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«Un colpo di fortuna», Woody Allen tra karma e stranezze del destino

«Un colpo di fortuna», Woody Allen tra karma e stranezze del destinoUna scena da «Un colpo di fortuna»

Al cinema Il cinquantesimo film del regista è un’elegante commedia triste, uno dei picchi degli ultimi vent’anni .Fanny è sposata con il miliardario Jean, ma lo tradisce con lo scrittore Alain. L’influenza della Francia, una crime story da camera, il possibile alter ego.

Pubblicato 10 mesi faEdizione del 7 dicembre 2023

È un ritorno in gran forma quello di Woody Allen, con il cinquantesimo film della sua carriera che – ha detto lui – potrebbe essere anche l’ultimo. Non perché non abbia più voglia di girare, ma perché, come ha dichiarato a «Variety», trovare i soldi è troppo faticoso.
Che ne diventi o meno il capitolo finale, Un colpo di fortuna (Coup de Chance) è uno dei picchi della filmografia alleniana degli ultimi vent’anni, un’elegante commedia triste, con adulterio e omicidio, che filosofeggia sugli incidenti dell’amore e del destino e che, per temi e tono, ricorda Match Point ma anche, andando molto più indietro, il capolavoro Crimini e misfatti. Apolide per scelta, prima ancora di esserlo per forza, visto che in Usa non lo finanzia più nessuno e i suoi ultimi due o tre lavori non sono nemmeno stati distribuiti, Allen torna in una delle sue capitali europee preferite, Parigi, e accetta la sfida di un film in francese.

LA LINGUA, per sua ammissione, non la capisce bene e la parla poco. Ma le parole in sé contano meno del loro fluire musicale, aveva detto a Venezia questo regista noto per lasciare liberi i suoi attori di riffare sullo script. Se c’era qualcosa che gli sembrava non funzionasse in una scena, ha raccontato, aveva un traduttore a portata di mano sul set.
Il misto di libertà creativa e barriera linguistica sembra piacevolmente confondere i due attori più giovani del film, Lou de Laâge e Niels Schneider. Li incontriamo/si incontrano su un boulevard, come succederebbe in un film della Nouvelle Vague – Allen introietta piccole dosi di cinema francese nello stile e nelle ambientazioni di Un colpo di fortuna, che si alternano tra alta borghesia parigina e bohème.

 

De Laâge è Fanny, impiegata in una galleria, ma più che altro per non annoiarsi. Il suo lavoro principale sembra infatti essere la moglie trofeo di Jean (Melvil Poupaud) un miliardario self made che la controlla come una bambina. Schneider è Alain, uno scrittore che sta faticosamente cercando di affermarsi e che, confessa, era pazzamente innamorato di lei ai tempi del liceo che frequentavano insieme. I due decidono di vedersi per un caffè, e ricordare gli anni della scuola, ma molto in fretta diventa chiaro che Alain la ama ancora e che Fanny è più a suo agio con lo spirito artistico e informale di Niels che alle serate importanti dove la porta il marito, per non parlare della casa in campagna dove trascorrono interminabili weekend di caccia (forse un ammicco alla casa di Mia Farrow in Connecticut dove Allen detestava andare? Il film è punteggiato qua e là di indizi «a chiave»).

ANNUSANDO qualcosa di diverso in sua moglie, Jean la fa seguire da un detective privato e, scoperto, che Fanny lo tradisce, assolda un killer per uccidere Niels, che scompare misteriosamente senza lasciare traccia, se non la stesura del romanzo a cui stava lavorando. Il quarto personaggio di questa crime story da camera è Camille, la madre di Fanny (l’attrice teatrale Valérie Lemercier) in visita alla figlia e che, per età e interessi sembra più in sync con Jean di Fanny. Se in Un colpo di fortuna – come spesso succede nei film di Allen – dobbiamo cercare l’alter ego del regista, quell’alter ego è lei. Il body language di una star del muto, lo sguardo di chi arriva sempre un po’ in ritardo sulle cose, Camille si improvvisa detective pure lei, per aiutare la figlia. È sua la geniale scena conclusiva di Un colpo di fortuna, non solo un film sulle stranezze del destino, ma un film sul karma.

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