Nell’ormai già remoto 2010 andai in spedizione alla Buchmesse di Francoforte, considerata la più importante fiera dell’editoria in Europa. Viaggiavo insieme ad un editore con cui al tempo si collaborava, abbiamo affittato un camper e ci siamo diretti fin lassù. Accanto alla sede fieristica c’era un parcheggio per camper, il nostro ovviamente era il più sgualfo ed elementare, mentre alcuni editori olandesi, se non ricordo male, avevano super strumentazioni, settori semoventi con parabole satellitari.

DI QUELL’ABBUFFATA DI EDITORI, libri, stranezze e incontri serbo un calendario edito da un editore tedesco, Bäume, Korsch Verlag, marchio bavarese. Vi campeggiavano ad esempio una delle grandi sequoie ed un ginepro occidentale della mia amatissima California, e anche uno spettacolare faggio tedesco ricoperto da ampie muschiature. Io stesso ho realizzato un calendario, con alcune fotografie di alberi italiani in bianco e nero, anni dopo, per una associazione ligure.

MA OGGI, SE UN AMANTE degli alberi cerca un calendario ben stampato si può rivolgere al Registro degli Alberi, iniziativa sostenuta dall’Associazione RAMI che mette in cooperazione molti valenti e appassionati «cercatori d’alberi» in giro per lo stivale, sotto la guida di Elia Fontana. Oltre a gestire un blog molto seguito sui social, anzitutto Facebook, e un sito, www.ilregistrodeglialberi.it, da alcuni anni RAMI edita un bellissimo calendario da parete. Per l’edizione del 2023 i dodici alberi protagonisti, uno ovviamente per mese, sono: il bicentenario Cedro del Libano dell’Orto botanico di Lucca in Toscana (gennaio), il castagno della Malga Cuel di Vobarno (Bs) in Lombardia (febbraio), il mandorlo in fiore del Parco della Villa di Faonte (Rm) nel Lazio (marzo), il platano orientale di Carpinello a Forlì in Emilia Romagna (aprile), la roverella di Casa Moriconi sul Monte dell’Ascensione di Polesio (Ap) nelle Marche (maggio), una spettacolare roverella sulle pendici del Monte Toraggio nel comune di Pigna (Im) in Liguria (giugno), la quercia di Zi Co in località Corruccioni a Cagnano Amiterno (Aq) in Abruzzo (luglio), la notoria roverella di Contrada Macchia dell’Inferno a Castelbuono (Pa) in Sicilia (agosto), uno dei colossali pini loricati del Parco Nazionale del Pollino, tra Basilicata e Calabria (settembre), un olivo ritorto a Torre Guaceto nella vasta Piana degli ulivi monumentali di Carovigno e Ostuni (Br) in Puglia (ottobre), infine, la magnolia del chiostro della Basilica di Sant’Antonio a Padova in Veneto (novembre) e la sequoia del Bottegone, alle porte di Biella in Piemonte (dicembre).

QUEST’ANNO LA SCELTA ha privilegiato il genere Quercus, quattro le roverelle sebbene di specie distinte, tre Quercus pubescens ed una Quercus virgiliana.

PER QUANTO CONCERNE l’altezza, stando alle misure ufficiali riportate, dovrebbe primeggiare con i suoi 51 metri la sequoia (una misura che mi sorprende, avendola visitata diverse volte non mi pareva così alta). Poche le specie esotiche: oltre alla già citata sequoia, un cedro del Libano, un platano greco o orientale e una magnolia grandiflora. Stravincono gli alberi nostrani, come il mandorlo, l’ulivo, il castagno e le querce.

QUESTIONE MENO SCONTATA riguarda il pino loricato del Pollino: da lungo tempo lo si è considerato figlio di una fitomigrazione avvenuta possibilmente al tempo dell’ultima glaciazione che ha disegnato parte del paesaggio continentale, terminata circa dodicimila anni fa, quando le acque del Tirreno si sono ritirate e alberi dei Balcani sarebbero lentamente arrivati alle coste italiane per risalire sui monti, e radicarsi, dove li possiamo ammirare ai nostri giorni sulle cime del Massiccio del Pollino. Ma nuovi studi del dna starebbero mettendo in forse questa teoria classica.

UN CALENDARIO DEDICATO ai grandi alberi del nostro paese non è soltanto da contemplare, ma può arricchire, informare, educare. Dunque non mi resta che augurarvi un buon 2023 pieno di magnifici alberi.