Visioni

Un angelo sterminatore tra i bagliori della Belle Époque

Un angelo sterminatore tra i bagliori della Belle Époque

Al cinema «Tramonto» di Laszlo Nemes, la fine di un’epoca e l’affacciarsi di un futuro spettrale nella storia della modista Irisz Leiter

Pubblicato quasi 6 anni faEdizione del 7 febbraio 2019

Uno spettro si aggira per l’Europa e prende la forma innocente di una elegante modista in Tramonto di Laszlo Nemes. Angelo sterminatore, nemesi storica, spirito del tempo, incede per tutta la durata del film rendendoci partecipi di eventi che stanno per accadere, in un’Europa di inizio Novecento. Siamo nel 1910, la Belle Epoque illumina la vita della Mitteleuropa, di Parigi, di Vienna e di Budapest, la luce elettrica sfida le tenebre e le prime tramvie corrono sui binari accanto alle carrozze a cavallo.

IRISZ LEITER (Juli Jacab) arriva da Trieste a Budapest in quella che era stata la prestigiosa casa di mode Leiter, fabbrica di cappelli appartenente alla sua famiglia, poi andata distrutta in un incendio e rilevata dal nuovo proprietario. Non c’è posto per lei nella fabbrica, ma lei ritorna anche dopo essere stata allontanata e, infine accolta tra le altre modiste, mantiene la sua totale indipendenza nella ricerca di un fratello assassino di cui viene a conoscenza, un passato che dovrebbe spiegare il futuro di popoli «fratelli» che si sono sterminati nella Grande Guerra e oltre .

RIPRESA di spalle come a trasportarci inesorabilmente nel suo incedere nelle pieghe di una società dedita ai piaceri simbolicamente rappresentati dai lussureggianti cappelli di piume e nastri, in un tripudio alla Wedekind, la camera cambia la soggettiva e la riprende in primo piano, sguardo sempre più minaccioso sullo spettatore. Il suo passaggio apre la visione di ogni angolo della città, i palazzi regali dove si aprono ferite e si intuiscono misteri, le strade costeggiate dai palazzi che evocano i fasti antichi della città ma in audace sovrapposizione nella memoria alla distruzione della guerra e ai colpi sulle facciate dei cingolati sovietici. E fino nei bassifondi raccontati da Molnar.

Un intreccio crescente di muti riferimenti letterari e riferimenti cinematografici riempiono di echi stupefacenti il procedere senza sosta verso la fine di un’epoca e l’affacciarsi di un futuro spettrale a cominciare dalle trincee della Grande guerra. Come nel Figlio di Saul un singolo individuo concentra su di sé tutto lo spirito del tempo, anche in Tramonto Irisz annuncia e incarna una tragedia epocale e accompagna lo spettatore che si sia lasciato condurre riempiendo le scene dei riferimenti in suo possesso ad affacciarsi sull’orlo del precipizio, per provare a trovare il mistero di quello che è successo all’inizio del XX secolo, come sia stato possibile che delle società tanto sofisticate, ricche di opere d’arte e di invenzioni, possano essere precipitate nella distruzione. E chiedersi se nella nostra epoca non siamo di fronte a una analoga situazione.

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