Editoriale

Un attacco di paranoia in Israele

Un attacco di paranoia in IsraeleBenjamin Netanyahu – Lapresse

Dopo lunghissime e serrate trattative è stato concluso uno storico accordo fra le superpotenze occidentali e la Russia, la Cina e l’Iran. Quest’ultimo paese garantisce che non costruirà la bomba […]

Pubblicato circa 9 anni faEdizione del 16 luglio 2015

Dopo lunghissime e serrate trattative è stato concluso uno storico accordo fra le superpotenze occidentali e la Russia, la Cina e l’Iran. Quest’ultimo paese garantisce che non costruirà la bomba atomica; la sua attività in materia di energia nucleare sarà controllata e supervisionata da organizzazioni internazionali.

Se il pericolo del nucleare iraniano era vero, qual era allora l’alternativa all’accordo? L’attacco armato.

Già diversi anni fa gli Stati uniti avevano dichiarato che l’opzione militare era sempre sul tavolo, e Israele ha già sperperato diverse migliaia di milioni di dollari per preparare un attacco aereo contro obiettivi iraniani. Attacco che, secondo gli esperti militari, avrebbe potuto ritardare di un anno o poco più lo sviluppo del temuto ordigno nucleare di Tehran.

Com’era prevedibile, al neonato accordo il coro nazionalista ha reagito con veemenza. Il primo ministro ha dato il via alle lamentazioni: un accordo peggiore di quello di Monaco firmato da Chamberlain con i tedeschi, che precedette la deflagrazione della seconda guerra mondiale. Netanyahu e i suoi fedeli servitori di destra hanno gridato all’enorme pericolo per l’esistenza di Israele e poco dopo gli imbecilli del cosiddetto centro e della cosiddetta sinistra moderata si sono spesi per dimostrare di non essere meno patriottici del nostro grande primo ministro.

Certo, i moderati avrebbero fatto in altro modo e cercato migliori rapporti con Obama, ma comunque l’accordo anche per loro non va bene. Perché? Beh…chi può garantire che l’accordo non sarà violato, e poi tutti sanno del pericolo della bomba iraniana, e sono solo dieci anni, e altre stupidaggini.

La lista araba unificata ha invece annunciato il pieno appoggio all’accordo. Anche Zehava Galon, leader del partito Meretz, si è espressa cautamente a favore. Il generale in pensione Uzi Ilam, che fu a capo del Comitato israeliano per l’energia atomica (e di armamenti sa abbastanza…) ha analizzato in modo intelligente e dettagliato quello che egli considera un accordo positivo che apre la strada a un decennio senza armi nucleari iraniane, sottolineando nuovamente che un attacco aereo avrebbe avuto un impatto di breve periodo. Potremmo aggiungere che questo basterebbe a rifuggirne; per non parlare delle prevedibili gravi ripercussioni in tutta la regione, che potrebbere provocare un inferno di fuoco e sangue perfino in Israele.

Di fronte a queste poche voci è necessario sottolineare, come lezione principale, la reazione pavloviana dell’élite politica di Israele in questi giorni: il nazionalismo radicale unito al fondamentalismo politico viene raggiunto sullo stesso terreno da un’opposizione debole senza obiettivi politici propri, prigioniera del clima nazionalista e paranoico dell’attuale politica del paese.

Le note salienti di questa paranoia sono chiare: gli accordi politici non sono il nostro obiettivo, tutti i successi possono venire solo dall’uso della forza militare, è con la violenza che il nemico si arrende. No agli accordi. I nemici devono capitolare…Iran, Hezbollah, Hamas, i palestinesi. Sono tutti lì pronti a distruggerci, e a tutti loro faremo vedere quanto siamo forti. Tutti cercano di sterminarci, e noi siamo pronti alla difesa: una parola chiave, questa, quando si tratta di annunciare ogni nuova aggressione militare.

La completa cecità della politica israeliana ha condotto Netanyahu a Washington mesi fa per cercare di distruggere l’accordo, e non pochi già ci avvertono che le ultime novità peggioreranno ulteriormente i rapporti fra Israele e Stati uniti. Anzi, peggio ancora, la politica criminale di questo governo e la moderata «adesione critica» da parte dell’opposizione potrebbe portare a cercare una qualche provocazione militare che porti l’Iran a reagire mettendo a repentaglio gli accordi. Un altro generale iraniano in Siria – per esempio – ma non solo questo, potrebbe far parte dei disperati tentativi dell’Impiccione e dei suoi compari.

Per fortuna…abbiamo un grande alleato in questo periodo di quasi totale isolamento: l’Arabia saudita. La grande democrazia islamica è anch’essa fortemente infastidita dall’accordo, proprio come Israele, la grande democrazia ebraica.
Il disastroso quadro israeliano si inserisce in una regione cambiata. Per la prima volta dal 1979, gli Stati uniti trattano direttamente con l’Iran, il tabù si è spezzato, e le relazioni con il mondo potranno avere risultati benefici in un Iran ricco di culture, classi, contraddizioni.

Sarà un decennio senza il pericolo immediato delle armi nucleari iraniane, e con grandi possibilità di cambiamenti positivi in una società iraniana che può vantare uno splendido passato.

E forse si comincerà a parlare di accordi più seri sul disarmo nucleare…non solo in Pakistan e India.

Già: mi riferisco specificamente a Israele, il cui arsenale, secondo alcune fonti internazionali, avrebbe in dotazione non poche armi atomiche.

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