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Un conflitto trasparente

Un conflitto trasparente

Banche Tensione sulla commissione parlamentare. Il presidente della Repubblica preoccupato, ma Renzi (per ora) insiste per una vera inchiesta. Brunetta: la presidenza spetta all’opposizione

Pubblicato quasi 9 anni faEdizione del 29 dicembre 2015

Assolto. Il procuratore di Arezzo può proseguire nel suo incarico e con la sua inchiesta su Banca Etruria. La prima commissione del Csm lo ha ascoltato ieri, ha sentito le sue ragioni, ha concluso che «allo stato» non ci sono «gli estremi per l’apertura di una pratica per incompatibilità ambientale o funzionale». Il presidente della prima commissione Renato Balduzzi quasi chiude il caso, lasciando aperto in realtà uno spiraglio d’incertezza con quel «allo stato». La commissione acquisirà la relazione di Bankitalia e la parola fine la scriverà solo l’11 giugno. Ma l’esito sembra già scritto, dal momento che la commissione ha riportato un’impressione tanto ottima da spingere il presidente ad allargarsi riconoscendo che «siamo in presenza di un magistrato che opera con serenità, indipendenza e imparzialità».
Non si tratta certo di un risultato sorprendente. L’accusa di incompatibilità mossa in seguito alla consulenza quasi gratuita per il governo prestata da Rossi era apparsa subito debole e poco giustificata. Il problema, nel guaio enorme delle banche salvate, non è la guardia bassa della magistratura, è quello ben più spinoso della sorveglianza inesistente di Bankitalia e Consob. Sarà quello il vero oggetto della commissione che il Parlamento si accinge a varare, ma si può prevedere quasi con certezza che detta commissione sarà un ginepraio sin dal debutto, anzi da prima ancora.
La proposta che il renziano Marcucci ha depositato subito prima delle feste prevede infatti una vera e propria commissione d’inchiesta, con poteri pari a quelli della magistatura e la facoltà di richiedere atti anche di inchieste in corso, in deroga all’art. 329 del codice penale. C’è chi già paventa l’invasione di campo, col potere politico che s’impiccia di faccende competenti solo alla magistratura.
Ma la difesa della magistraura è solo un alibi. Quel che preoccupa i vertici passati e presenti delle istituzioni, il presidente in carica Mattarella, il suo mai uscito di scena predecessore Napolitano e persino l’ex presidente della Camera Casini, è che quella commissione possa sollevare troppe ombre sul ruolo di Bankitalia e Consob. Istituzioni, soprattutto la prima, intoccabili per diverse ragioni. A partire dal timore che il clamore possa avere ricadute pesantemente negative sulla finanza.
Anche sul nome dell’eventuale presidente già si profila uno scontro all’arma bianca. Brunetta la rivendica per l’opposizione. Il Pd ha in mente un altro nome, quello dell’ex vicesindaco di Roma Marco Causi. Almeno non si potrà dire che di buchi nel bilancio non se ne intenda, visto che quando lasciò la carica di assessore al Bilancio con Veltroni, i conti della Capitale presentavano un buco di oltre 10 miliardi di lire.
Però a quella commissione Matteo Renzi non può probabilmente rinunciare, e nemmeno può permettere che si riduca a una burletta. Perché la tempesta del decreto salva banche e rovina risparmiatori non si placherà. I rovinati non potranno rivolgersi alle «nuove» banche salvate: sono «immuni» come hanno fatto sapere con una bella letterina di Natale i loro dirigenti. «Rivolgetevi alle “vecchie” banche, quelle in liquidazione»: le cui casse sono vuote, dunque lì non batteranno chiodo. Non potranno neppure promuovere azioni di sorta contro le medesime «vecchie» dirigenze: il compito spetta casomai ai commissari liquidatori. Gli resta solo il famoso fondo di 100 milioni, che è esiguo e che arriverà comunque al termine degli arbitrati orchestrato da Cantone, il jolly di Renzi per tutte le emergenze. Storia assai lunga.
Dato che gli scippati continueranno a non restarsene zitti, e anzi urleranno sempre più forte, Renzi deve assolutamente trovare il modo di restaurare la propria immagine prima delle amministrative, e si sa che in questi casi il ragazzo è davvero pronto a tutto. Ha osato sfidare Angela Merkel e i tutori europei a casa loro, a Bruxelles. Al momento non ha alcuna intenzione di fermarsi di fronte al sacrario di Bankitalia. Checché ne pensi Mattarella.

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