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Un autunno in compagnia dei classici

Un autunno in compagnia dei classiciTove Jansson

Letture young Auguri a Quentin Blake, la storia dei Mumin e i cento anni del coniglietto di velluto

Pubblicato quasi 2 anni faEdizione del 19 novembre 2022

Irriverente come sempre, Quentin Blake affida il suo compleanno a un albo dal sapore autobiografico. Il grande autore e illustratore inglese festeggia i suoi primi novant’anni insieme a un arzillo e impavido vecchietto che attraversa il deserto (affrontando e, quando capita, facendo amicizia con improbabili mostri e dragoni, come il Cianfrusaglio con quaranta gambe o lo Zagoberto moribondo per la sete) per raggiungere finalmente la sua famiglia a tavola, non senza essersi chiesto più volte se ce l’avrebbe fatta. Il signor Filkins nel deserto, infatti, che vediamo materializzarsi nel libro edito da Camelozampa (tradotto da Luigi Berio, pp. 40, euro 17) è proprio lui, non ci sono dubbi e dalla storia capiamo anche che Blake deve amare molto l’acqua minerale frizzante e pure i tramezzini al formaggio, dato che li divora senza poter aspettare un momento di più. A celebrare il suo stravagante «birthday», che cade il 16 dicembre, ci sarà da qui alla data fatidica anche una sorta di party diffuso, organizzato dalla casa editrice con letture e giochi costruiti ad hoc nelle librerie che hanno aderito: tutto è dedicato all’arte della gentilezza che i personaggi dell’artista (pur circonfusi d’ironia) praticano attivamente, senza mai tirarsi indietro.

È sempre Quentin Blake (questa volta dietro le quinte, insieme a Claudia Zeff) a curare una splendida collana per Lupoguido che racconta le vite e le carriere dei più grandi illustratori e illustratrici. Per il 2022 è il turno di Tove Jansson, conosciuta come la «mamma» dei Mumin, la buffa famiglia di troll che possono essere considerati un po’ i Peanuts nordici.
Nel 1930 aveva 16 anni Tove – era nata a Helsinski nel 1914 – quando sua madre, anche lei disegnatrice, le permise di ritirarsi da scuola per coltivare il suo talento alla Tekniska skolan di Stoccolma, lontana da casa. «E ora – scrisse contentissima sul suo diario – comincerò a vivere». Fin dall’infanzia, aiutava sua madre Ham nel lavoro creativo: ci sono foto che la ritraggono piccolissima seduta con lei a colorare.

Negli anni, Tove Jansson, che fu anche pittrice e architetta, dedicò ai Mumin (che debuttarono in una novella illustrata nel 1945) sette romanzi, centinaia di storie a fumetti, albi illustrati e opere teatrali. Lesbica e di lingua svedese, apparteneva a una «minoranza culturale» ma lei modellò la sua vita a proprio piacimento. Sedotta dalla natura selvaggia, si ricollegherà alla sua infanzia recandosi con assiduità, da adulta, in una stuga, capanna minimale, su un’isola dell’arcipelago delle Pellinge per poi spostarsi, per molti mesi all’anno, a Klovharun. Nel frattempo, era diventata una delle autrici nordiche più tradotte all’estero (già nel 1954 i Mumin erano «emigrati» in una striscia seriale sul Daily Mail (in Italia, sono meritoriamente raccolte e ripubblicate da Iperborea).
Il libro di Paul Gravett Tove Jansson (Lupoguido, pp. 112 euro 24,90, traduzione di Gabriella Tonoli) presenta centosette illustrazioni, che riconsegnano una figura – anche grafica e pubblicitaria – a tutto tondo, capace di lavorare a più progetti contemporaneamente. D’altronde, confessò l’autrice, gli impegnativi fumetti dei Mumin ormai le ricordavano «un mal di denti».
Il 2022 regala anche un centenario tondo. Riguarda non una biografia letteraria, ma la data di pubblicazione di un libro divenuto un classico senza tempo: è Il coniglietto di velluto della scrittrice inglese ma americana d’adozione Margery Williams Bianco (era nata a Londra nel 1881).

La tenera storia di un’amicizia speciale fra un giocattolo natalizio e il suo padrone-bambino che lo trasforma nel suo compagno immaginario fu data alle stampe per la prima volta nel 1922 da un’autrice che in realtà aveva esordito nel 1914 con il romanzo horror The Thing in the Woods sotto lo pseudonimo di Harper Williams (peraltro, molto amato anche da H. P. Lovecraft). Ma a lasciare in eredità alla storia il nome di Margery fu proprio quel coniglietto stropicciato e liso con la sua aspirazione a diventare «vero», come Pinocchio, attraverso lo sguardo amoroso di chi lo possiede (è quello il segreto per passare dall’altra parte, gli spiegherà il cavallino di cuoio che ne sta, dimenticato, in una stanza). Conquisterà una seconda esistenza, sfuggendo al rogo della purificazione, dopo la scarlattina del bambino. In una veste da strenna (Emme, pp. 64, euro 18,90), il romanzo ricompare fra gli scaffali per festeggiare il suo secolo felice, con le illustrazioni che riecheggiano i tratti vintage dei primi del ’900 dell’inglese Sarah Massini.

illustrazione di Natalie Novi

Nel 1905 uscì la storia della Piccola principessa della britannica Frances Hodgson Burnett (autrice de Il giardino segreto). Protagonista di una vicenda dickensiana è Sara Crewe: iscritta dal padre in un collegio esclusivo come studentessa privilegiata, in seguito alla morte del genitore in India, dovrà sopportare svariati maltrattamenti, finendo nel topos di Cenerentola. Ora la riscopriamo nei sontuosi libri illustrati diretti da Benjamin Lacombe per Rizzoli (pp.96, euro 22), incarnata nelle tavole di Nathalie Novi.

