Cultura

Un catalogo di citazioni rare intorno all’arte dell’osservare il mondo

Un catalogo di citazioni rare intorno all’arte dell’osservare il mondo«Natura morta con libro aperto e occhiali» di William T. Howell Allchin (1844-1883), Museo Ashmolean, Oxford

Scaffale Salvatore Silvano Nigro, «Il portinaio del diavolo. Occhiali e altre inquietudini», edito da Bompiani. Pagine con «le lenti»: da Cechov a Bassani e Sciascia, passando per Bulgakov

Pubblicato circa un anno faEdizione del 27 luglio 2023

Una visione d’Inferno con occhiali viene da Todo modo, per cui Leonardo Sciascia volle per la sua squisita favola nera politico-teologica in copertina il magnifico Sant’Antonio Abate tentato dal demonio, del caravaggesco senese Rutilio Manetti, amato e studiato da Cesare Brandi. La stessa icona compariva nel sancta sanctorum del convento anche nel durissimo film che Elio Petri trasse da quella scrittura nel 1976, magistralmente interpretato da un cast stellare dominato da Marcello Mastroianni e Gian Maria Volontè, un’opera che andò incontro a un destino di censura.

Salvatore Silvano Nigro maestro nelle indagini sui segni rimossi della letteratura, ripropone a distanza di circa un decennio il suo Il portinaio del diavolo. Occhiali e altre inquietudini (Bompiani, pp. 127, euro 15). Il catalogo di citazioni spesso assai rare che lo scrittore ordisce si inaugura con Giambattista Della Porta, che analizza una visione della realtà «per incantesimi e prestigi degli occhi», ma il primo capitolo nasce da una conversazione con Sciascia a Catania nel febbraio del 1987, nata dalla scoperta compiuta da Nigro di un carteggio tra Verga e Sacher Masoch, che aveva molto colpito l’autore de Il consiglio d’Egitto. Questi ne aveva dato conto sul Corriere della Sera in un articolo poi raccolto in Fatti diversi di storia letteraria e civile.

DA UNA RILETTURA di Miguilim di Joao Guimarães Rosa giunge per Nigro la suggestione di scrivere degli occhiali in letteratura. Da qui è partita una ricerca accanita nei cataloghi e nei regesti della letteratura mondiale.

IL PRIMO CAPITOLO, «L’acquosa curva delle lenti», esplora il desiderio di vedere oltre i muri, indagato da Saul Steinberg in un celebre disegno in cui un palazzo viene scoperchiato di colpo, rivelando l’interno dell’edificio (il disegno è del 1949), come due decenni prima aveva sognato, in un moto subito sopito di rivolta, il Michele Ardengo de Gli indifferenti. Un sogno che altri scrittori hanno collegato a fatti storici contingenti, come Antonio Baldini che su L’Illustrazione italiana nel 1946 si congratula che il diavolo non abbia pensato a scoperchiare i tetti di Roma durante l’occupazione tedesca, altrimenti avrebbe visto ogni sorta di attività clandestina.

Segue poi l’analisi del cupo e magnifico racconto di Giorgio Bassani Una notte del ’43, tetra vicenda di malattie dell’anima e del corpo, con una finestra che è osservatorio sull’inferno, quando fuori esplode la violenza fascista.

L’EPIGRAFE, perfetta, scelta dall’autore è da Anton Cechov: «le visioni sono spaventose» e a questa affermazione può ben consentire la piccola Eugenia, protagonista del perfetto e crudele racconto di Anna Maria Ortese «Un paio di occhiali», da Il mare non bagna Napoli, in cui la corretta visione del reale, a lungo sognata, si rivela una disastrosa immersione in una materia dura e violenta.

Il secondo capitolo «Per terra e per aria» apre le porte al demonio in tutte le sue inventive capacità di creare occhiali che ingannino la visione, come quelli che incantano Hoffmann nell’opera Les Contes d’Hoffmann (meravigliosamente resi con forme surrealiste nel film omonimo di Powell e Pressburger).

DALLE AMATE frequentazioni barocche sfilano prodigiose immaginazioni sull’altro, in ordine sparso Daniello Bartoli, passando agli imperi della luna di Cyrano de Bergerac, fino al celebre Diavolo zoppo di Luis Vélez de Guevara, senza scordare gli scrittori malcontenti che vollero farsi spie, come Ferrante Pallavicino ucciso a Avignone dai Barberini che a lungo aveva punto con i suoi pamphlets sferzanti, e Gian Paolo Marana, l’esploratore turco che aveva annunciato nella finzione la prossima fine della Superba.

Nel giro di nove capitoli si attraversa fatalmente la lista dei trucchi del diavolo di Michail Bulgakov, con la sua corte di infernali paggi, famuli e serventi, mentre il medico della corazzata Potëmkin, inforca gli occhiali per non vedere la condizione disgustosa della carne offerta come nutrimento ai marinai ribelli.

La scorribanda, assai divertente, ricchissima di spunti, termina con un congedo che ricostruisce l’origine di queste pagine in saggi, lezioni e conferenze. A epigrafe una memoria leopardiana fulminante: «a Pisa i demonii erano certi topi grossi, ai quali mettevano certi ferraiuolini neri, e un paio di corna (la coda l’avevano del loro) e così vestiti li facevano andare attorno, la notte per il dormitorio».

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