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Un artificio sblocca il Pnrr. Restano i dubbi degli studenti

Studenti universitari a Torino foto AnsaStudenti universitari a Torino – foto Ansa

Politica La cabina di regia ammette l’errore sulla tranche che riguarda le residenze universitarie. Ma la toppa è un trucco contabile

Pubblicato circa un anno faEdizione del 21 luglio 2023

Il governo ha dovuto ammettere quanto emerso ormai da mesi: l’obiettivo di realizzare nuovi alloggi universitari non è stato raggiunto. Le richieste di chiarimento della Commissione europea in merito a questa misura hanno bloccato l’erogazione della terza rata da 19 miliardi di euro del Piano di ripresa e resilienza (Pnrr) chiesta dall’Italia più di sei mesi fa.

COSÌ, IERI, in una riunione della cabina di regia sul Pnrr l’esecutivo ha presentato l’ipotesi di modificare la terza rata decurtando la quota relativa al finanziamento di 7500 posti letto, un obiettivo da raggiungere entro il 2022, dichiarato come conseguito e valutato nell’ambito della richiesta per la terza rata, rimandando la scadenza. Il governo intenderebbe «inserire una nuova milestone nella quarta rata; chiarire le condizioni e gli obiettivi della misura; correggere alcuni errori materiali», si legge in una nota diffusa da Palazzo Chigi. «La terza rata prevederà 54 obiettivi per 18,5 miliardi di euro, mentre la quarta 28 obiettivi per 16,5 miliardi. Con la decisione di oggi il governo presenterà formalmente la proposta di modifica della quarta rata alla Commissione europea» prosegue la nota. I 500 milioni di euro tolti dalla terza rata arriverebbero con la rata successiva, e i 7.500 posti sarebbero così inclusi nell’obiettivo finale dei 60 mila posti con scadenza nel 2026.

A DISTANZA di un anno e mezzo dalla firma degli «Operational Arrangements» fra la Commissione europea e il ministero dell’Economia, dunque, sugli studentati è tutto da rifare. Entro il 2022 il governo avrebbe dovuto creare 7500 nuovi posti per studenti fuorisede, un target intermedio di avvicinamento all’obiettivo finale: la realizzazione di 60 mila nuovi posti entro la metà del 2026 con 960 milioni di euro del Pnrr. La misura prevedeva un traguardo (una milestone) con scadenza a fine 2022: l’entrata in vigore della riforma della legislazione sugli alloggi per studenti.

QUESTO TRAGUARDO e il primo target (la realizzazione di 7.500 posti) sono stati dichiarati dal governo come conseguiti. In verità, i posti realmente nuovi sono pochissimi: sono stati finanziati posti privati già esistenti, che non risultavano ancora censiti nel database del ministero dell’università e della ricerca. Con questo escamotage l’anno scorso sono stati ammessi al cofinanziamento pubblico 9.179 posti con i primi due bandi di applicazione del Pnrr, per una spesa pubblica di 287 milioni di euro. Due terzi delle risorse sono andati così a gestori privati. E nonostante il traguardo del Pnrr condizioni espressamente il finanziamento dei posti «al rispetto del limite massimo concordato negli affitti a carico degli studenti», nessun vincolo sui canoni è stato stabilito con il risultato che i canoni dei posti privati sono più alti di quelli di mercato. Di più, la riforma della legislazione ha cancellato il vincolo di destinazione dei posti agli studenti nelle graduatorie per il diritto allo studio.

SECONDO LA DEPUTATA di Alleanza Verdi Sinistra Elisabetta Piccolotti, al momento non è arrivato alcun documento ufficiale circa l’ipotesi del governo. E non è chiaro cosa comprenda la quota di 519 milioni di euro da decurtare dalla terza rata, perché i progetti approvati nel 2022 per alloggi universitari ammontano a 287 milioni di euro. Il ministro per gli affari europei Raffaele Fitto ha convocato la ministra dell’università Anna Maria Bernini per una cabina di regia, «ma non possiamo rivelare tutti i particolari» ha dichiarato quest’ultima. Finora Bernini ha non ha risposto neanche alle più basilari richieste di chiarimento da parte degli studenti. «Sugli studentati avevamo ragione noi, ma il ministero non ci ha mai voluto ascoltare» scrive in una nota l’Unione degli Universitari (Udu).

«NON ERA CORRETTO dare 210 milioni ai privati, spesso per posti letto che esistevano già. Era un tentativo goffo per gonfiare i numeri». Ora il trucco è stato scoperto ma il governo si è limitato a posticipare il problema. «In mezzo a una crisi abitativa non è possibile liquidare una vicenda così importante in questo modo, perciò vogliamo chiarezza e siamo pronti a presentare un accesso civico a ministero per avere documenti e dati». proseguono gli studenti. L’Udu teme che a rimetterci alla fine di questa vicenda sarà il diritto allo studio e chiede, di nuovo, un confronto urgente con la ministra Bernini.

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