolastica al calo della popolazione. Solo, si omette un dato: la riforma Gelmini con 8 miliardi e 500 milioni di tagli aveva portato alla perdita di 140mila posti di lavoro, l’11% del totale, con classi sovraffollate e una evidente difficoltà a svolgere in modo proficuo la didattica. Dal Covid dovevamo uscire migliori, con aule meno affollate e un approccio che facesse recuperare alunni, soprattutto al Sud. E invece ci ritroveremo con un solo dirigente che deve organizzare il programma inseguendo una popolazione scolastica monstre in giro per la provincia. Il ministero ha previsto un taglio complessivo di 780 istituti in tre anni, oltre 650 solo nel 2024/25. Gli effetti non saranno uguali ovunque. Il record di accorpamenti in Campania seguita da Sicilia (meno 92), Calabria (meno 79), Puglia (meno 58) e Sardegna (meno 42). Al Sud, quindi, oltre il 50% dei tagli.

Si lamenta anche il Nord. In Veneto saranno eliminate 32 autonomie, in Liguria 16. La Flc Cgil Friuli Venezia Giulia ha scritto: «Il piano di dimensionamento taglia 10 Dirigenti scolastici e 10 Direttori dei servizi generali e amministrativi; dà origine a istituti sovradimensionati e affida a un solo Ds e un solo Dsga fino a 18 plessi su 7 comuni (area Bassa Friulana occidentale); registra la chiusura di 3 plessi; realizza aggregazioni di Istituti disomogenei per ordinamento, gestione e progettualità (area Cividalese)». Protesta il presidente Bonaccini per l’accorpamento di 20 scuole in Emilia Romagna: «Inviteremo il ministro perché spieghi in prima persona agli amministratori locali le ragioni e i criteri indicati dal governo». Se Roma Capitale è riuscita a fare «massa critica» con tutti gli attori al tavolo riducendo le perdite a solo 2, il Lazio calerà di 37 unità.

In Puglia si passa dalle attuali 627 a 569. Gianni Verga, segretario della Uil Scuola regionale: «Per salvaguardare le piccole realtà si dovrebbero creare scuole intercomunali con dirigenti scolastici e personale “volanti” su numerosi piccoli comuni, con conseguenze negative in termini di sicurezza per i lavoratori, nonché mostri di scuole fino a 1.900 alunni di difficoltosa gestione e sorveglianza a causa dell’evidente sotto organico». In Sicilia le situazioni peggiori a Palermo e Catania (meno 20 a testa), i segretari generali Cgil e Flc Alfio Mannino e Adriano Rizza: «La regione è ai primi posti per povertà educativa. La dispersione scolastica si attesta in Sicilia al 21% con punte del 25%. Nel 2022 l’Italia è quinta tra i paesi Ue per abbandoni scolastici precoci. In Sicilia il 22,4% dei giovani (10 punti percentuali sopra la media nazionale) lascia la scuola senza diploma o qualifica professionale».

Valditara: «Quello che abbiamo deciso non prevede la chiusura di plessi ma l’ammodernamento dell’assetto organizzativo attraverso l’eliminazione delle reggenze». La Flc Cgil: «Il piano di dimensionamento è un vero e proprio taglio di risorse finanziarie e professionali a danno della scuola pubblica, soprattutto nelle situazioni di maggiore disagio sociale e lavorativo. Determinerà il completo stravolgimento della rete scolastica in particolare nelle regioni del Sud Italia».