Italia

Contingente militare libico in Italia. A scuola di respingimenti

Contingente militare libico in Italia. A scuola di respingimentiUn battaglione dell'esercito libico – Reuters

Roma-Tripoli Al via a Cassino il primo ciclo di addestramento, principalmente in funzione di vigilanza e contrasto dei flussi migratori.. Guerra preventiva ai migranti e affari: in ballo forniture di droni e radar. E una pioggia di soldi si abbatte sulla missione italiana in Libia

Pubblicato più di 10 anni faEdizione del 16 gennaio 2014

È già in Italia il primo contingente di militari libici che sarà addestrato principalmente in funzione di vigilanza e contrasto dei flussi migratori. Si tratta di 340 uomini che svolgeranno a Cassino (Fr), presso l’80° Reggimento addestramento volontari dell’Esercito italiano, un ciclo addestrativo di 14 settimane. È il frutto dell’Accordo di cooperazione bilaterale tra Italia e Libia nel settore della Difesa, firmato a Roma il 28 maggio 2012.

Secondo il portavoce del ministero della Difesa italiano, i cicli addestrativi prevedono la «formazione in Italia di più gruppi, scaglionati nel tempo, provenienti dalle regioni di Tripolitania, Cirenaica e Fezzan». Il programma rientra nelle iniziative di «ricostruzione» delle forze armate libiche, decise in occasione del G8 tenutosi a Lough Erne (Irlanda del Nord), nel giugno 2013. Nello specifico, i governi di Italia e Gran Bretagna si sono impegnati ad addestrare ciascuno 2.000 militari libici all’anno; 6.000 saranno addestrati dagli Usa, mentre la Francia si occuperà di formare le forze di polizia. Parte delle attività saranno realizzate direttamente in Libia da un team dell’Esercito integrato nella Missione italiana in Libia (Mil), ufficialmente lanciata il 1° ottobre 2013 quale «evoluzione» dell’Operazione Cyrene che prese il via dopo la caduta di Gheddafi. La Mil prevede l’aumento del personale impiegato (sino a un centinaio di uomini) e delle finalità operative.

Le prime significative attività addestrative in Libia hanno preso il via nel dicembre 2012, quando una ventina di ufficiali di polizia sono stati ammessi a un corso di 4 settimane organizzato dall’Arma dei carabinieri. Sono seguiti poi per tutto il 2013 altri corsi pianificati e gestiti da una training mission della 2a Brigata Mobile dei carabinieri.

L’Arma ha curato anche l’addestramento dei «battaglioni di ordine pubblico» libici e della Border Guard a cui è affidata la vigilanza dei confini e dei siti strategici nazionali. Una trentina di militari della neo-costituita guardia di frontiera sono stati invitati per un ciclo addestrativo di 10 settimane presso il Coespu (Centre of excellence for stability police units) di Vicenza, la scuola di formazione delle forze di polizia dei paesi africani e asiatici, di proprietà dei Carabinieri ma utilizzata pure da Africom, il comando militare Usa per le operazioni in Africa. Un’altra trentina di ufficiali della Border Guard e della Gendarmeria libica hanno invece partecipato nella primavera 2013, presso il Comando logistico dell’Esercito di Velletri (Rm), a un corso sulle «tecniche di bonifica di ordigni esplosivi convenzionali» e a uno sulla «manutenzione» dei blindati da trasporto e combattimento Puma. Venti di questi mezzi prodotti dal consorzio Fiat Iveco-Oto Melara erano stati consegnati «a titolo gratuito» ai libici il 6 febbraio 2013 dall’allora ministro della Difesa, Di Paola.

A fine ottobre, le autorità di Tripoli hanno annunciato di voler rinnovare la collaborazione con Roma e l’industria Selex ES (Finmeccanica) per installare un sistema di sorveglianza radar e monitoraggio elettronico delle coste libiche e delle frontiere con Niger, Ciad e Sudan, del costo di 300 milioni di euro. Il contratto fu firmato il 7 ottobre 2009 all’epoca del regime di Muammar Gheddafi, ma fu interrotto nel 2011 con il completamento di un’unica tranche di 150 milioni. Secondo il sito specialistico Analisi Difesa, i libici avrebbero espresso la volontà di dotarsi pure di un non meglio precisato «monitoraggio aereo delle frontiere» che comprenderebbe l’acquisto dei droni di sorveglianza Falco, prodotti sempre dall’italiana Selex.

Che siano gli aerei senza pilota la nuova frontiera tecnologica per le guerre ai migranti e alle migrazioni lanciate dalle forze armate italiane e libiche lo prova l’ultimo «accordo tecnico» di cooperazione bilaterale sottoscritto a Roma il 28 novembre 2013 dai ministri della difesa Mauro e Abdullah Al-Thinni. Il memorandum autorizza l’impiego di mezzi aerei italiani a pilotaggio remoto in missioni a supporto delle autorità libiche per le «attività di controllo» del confine sud del Paese. Si tratta dei droni Predator del 32° Stormo dell’Aeronautica rischierati a Sigonella e Trapani-Birgi nell’ambito dell’operazione «Mare Nostrum» di controllo e vigilanza del Mediterraneo. Grazie ai Predator, gli automezzi dei migranti saranno intercettati quando attraversano il Sahara e i militari libici potranno intervenire tempestivamente per detenerli o deportarli prima che essi possano raggiungere la costa.

Sempre secondo il Ministero della difesa italiano, «nell’ottica di uno sviluppo delle capacità nel settore della sorveglianza e della sicurezza marittima, è emersa anche la possibilità di imbarcare ufficiali libici a bordo delle unità navali italiane impegnate nell’Operazione Mare Nostrum». Il governo Letta, cioè, pensa di consentire ai militari libici di partecipare alle (illegittime) identificazioni e agli (ancor più illegittimi) interrogatori di tutti coloro che saranno “salvati” nel Canale di Sicilia.

Con i due decreti approvati, rispettivamente, il 5 dicembre 2013 e il 10 gennaio 2014, di proroga delle missioni delle forze armate all’estero fino al prossimo 30 giugno, il governo ha destinato 6 milioni e mezzo di euro per addestrare la Guardia costiera libica. Ci penseranno i militari della Guardia di finanza che dovranno assicurare pure la manutenzione delle unità navali cedute dall’Italia alla Libia in esecuzione degli accordi del dicembre 2007 sul pattugliamento congiunto delle acque del Mediterraneo. I decreti prevedono anche 7.666.250 euro a favore delle forze armate impiegate nella «formazione» dei militari libici e nella missione dell’Unione europea di assistenza alla vigilanza delle frontiere in Libia (European Union Border Assistance Mission” – Eubam Libya).

Alla Polizia di stato impiegata in Eubam sono stati destinati invece 223.810 euro; altri 100 mila potranno essere spesi per «interventi urgenti o acquisti e lavori da eseguire in economia, anche in deroga alle disposizioni di contabilità generale dello Stato».

 

I consigli di mema

Gli articoli dall'Archivio per approfondire questo argomento