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Un decreto che va cambiato in Parlamento

Lavoro e Ambiente Ma perché ci hanno intrattenuto con Stati Generali, Piani Colao, ascolto di tutte le parti sociali e della società civile, per poi, in tutta fretta, e senza nemmeno riferimenti a […]

Pubblicato più di 4 anni faEdizione del 9 luglio 2020

Ma perché ci hanno intrattenuto con Stati Generali, Piani Colao, ascolto di tutte le parti sociali e della società civile, per poi, in tutta fretta, e senza nemmeno riferimenti a questi confronti, varare un decreto come quello detto di “semplificazione“?

Certo auspicato dalla Confindustria di Bonomi, ma che va nella direzione opposta a quella suggerita dai più ed anche – era sembrato – dalle buone intenzioni proclamate dal governo che ha convocato quelle audizioni. A chi si vuole semplificare la vita? Ai dinosauri che credono che l’umanità, e gli italiani in primis, vivranno meglio se si farà la Tav, appena e sacrosantamente ridicolizzata dal sindaco di Lione?

E’ difficile non sentirsi presi in giro e non avere la assai concreta sensazione che tutto sempre procede alla stessa maniera: con la fretta di appagare gli interessi più miopi e la rinuncia a qualsiasi disegno strategico, pur dopo una crisi come quella del Corona virus in cui siamo tutt’ora immersi, e che sembrava aver finalmente aperto la strada a una riflessione di fondo sul nostro sistema di vita, sulla Terra su cui viviamo.

Se c’è qualcosa che dà un altro ferale colpo all’impegno politico, e cioè alla fiducia nella democrazia, non si poteva fare di meglio. Non a caso il vero padrino del Decreto, che lo ha infatti presentato come suo successo, è Matteo Renzi. Che, quando ci portò al referendum che intendeva cambiare la Costituzione ( quello che per fortuna perse) giustificò le misure che limitavano l’esercizio democratico con l’affermazione che la globalizzazione imponeva la fretta.

La fretta. Il ricatto costante. Certo che bisogna muoversi velocemente per rispondere al bisogno di occupazione che la crisi pandemica ha ingigantito, ma ci sono altri modi per farlo, altri investimenti, altri lavori, altri progetti, un intervento pubblico che risponda all’esigenza indifferibile di tener conto dei guasti irreparabili prodotti dal nostro tradizionale modello di sviluppo. Perché non “velocizzare” il varo di un progetto strategico che vada in questa direzione’? Non si tratta di inventare niente: da tempo le forze ambientaliste hanno indicato cosa bisogna fare, e non è certo ampliare l’aereoporto di Firenze!

Lo ha ricordato Loredana De Petris, portavoce di Sinistra Italiana nella maggioranza che sostiene l’attuale governo. Lo hanno documentato ancora una volta su queste pagine Zanchini, vicepresidente di Lega Ambiente, così come, per quanto riguarda il Def che si dovrè discutere fra breve, dopo la sospensione dovuta al lock down, Marcon, che nella passata legislatura è stato nella Commissione bilancio e dunque se ne intende. Il manifesto ogni settimana, con il suo inserto L’Extraterrestre, offre suggerimenti concreti. Precise indicazioni di nuovi lavori possibili li darà anche, su un inserto che ospiterà questo giornale, la Task Force “Natura e lavoro”, un neonato collettivo di esperti.

Poiché il decreto deve passare per il Parlamento possiamo ancora provare a bloccare il peggio, sostenere quel paio di autostrade davvero indispensabili come la Palermo Siracusa, o le linee ferroviarie necessarie a sottrarre intere regioni dall’isolamento, tanto per fare un esempio. E però cercare di bloccare il resto, innanzitutto l’ennesimo privilegio concesso dopo tante chiacchiere al trasposto su gomma con km di nuove autostrade. Non lasciamoci mortificare.

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