Le edizioni Gallucci affrontano invece l’autunno con un grande classico, diviso in cinque volumi data la mole della narrazione che si snoda in oltre mille pagine: si tratta di Via col vento, l’unico romanzo scritto dall’americana Margaret Mitchell. Uscì nel 1936 e le fruttò il Pulitzer l’anno successivo per poi approdare sul grande schermo con il kolossal di Fleming (protagonisti, Vivien Leigh e Clark Gable: il film, tacciato di razzismo per la raffigurazione dei neri è stato rimosso nel 2020 dal catalogo Hbo sull’onda della cancel culture).
Il libro ha venduto più di trenta milioni di copie e racconta una storia (d’amore e conflitto), ambientata durante la guerra civile americana. La sfida di avvincere i lettori young e la generazione digitale catapultandola in un’altra epoca la affronta nella sua traduzione Paola Mazzarelli. Il regno del cotone e Fine di un mondo aprono la serie.

 

 

Guardando a Oriente, in Giappone

Una coppia ormai in là con gli anni non ha più speranza di avere figli e si prepara a una vecchiaia di solitudine, quando mentre l’uomo taglia il bambù nella foresta sbuca fuori una piccola bambina. È Jie, fanciulla speciale che crescerà fino a diventare bellissima, circondata dall’amore dei suoi. Come tutte le figlie di quei tempi, però, dovrà sistemarsi in un buon matrimonio: è questa la principale preoccupazione dei suoi genitori adottivi. Lei escogiterà prove assurde per tutti i suoi ricchi pretendenti, dai più sbruffoni ai più sentimentali, sbarazzandosi di ognuno di loro. Fino all’arrivo di un giovane che, suo malgrado, le ruberà il cuore. Sembra venire da lontano, non possedere niente, neanche il nome le dice. Nasconde un sontuoso segreto che fa palpitare anche il «doppio» di Jie, una gemella di un’altra epoca (forse la lettrice moderna?) che dall’alto di una stanza osserva le sue sorti. E spera e soffre insieme a lei. La ragazza bambù di Edward van de Vendel (autore anche di Piccola volpe, elegiaco racconto uscito per Il Castoro e Tredici cervi blu, per Sinnos), con le illustrazioni di Mattias De Leeuw al centro della sua trama ha il dipanarsi pulsante delle emozioni, il senso etico e anche la sfida per la libertà. Pubblicato da Sinnos (pp. 240, euro 16,50), il romanzo rivisita la trasposizione letteraria della leggenda del folklore giapponese Taketori monogatari (X secolo), da cui nel 2013 lo Studio Ghibli ha tratto un indimenticabile film animato – La storia della principessa splendente, regia di Isao Takahata.
Quella magia che si sprigiona di fronte a uno strabiliato tagliatore di bambù (l’inverarsi di una minuscola bimba) la ritroviamo anche nel classico illustrato della Nuova Frontiera: Miti e leggende giapponesi, nelle parole di Fabiola Palmeri e i magnifici disegni di André Ducci (pp. 128, euro 17,90). Dopo le sponde del Mediterraneo, lo sguardo si volge a Oriente, per incontrare le divinità Izanami e Izanagi, «La gru riconoscente» o «La bianca lepre di Inaba», creature e tanuki dotati della capacità di mutare forma, così come i demoni oni, entrambi parte del folto mondo degli yokai. Senza dimenticare che molte eroine ed eroi dei manga contemporanei provengono proprio da quelle storie antichissime.  Il libro sarà presentato il 9 dicembre (ore 12,30, Sala Polaris) a Più libri più liberi.

 

 

SCHEDE

Notti di paura

Una seconda raccolta (la prima era uscita nel 2018), impreziosita dalle illustrazioni inquietanti dell’artista francese Benjamin Lacombe, riconsegna vita ad alcuni personaggi delle storie horror di Edgar Allan Poe. Racconti Macabri 2 (Rizzoli, pp. 256, euro 28) contiene sei racconti di suspence e thriller psicologico arricchiti da dettagliatissime tavole. «Metzengerstein», «Eleonora», «Il giocatore di scacchi di Maelzel», «Re Peste», «Quattro chiacchiere con una mummia» e «Manoscritto trovato in una bottiglia» furono pubblicati dallo scrittore per la prima volta tra il 1835 e il 1845. Il volume contiene anche un saggio di Charles Baudelaire sulla vita e l’opera di Poe, con note e notizie intorno ai suoi racconti. «Eleonora», tragedia amorosa e dark, è in parte autobiografica: Poe infatti sposò la cugina Virginia (a soli 13 anni, lui ne aveva 26) che però morì giovanissima per la tubercolosi, influenzando il suo stato depressivo e spingendolo a scrivere storie gotiche.

 

No war

Einaudi Ragazzi torna a intrecciare la sua storia con Gianni Rodari con la filastrocca Promemoria (pp. 40, euro 14,50), in un albo illustrato da Guido Scarabottolo. È come un post -it lirico scritto per ricordare le cose da fare durante la giornata (lavarsi, giocare, studiare) e la notte (dormire e sognare) e quelle da non fare mai, né «per mare né per terra» (la guerra). Sul tema anche La guerra e la pace di Valerio Magrelli, poesie con i disegni di Alessandro Sanna (Rizzoli, pp. 48, euro 16) che narrano i due momenti di morte e vita fra la neve, nel buio, in città, seguendo il ritmo del tempo. Infine, Terre di Mezzo rilancia un classico moderno come Nikolai Popov (1938-2021) con Perché? (pp. 48, euro 16): una rana e un topo litigano per il possesso di un bel fiore, provocando solo distruzione. Una potente metafora dell’insensatezza bellica.

 

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