Il giochino è sempre quello: come è stato il 2023? Questa volta però inteso come anno cinematografico. Subito insorgono puristi, obiettori e contabili. Al cinema non si fanno bilanci per anno solare, bensì per stagione. Poco importa, forziamo la mano e procediamo. Per scoprire che da un punto di vista numerico l’anno non è stato assolutamente malvagio. Anzi. L’incasso complessivo al cinema è stato di 495 milioni di euro, con un +62% nei confronti del 2022, anche le presenze sono tornate a salire con 70,5 milioni di spettatori e +59%. Siamo ancora dietro i risultati medi 2017-2019, quindi prepandemia, circa -16% ma tutto sommato sembra che il cinema dato per finito abbia rilanciato.

GRANDE MERITO a un terzetto di titoli che hanno fatto impennare i risultati al botteghino e dato clamoroso con due donne alla regia. C’è ancora domani di e con Paola Cortellesi ha fatto registrare 33 milioni di euro, un risultato che va oltre la più rosea aspettativa, piazzandosi al primo posto degli incassi generali, al quinto degli incassi italiani di sempre e continuando ancora a macinare interesse in un pubblico alimentato in prevalenza dal passaparola. Se una delle molle che ha permesso questa performance è stata l’esplosione mediatica della violenza sulle donne, non bisogna trascurare il fatto che, mentre stampa e tv hanno in qualche modo cavalcato la cronaca con risvolti talvolta da pornografia del dolore, il film di Cortellesi ha scelto una strada totalmente diversa giocando sulla coreografia, sulla sensibilità, sulla gentilezza del tocco come recitava un vecchio film di Calogero. Poi c’è la trovata della prima volta, intesa come voto alle donne, giocata con grande maestria, capace di mettere in secondo piano eventuali scelte meno riuscite. Ma c’è un altro film «femminile» che ha conteso sino all’ultimo il primato di Cortellesi, si tratta di Barbie di Greta Gerwig, 32,1 milioni di euro.

A differenza del titolo italiano qui avremmo dovuto trovarci di fronte al trionfo del marketing capace di dare indicazioni preconfezionate per creare un blockbuster. Non che il marketing sia stato assente, ma la lucidità di Gerwig, la sua pervicacia nel non cedere di fronte a pressioni (che col senno di poi si sono rivelate stupide) ha fatto sì che il film sulla bambola più famosa del mondo sia andata a sbaragliare i botteghini di ogni paese con risultati pazzeschi (oltre il miliardo e mezzo di euro di incassi globali) e liquidando il campo dai pregiudizi togliendosi diversi sassolini femminili dalle scarpe con irruzioni magistrali nel mondo presunto reale, anche per merito di una geniale interpretazione di Margot Robbie (protagonista e produttrice). Oltretutto permettendo a Warner, che si trovava in difficoltà di bilanci, di superare la situazione. Peccato però per la stessa Warner che abbia perso per strada Christopher Nolan, da sempre regista della sua scuderia. Non si sono fidati del suo nuovo progetto, così Oppenheimer è finito alla Universal (che per inciso quest’anno per la prima volta dal 2016 ha superato Disney negli incassi globali), portando nelle casse 27,9 milioni di euro (per un totale di 950 milioni di dollari a livello mondiale).

CI SONO poi altri elementi che si impongono in questa annata del grande schermo. Il primo è (finalmente) la crisi dei supereroi Marvel che rimangono eroi ma hanno perso il super, trascinando nella polvere anche l’estraneo e incolpevole Indiana Jones. Tra le sorprese positive The Whale, Five Nights at Freddy’s, il sempre grande Scorsese con Killers of the Flower Moon, il fresco d’uscita Wonka che sta ingolosendo i supporter di Chalamet e tutti quelli che ne colgono l’aroma, in linea con le aspettative FastX, Guardiani della Galassia 3, Assassinio a Venezia, un po’ oltre Supermario Bros (20 milioni), un po’ sotto il contestato Napoleon (7,2), mentre Avatar 2 è uscito a fine 2022, ma ha macinato 44 milioni (di cui 17 su quest’anno). Tra gli italiani vanno ricordati Il sol dell’avvenire, Le otto montagne, Tre di troppo, Io capitano, La chimera (con ottimo passaparola) e il recente Santocielo. Purtroppo, sono ancora pochi i titoli da classifica prodotti da altri paesi che meriterebbero maggiore attenzione, seppure qualcosina comincia a muoversi. Chissà, forse li guardano in streaming. Speriamo.